Un contenzioso cominciato nel lontano 2002, quando il Comune di Frascati aveva ordinato la demolizione di una villa realizzata senza titolo edilizio. Un procedimento giudiziario conclusosi soltanto ora, con la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio che ha dato ragione al proprietario.
La decisione ha annullato la determinazione con cui il Comune di Frascati aveva acquisito gratuitamente l’immobile al proprio patrimonio. Una vittoria che ribalta le sorti di una lunga battaglia amministrativa e mette in luce un errore procedurale che il giudice definisce “decisivo”.
Il nodo: un condono ignorato
La vicenda nasce da un’ordinanza di demolizione del 2002, con cui il Comune di Frascati intimava ad un cittadino di rimuovere la costruzione abusiva.
L’uomo, come molti in quegli anni, aveva tentato la via del condono edilizio, presentando nel 2004 un’istanza di sanatoria ai sensi del decreto-legge 269/2003.
Il Comune di Frascati, tuttavia, respinse la richiesta nel 2008 e, senza emettere un nuovo ordine di demolizione, avviò direttamente la procedura di acquisizione dell’immobile al patrimonio comunale. Ed è qui che si è consumato l’errore.
Secondo il TAR, una volta rigettata la domanda di condono, l’amministrazione avrebbe dovuto emanare un nuovo ordine di demolizione, dando al cittadino la possibilità di conformarsi volontariamente. Saltare questo passaggio, come accaduto a Frascati, ha reso illegittimo ogni atto successivo.
I giudici bacchettano il Comune di Frascati
Il giudice amministrativo è stato chiaro: “In difetto dell’emanazione di un nuovo ordine di demolizione, l’atto di acquisizione deve ritenersi illegittimo”.
In altre parole, il Comune di Frascati ha applicato in modo errato la legge, violando un principio più volte ribadito dal Consiglio di Stato: dopo il rigetto del condono, serve un nuovo provvedimento che riapra i termini per la demolizione.
La sentenza, quindi, accoglie il ricorso del proprietario e dispone che la villa torni nella sua disponibilità.
Una storia di lungaggini e incertezze
La vicenda è emblematica delle distorsioni di un sistema amministrativo spesso ingessato e contraddittorio.
Dal primo ordine di demolizione del 2002 al provvedimento di acquisizione del 2025 sono passati ventitré anni, durante i quali si sono succeduti condoni, ricorsi, rinunce e perenzioni. In mezzo, una normativa urbanistica in continua evoluzione e interpretazioni giurisprudenziali altalenanti.
Nonostante ciò, la sostanza è rimasta invariata: il Comune di Frascati non può acquisire un immobile abusivo se, nel frattempo, è stata presentata e poi respinta una domanda di condono senza rinnovare l’ordine di demolizione. Un principio semplice, ma troppo spesso disatteso.
Le conseguenze per il Comune di Frascati
Per l’amministrazione comunale di Frascati, la decisione del TAR rappresenta una sonora sconfitta e un monito per il futuro.
Non solo l’immobile torna nella disponibilità del proprietario, ma l’ente si ritrova ora a dover fare i conti con un precedente giurisprudenziale che potrebbe incidere su altri casi simili.
L’errore non riguarda una questione marginale, ma un punto cruciale della procedura edilizia: l’assenza di un nuovo ordine di demolizione dopo il condono respinto. Un passaggio che, se ignorato, vanifica ogni tentativo di sanzionare l’abuso.
Il Comune di Frascati aveva sostenuto la piena legittimità del proprio operato, ma la sentenza ha demolito le sue argomentazioni, evidenziando una mancanza di coerenza e precisione amministrativa.
Cosa accade ora?
Dopo oltre due decenni di carte bollate, la villa di Frascati è tornata dunque al suo proprietario. Ma cosa succederà ora?
Il Comune di Frascati riavvierà la pratica da capo, con ordine di demolizione, ecc.. oppure la vicenda troverà un altro epilogo?
Difficile rispondere. È sicuramente una questione che dovranno vedere bene gli avvocati delle rispettive parti.
L’unica certezza che si ha da questa storia è che la macchina amministrativa di Frascati non ci ha fatto certo una bella figura.






















