Lo ha deciso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio, che con una sentenza depositata il 16 ottobre 2025 ha accolto il ricorso presentato da una nota società di telecomunicazioni, ribaltando i ‘No’ del Comune di Rocca Priora e dell’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani.
Nota particolare: i giudici hanno oscurato il nome della società che installerà il traliccio.
Gli enti pubblici, pur regolarmente convocati, non si sono costituiti in giudizio. A difendere le ragioni della pubblica amministrazione è rimasto soltanto il Ministero della Cultura, che però aveva già espresso un parere favorevole – seppur condizionato – al progetto.
La lunga battaglia del traliccio
La vicenda affonda le radici nel 2023, quando la società proponente presentò la domanda per installare una stazione radio base nel territorio di Rocca Priora, zona montana e naturalisticamente pregiata, al confine con Rocca di Papa e Velletri.
Dopo un primo parere favorevole dell’ARPA Lazio, la richiesta fu esaminata in una conferenza dei servizi, ma l’Ente Parco bocciò l’intervento giudicandolo incompatibile con il paesaggio dei Castelli Romani.
Ne seguì un lungo contenzioso. La società, per rispondere alle obiezioni ambientali, modificò il progetto: riduzione dell’altezza da 30 a 25 metri e mascheramento del traliccio con un finto albero, come già avviene in altri parchi italiani.
Nonostante le simulazioni paesaggistiche e le proposte di mitigazione, il Comune di Rocca Priora confermò il diniego, sostenendo che si trattava di un “nuovo progetto” e che quindi andava presentata una nuova domanda.
Il TAR, con una prima sentenza del 2024, diede ragione alla società, riconoscendo carenze istruttorie e invitando il Comune di Rocca Priora a riaprire il procedimento.
Ma la nuova conferenza dei servizi, conclusa nel marzo 2025, si risolse ancora con un parere negativo dell’Ente Parco e un nuovo rigetto del Comune. Da qui, il secondo ricorso.
Il giudice: “Valutato il progetto sbagliato”
Secondo il TAR, gli enti locali hanno basato la loro decisione su un errore di fatto: hanno bocciato un progetto che non corrispondeva più a quello realmente proposto.
Nelle carte, infatti, l’Ente Parco e il Comune avrebbero fatto riferimento al vecchio traliccio da 30 metri non mascherato, ignorando le modifiche paesaggistiche introdotte successivamente.
Un errore non di poco conto, che per i giudici costituisce un vizio di istruttoria grave e determinante. Il collegio, presieduto da Francesco Arzillo con estensore Roberto Maria Giordano, ha quindi accolto il ricorso “per manifesta fondatezza”, annullando tutti gli atti impugnati.
In altre parole, la bocciatura del Parco e del Comune viene cancellata: l’autorizzazione dovrà essere rilasciata, salvo eventuali nuovi rilievi fondati su elementi effettivi e aggiornati.
La condanna alle spese e il silenzio degli enti
Il Tribunale ha inoltre condannato in solido il Comune di Rocca Priora e l’Ente Parco dei Castelli Romani al pagamento delle spese processuali per 1.500 euro, riconoscendo che i vizi riscontrati derivano esclusivamente dal loro operato.
Nessuna responsabilità, invece, per il Ministero della Cultura, che – come ricordato in sentenza – aveva espresso un parere positivo, sia pure subordinato a prescrizioni tecniche.
Colpisce, però, la mancata partecipazione in giudizio di Comune di Rocca Priora, Ente Parco e Regione Lazio. Nessuna memoria, nessuna difesa, nessuna spiegazione: una scelta che ha lasciato la società ricorrente libera di sostenere le proprie ragioni senza contraddittorio effettivo.
Un caso simbolico per il futuro del Parco
La decisione del Tribunale apre un precedente importante per l’equilibrio – sempre fragile – tra tutela ambientale e innovazione tecnologica.
I Pratoni del Vivaro, area di alto pregio naturalistico e storico, diventano così teatro di una disputa che va oltre il singolo traliccio: da un lato la necessità di copertura telefonica e digitale, dall’altro la salvaguardia del paesaggio e della percezione visiva del territorio.
La soluzione adottata – il finto albero che nasconde le antenne – rappresenta un compromesso sempre più diffuso in Italia, dove l’espansione delle reti 5G incontra spesso la resistenza dei vincoli ambientali.
Ma resta il tema della trasparenza amministrativa: il caso dimostra come errori e ritardi procedurali possano rallentare interventi d’interesse pubblico e generare costosi contenziosi.
Cosa accadrà ora
Dopo l’annullamento del diniego, il Comune di Rocca Priora dovrà riaprire il procedimento tenendo conto della nuova valutazione giudiziaria.
In assenza di ulteriori ostacoli, il progetto potrà procedere alla fase esecutiva: il traliccio-albero da 25 metri – già ribattezzato dai residenti “il pino del segnale” – potrebbe dunque comparire nei prossimi mesi tra le colline del Vivaro.
Il Comune e/o l’Ente Parco potrebbero anche decidere di ricorrere al Consiglio di Stato, secondo e ultimo grado della Giustizia amministrativa, contro tale sentenza di primo grado. Anche se ciò è poco probabile.
Leggi anche: Nemi, sport e inclusione al Centro Canoe Comunale: due giornate per studenti e pazienti





















