Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, con un’ordinanza depositata nei giorni scorsi, ha rinviato di nuovo – dopo un precedente slittamento di sei mesi – per un a altro mese, fino al prossimo 14 novembre, la decisione sul futuro della cosiddetta “lottizzazione Cartabrutta”.
Si tratta di un piano edilizio che, se attuato, porterebbe alla nascita di un vero e proprio nuovo quartiere, grande quanto un piccolo paese, capace di ospitare fino a mille abitanti.
35 nuovi edifici che dovrebbero occupare un’area ampia quasi 80mila metri quadri, situata nei pressi di via Marinetti e via Quattrucci.

Il progetto di lottizzazione, presentato dal consorzio “Cartabrutta“, prevede la costruzione di oltre 37mila metri cubi di edifici residenziali, destinati a ospitare più di 900 nuovi abitanti, forse 1.000.
Alla base della decisione, spiegano i giudici della Sezione Quarta Ter, la necessità di consentire a tutte le parti coinvolte di rispettare i termini di difesa dopo la presentazione di nuovi motivi aggiunti da parte dei ricorrenti.
La prossima e decisiva udienza è fissata al 14 novembre 2025. Fino ad allora, la partita urbanistica più delicata dei Castelli Romani resta in sospeso.
Grottaferrata, una vicenda giudiziaria che sembra infinita
Il procedimento amministrativo e giudiziario sul cosiddetto “quartiere Cartabrutta” si trascina da oltre otto anni.
Tutto nasce nel 2017, quando il Consorzio Cartabrutta — oggi società consortile a responsabilità limitata — chiese al Comune di Grottaferrata l’approvazione di un piano di lottizzazione privata per un’area di circa 77mila metri quadrati ai confini con Rocca di Papa.
Dopo anni di attese e ricorsi, il TAR del Lazio nel 2018 aveva imposto al Comune di Grottaferrata di concludere l’iter entro 90 giorni. Ma la macchina amministrativa non è mai riuscita a chiudere il cerchio.
Ne è seguita una lunga serie di proroghe, rinvii, nomine di commissari ad acta e verifiche tecniche. Ora, con l’ordinanza di fine settembre, il Tribunale ha deciso di concedere ancora tempo, rinviando la trattazione della causa all’autunno.
Un progetto da mille abitanti e trentacinque nuovi edifici
Il piano edilizio prevede circa 37mila metri cubi di costruzioni che dovrebbero dare vita a un quartiere in grado di ospitare tra i 900 e i 1.000 nuovi residenti.
Un’espansione urbanistica significativa, che cambierebbe il volto della zona sud di Grottaferrata, oggi ancora in gran parte rurale.
I promotori sostengono che il progetto porterebbe sviluppo, nuove infrastrutture e opere pubbliche a beneficio dell’intera città. I critici, invece, temono un eccessivo consumo di suolo e un impatto pesante su servizi e ambiente.
Le questioni tecniche e i rilievi ancora aperti
Le carte del procedimento rivelano una lunga sequenza di osservazioni e contro-osservazioni.
Uno dei nodi centrali riguarda la congruità del computo metrico delle opere pubbliche previste, ovvero strade, fognature e sottoservizi. Altri punti di attrito riguardano il collegamento viario con via del Pratone e via Rocca di Papa, giudicato da alcuni tecnici non sufficientemente definito.
Il Consorzio Cartabrutta ha più volte aggiornato il quadro economico e i documenti tecnici, integrando il tutto con una rettifica del 2025 che adegua i costi al nuovo prezziario regionale.
Ma nonostante i chiarimenti, la controversia resta aperta: il Comune di Grottaferrata non ha ancora espresso il parere di regolarità tecnica e contabile indispensabile per la stipula della convenzione urbanistica.
La città divisa: crescita o rischio per l’ambiente e servizi
Sul piano politico e sociale, il dibattito è acceso. Da una parte, chi vede nel progetto una occasione di rilancio economico per il territorio, con nuove abitazioni, cantieri, servizi e potenziali introiti per le casse comunali.
Dall’altra, chi teme un ulteriore carico urbanistico su una città che già soffre di carenze infrastrutturali, difficoltà di viabilità e crisi idrica cronica.
Le riserve più forti vengono da associazioni e comitati civici che denunciano un consumo di suolo eccessivo e chiedono una pianificazione più sostenibile. “Prima di costruire nuovi quartieri — sostengono — bisognerebbe risolvere i problemi di approvvigionamento idrico e di depurazione già oggi evidenti in tutta la zona dei Castelli Romani”.
Un territorio fragile e una scelta che pesa sul futuro
Il bacino dei Castelli Romani vive da anni una situazione di emergenza idrica. I livelli dei laghi si abbassano, i pozzi faticano a garantire portate sufficienti e le falde acquifere mostrano segni di sofferenza. Ogni nuovo insediamento abitativo, per quanto moderno, rappresenta un ulteriore peso su un equilibrio ecologico sempre più instabile.
In questo contesto, la vicenda Cartabrutta non è solo una questione urbanistica, ma un banco di prova per la sostenibilità futura di Grottaferrata. La decisione del TAR del Lazio, rinviata a novembre, diventa così l’ennesimo capitolo di una storia che intreccia diritto, ambiente e sviluppo locale.
Per ora, il destino del “quartiere Cartabrutta” resta sospeso. Ma il conto alla rovescia per la sentenza definitiva è già iniziato.





















