L’importante operazione nell’ambito di procedura fallimentare è stata disposta dalla Procura della Repubblica di Velletri.
Al centro dell’inchiesta, un imprenditore di Pomezia operante nel settore dei trasporti su strada, nei confronti del quale è stata applicata una misura cautelare personale e reale. In particolare le aziende sottoposte a controllo riconducibili all’imprenditore operavano trasporti di elettrodomestici e prodotti tecnologici.
Le indagini, svolte dai militari della Compagnia di Pomezia su delega dell’Autorità Giudiziaria, hanno portato alla luce una complessa rete di operazioni fraudolente. Queste erano legate a reati fallimentari di natura patrimoniale e documentale, nonché a episodi di autoriciclaggio dei proventi illeciti.
Imprenditore in carcere e beni sequestrati
A seguito delle risultanze investigative, il G.I.P. del Tribunale di Velletri, su richiesta della Procura, ha disposto il sequestro di circa 4 milioni di euro e di un appartamento riconducibili all’imprenditore e alle società coinvolte. Le somme e i beni sono ritenuti il profitto illecito derivante dalle condotte contestate.
L’imprenditore principale è stato tradotto in carcere, mentre altre quattro persone sono state raggiunte da misure cautelari interdittive, poiché ritenute coinvolte nel sistema fraudolento ricostruito dalle Fiamme Gialle.
A Pomezia un sistema di società con ‘breve vita’
Gli approfondimenti investigativi, condotti anche tramite perquisizioni e analisi forensi dei dispositivi elettronici, hanno consentito di individuare un vero e proprio sistema di frode aziendale.
Secondo quanto emerso, l’imprenditore avrebbe trasferito beni e risorse della società prossima al fallimento a nuove imprese formalmente distinte ma riconducibili allo stesso soggetto.
Le società “di comodo” spesso erano localizzate presso la stessa sede operativa della società originaria. Venivano fatte operare sul mercato per un periodo medio di due anni.
Nel frattempo accumulavano debiti fiscali e contributivi che, una volta raggiunti livelli ingenti, venivano azzerati mediante il passaggio di proprietà a prestanome, rendendo vano ogni tentativo di recupero da parte dei creditori e delle autorità fiscali.
Tre società al momento sono state individuate, per cui l’attività fraudolenta verosimilmente si protraeva da almeno 6/7 anni.
Questo meccanismo avrebbe consentito all’imprenditore e ai suoi collaboratori di ottenere vantaggi concorrenziali illeciti, operando in modo sleale rispetto alle altre imprese del settore trasporti.
La tutela della legalità economica
L’operazione condotta dalle Fiamme Gialle si inserisce nel più ampio quadro di azioni di contrasto ai reati economico-finanziari. Il fine è anche quello di garantire il corretto funzionamento del mercato e la tutela della legalità nel tessuto produttivo locale.
Le indagini si trovano ancora nella fase preliminare, e sarà compito della magistratura accertare in via definitiva le eventuali responsabilità penali.
In base al principio di presunzione di innocenza, le persone sottoposte a indagine non possono essere considerate colpevoli fino all’emissione di una sentenza irrevocabile.
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