All’indomani della sfiducia ufficiale al sindaco Massimiliano Borelli, sancita da 13 firme depositate martedì 14 ottobre davanti a un notaio, arriva un gesto chiaro, da parte dell’ex sindaco.
Nella mattinata di oggi, 15 ottobre, Borelli – ancora formalmente in carica per l’ordinaria amministrazione – ha inviato al Comune di Roma le osservazioni di contrarietà del Comune di Albano Laziale alla realizzazione dell’inceneritore di Santa Palomba, il maxi impianto voluto dal sindaco Roberto Gualtieri e da parte anche della sua stessa maggioranza politica.
Un atto politico e simbolico allo stesso tempo: l’ultimo, forse, del suo mandato. Un dossier di 50 pagine che smonta punto per punto il progetto dell’inceneritore. Un dossier redatto dagli uffici tecnici comunali e spedito quando ormai l’amministrazione era di fatto al capolinea.
L’inceneritore di Santa Palomba: un tema che divide
La vicenda dell’inceneritore rappresenta da mesi uno dei nodi più caldi del dibattito ambientale e politico dei Castelli Romani.
L’impianto, promosso da Gualtieri come soluzione “strutturale” per la gestione dei rifiuti della Capitale, dovrebbe sorgere al confine tra Roma e Albano Laziale, in un’area già gravata da anni di servitù ambientali.
Il progetto è contestato da numerosi comitati civici, associazioni e amministrazioni locali dei comuni limitrofi – da Pomezia ad Ardea, passando per lo stesso Albano – che temono impatti devastanti su salute, traffico, acqua e qualità della vita.
Nelle osservazioni inviate oggi, il Comune di Albano mette nero su bianco le proprie critiche tecniche: rischi ambientali sottostimati, mancanza di trasparenza nelle valutazioni d’impatto, incompatibilità urbanistica con le aree residenziali vicine.
L’addio di Borelli e l’arrivo del Commissario
Nonostante la mozione di sfiducia, Borelli comunque ha scelto di firmare e spedire personalmente le osservazioni, a poche ore dalla decadenza formale del suo mandato.
Un gesto che i suoi sostenitori leggono come un atto di coerenza e responsabilità verso la città, mentre i detrattori (della sua stessa maggioranza) interpretano come una mossa simbolica.
La sfiducia, giunta dopo settimane di tensioni interne, ha travolto la maggioranza che sosteneva Borelli.
Tredici consiglieri – tra cui esponenti di spicco della sua ex coalizione – hanno scelto di firmare la mozione, decretando la fine anticipata della consiliatura.
Il documento, presentato il 14 ottobre e formalizzato in serata, ha aperto la strada al commissariamento del Comune di Albano Laziale, che sarà guidato a breve da un Commissario prefettizio nominato dalla Prefettura di Roma.
Il nuovo dirigente avrà pieni poteri amministrativi ma si limiterà, come previsto dalla legge, agli atti di ordinaria amministrazione. Sarà suo compito mantenere la macchina comunale operativa, assicurare i servizi essenziali e garantire la continuità dell’azione pubblica fino alle elezioni previste per la primavera del 2026.
La difficile lettura politica
Ma cosa è successo e sta succedendo che non viene apertamente detto ai cittadini? Come è possibile che una maggioranza si spacchi proprio nel momento in cui sta per andare a nuove elezioni e quindi avrebbe bisogno di maggiore unità?
Noi possiamo al momento soltanto cercare di leggere quanto sta avvenendo e fare ipotesi che sarà il futuro a smentire o confermare.
Sentiremo ora tanti bei discorsi sull’etica e sull’integrità, sulle differenti visioni politiche e sul mettersi al servizio dei cittadini. Ma la questione centrale sembra essere un’altra.
Il fatto che il sindaco defenestrato Borelli abbia voluto fare come ultimo suo atto politico un documento relativo all’inceneritore fa pensare che sia proprio questo il nodo principale che ha sfasciato la maggioranza.
I (troppi) soldi e i ‘registi occulti’
Di solito le maggioranze si sfasciano per un problema di poltrone, ma stavolta la causa sembrerebbe essere un’altra.
Del resto parliamo di un appalto, quello dell’inceneritore, da 7,4 miliardi di euro che sta scompaginando alleanze e creando nuovi accordi (anche sotto banco) sia nei comuni coinvolti che nell’Area metropolitana che nella Regione Lazio.
Troppi soldi per non fare gola. A dettare le mosse dei politici locali dietro ci sono sicuramente i ‘registi occulti’ di segreterie, Regione e Parlamento che hanno interessi ai Castelli Romani.
Sembrava che tutti i politici locali di Albano fossero contrari all’inceneritore: sinistra, destra, centro, Movimento 5 Stelle, ambientalisti e soprattutto i cittadini. Ma allora, se l’ipotesi che dietro la caduta di Borelli c’è l’inceneritore, chi sono questi politici che nell’ombra sono invece favorevoli? E soprattutto è il caso di chiedersi: perché sono favorevoli?
Per convinzione o per convenienza?
Gualtieri ad esempio si dice convinto della bontà del progetto, lo dice apertamente, è il maggior sostenitore. E ad Albano chi è che lo sostiene? Lo fa perché glielo hanno ordinato dalle alte sfere del suo partito o perché ha un proprio tornaconto?
Come abbiamo già detto saranno i prossimi mesi a svelare come stanno davvero le cose: chi davvero sta combattendo contro l’inceneritore e chi invece si è nascosto pronto ad approfittarne.
Albano subito in campagna elettorale
Ora la città entra in una fase di transizione delicata. Intanto si entra subito in campagna elettorale e sarà proprio il tema della battaglia contro l’impianto di Santa Palomba che infiammerà questi mesi.
Il gesto di Borelli, più che un atto amministrativo, assume il tono di un lascito politico: difendere Albano anche quando il potere scivola via dalle mani.
In un contesto di sfiducia e commissariamento, la sua ultima firma diventa un simbolo di resistenza civica, un messaggio che va oltre la contesa politica all’interno della sua stessa maggioranza.
E mentre il Comune si prepara al commissariamento e alle urne del 2026, resta una certezza: la battaglia sull’inceneritore di Santa Palomba è tutt’altro che conclusa. Per molti, anzi, è appena cominciata.
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