Pontina Ambiente Srl – la società riconducibile all’impero economico del cosiddetto “re dei rifiuti” Manlio Cerroni proprietario della discarica di Albano – ha deciso di ritirare il proprio ricorso contro la Regione Lazio e il Comune di Lanuvio, riconoscendo di fatto l’improcedibilità della causa.
Il Gruppo Cerroni era tra l’altro già uscito sconfitto a giugno scorso in un precedente conflitto nel corso del quale cui i giudici avevano riconosciuto il diritto di un Comune di non pagare il servizio a società sotto interdittiva antimafia.
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Una decisione che chiude un lungo braccio di ferro legale iniziato nel 2022 e che conferma la linea di prudenza adottata dagli enti locali e dalla Regione Lazio: la priorità resta la legalità, prima ancora dell’economia.
In questo nuovo contenzioso in ballo vi erano le garanzie finanziarie che una società deve garantire agli Enti pubblici in conseguenza al rilascio delle autorizzazioni agli impianti di discarica
Discarica di Albano: il passo indietro del re dei rifiuti
La memoria depositata da Pontina Ambiente il 15 settembre 2025 segna il punto di svolta.
L’azienda ha infatti dichiarato “il sopravvenuto difetto di interesse alla decisione del ricorso”, riconoscendo che gli atti regionali impugnati sono già stati annullati con una precedente sentenza dello stesso TAR, la n. 10045/2023.
In altre parole, la battaglia legale non aveva più oggetto: la delibera della Regione Lazio del 2022 – che stabiliva i criteri per le garanzie finanziarie delle discariche – è stata superata da un nuovo regolamento in corso di definizione.
La stessa Regione Lazio, nella sua memoria difensiva, ha confermato l’avvio di un iter per aggiornare completamente il quadro normativo.
L’impianto di Albano al centro del dibattito
La discarica di Albano Laziale, epicentro del contenzioso, continua a rappresentare un nodo strategico – e simbolico – per la gestione dei rifiuti nel Lazio.
Dopo la chiusura parziale e i successivi sequestri giudiziari, il sito è diventato in passato terreno di scontro tra interessi pubblici e privati.
La Pontina Ambiente, colpita da più interdittive antimafia a partire dal 2006, aveva tentato di contestare la delibera regionale che imponeva nuove garanzie economiche per i gestori delle discariche.
L’obiettivo era quello di alleggerire i vincoli e ripristinare una maggiore autonomia gestionale. Ma l’esito del procedimento ha sancito esattamente l’opposto: più controlli, più regole e meno discrezionalità.
Il TAR: improcedibile il ricorso, ma chiaro il principio
Tuttavia, tra le righe della decisione emerge un principio fondamentale: la pubblica amministrazione non può – e non deve – derogare al rispetto delle regole.
Un passaggio cruciale, che rafforza la posizione dei Comuni come Lanuvio, Albano e Ariccia, spesso coinvolti in dispute di questo tipo. La linea tracciata è chiara: nessun pagamento, nessuna concessione, nessuna deroga in presenza di provvedimenti antimafia.
Una vittoria silenziosa per la Regione e i Comuni
La Regione Lazio ha mantenuto una posizione ferma per tutta la durata del procedimento. Ha ribadito che la delibera contestata si limitava ad applicare quanto già previsto dalla legge nazionale e che le garanzie finanziarie imposte alle società di gestione delle discariche rappresentano uno strumento di tutela per i cittadini e per gli enti pubblici.
Per il Comune di Lanuvio, che non si è costituito in giudizio ma ha seguito la vicenda con attenzione, la sentenza del TAR suona come una conferma implicita della propria condotta amministrativa. Una difesa della legalità che, in questo caso, coincide perfettamente con la tutela dell’interesse collettivo.
Il precedente di giugno e la continuità del principio
La decisione di ottobre arriva a pochi mesi di distanza dalla sentenza del 3 giugno 2025, con cui lo stesso TAR del Lazio aveva respinto un’altra azione di Pontina Ambiente contro la Regione Lazio e i Comuni del bacino di Albano.
In quella occasione, i giudici avevano stabilito che le amministrazioni possono sospendere i pagamenti verso società sottoposte a interdittiva antimafia, anche quando le prestazioni risultano effettivamente eseguite.
Un principio ribadito oggi, a ulteriore conferma che il sistema dei controlli antimafia non è un orpello burocratico, ma un presidio di legalità sostanziale.
L’attesa sul nuovo regolamento della Regione Lazio
Questa vicenda, al di là degli aspetti tecnici e procedurali, rappresenta un importante messaggio per il territorio: le istituzioni non possono e non devono piegarsi alle logiche del profitto quando sono in gioco la trasparenza, la sicurezza e la credibilità del sistema amministrativo.
Ora la speranza è che la Regione Lazio, con il nuovo regolamento in preparazione, voglia consolidare un modello di gestione dei rifiuti fondato sulla responsabilità e sulla legalità. Nessun cedimento nei confronti di chi non agisce nel pieno rispetto della legge.
La sentenza n. 17640/2025 del TAR Lazio non si limita a chiudere un contenzioso, ma conferma un precedente destinato a influenzare le scelte di tutti gli enti locali coinvolti nella filiera dei rifiuti.
La vicenda Albano insegna che la pubblica amministrazione, quando agisce nel rispetto della legge e nell’interesse dei cittadini, non ha nulla da temere.
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