Con la determinazione n. 575 del 10 ottobre 2025, il Comune di Castel Gandolfo ha concesso in uso esclusivo un tratto di arenile di circa 250 metri quadrati per attività a supporto dell’esercizio commerciale.
Un’area fuori dal Piano di Utilizzo Arenili (PUA), ma ora ufficialmente inserita nel sistema delle concessioni lacuali.
Si tratta dell’ennesimo tassello di un fenomeno sempre più evidente: con l’abbassamento progressivo del livello del lago, nuovi lembi di spiaggia emergono e vengono rapidamente destinati ad attività turistiche o di ristorazione.
Dopo l’hotel e il ristorante, ora anche un piccolo chiosco – nato decenni fa come punto vendita di porchetta e panini – si espande sulla sabbia.
Dalla porchetta ai tavoli sul lago
Il provvedimento autorizza il titolare del chiosco – il cui nome non compare nel documento per ragioni di privacy – a utilizzare per sei anni la porzione di demanio lacuale situata in via Spiaggia del Lago.
Qui potrà collocare tavoli e sedie a servizio dei clienti, creando un’area ristoro direttamente affacciata sull’acqua.
Un cambiamento simbolico e sostanziale: quella che per decenni è stata una struttura semplice e popolare, frequentata da famiglie e turisti di passaggio, diventa oggi parte integrante del nuovo scenario turistico del lago.
Le acque in ritirata hanno lasciato spazio a nuove opportunità, e il piccolo chiosco – con la stessa tenacia delle sue origini – ha deciso di non restare indietro.
Nulla osta e pareri favorevoli
La concessione non è frutto di improvvisazione. L’iter amministrativo, avviato a luglio, ha seguito passo passo la trafila prevista dalla Legge Regionale 9/2017 e dal Regolamento Regionale n. 1/2022.
Dopo il via libera del Comune di Castel Gandolfo, sono arrivati anche i pareri positivi della Regione Lazio e del Parco dei Castelli Romani, oltre al nulla osta tecnico-idraulico dell’Autorità Idraulica Regionale, che ha verificato la compatibilità dell’intervento con le caratteristiche idrogeologiche del bacino.
L’autorizzazione ha una durata di sei anni, fino al 2031, e prevede il pagamento di un canone annuale di 403,50 euro, come stabilito dal regolamento regionale. Un importo che, pur modesto, rientra nei parametri fissati per le concessioni di piccola entità.
Le prescrizioni: tutto dovrà essere rimovibile
La concessione è tuttavia vincolata da una serie di prescrizioni stringenti. Ogni struttura dovrà essere temporanea e facilmente rimovibile, senza modifiche permanenti al suolo o interventi che possano alterare l’arenile.
È inoltre previsto l’obbligo di manutenzione e pulizia costante dell’area, nonché il ripristino immediato di eventuali danni ambientali. La sicurezza, l’igiene e il rispetto del paesaggio restano responsabilità diretta del concessionario, che potrà operare solo nel rispetto delle norme edilizie e paesaggistiche vigenti.
Si tratta, in sostanza, di un uso “controllato” e reversibile del bene pubblico, in un contesto naturale già fragile e sottoposto a numerosi vincoli.
La corsa alle spiagge emerse
La notizia arriva a poche settimane dal via libera comunale all’hotel “L. C. del L.” e al ristorante “D. A.e”, entrambi autorizzati a occupare porzioni di spiaggia emerse a causa dell’abbassamento del livello idrico.
Un trend che, nel giro di pochi mesi, ha modificato la geografia delle concessioni lacuali.
Lì dove un tempo si infrangevano le onde, oggi si stendono pedane, ombrelloni e tavolini. Un fenomeno che, se da un lato rilancia il turismo e offre nuove opportunità economiche, dall’altro solleva interrogativi sulla gestione collettiva del demanio lacuale.
Le spiagge del Lago Albano, nate dalla siccità, stanno diventando terreno di conquista per privati e imprese, in un equilibrio sempre più sottile tra sviluppo turistico e tutela ambientale.
Pubblica utilità o privatizzazione silenziosa?
Le autorità comunali difendono la scelta come un passo verso la valorizzazione sostenibile delle sponde del lago. Ogni concessione, sostengono, è accompagnata da obblighi di tutela ambientale e interventi di manutenzione che altrimenti graverebbero sul Comune di Castel Gandolfo.
Tuttavia, cresce tra cittadini e associazioni ambientaliste la preoccupazione per quella che molti definiscono una “privatizzazione silenziosa” delle rive.
Ogni concessione, pur legittima, riduce lo spazio libero per residenti e visitatori, frammentando progressivamente l’accesso pubblico al bacino.
Il rischio, sottolineano alcuni osservatori, è che il Lago Albano si trasformi in un mosaico di micro-aree recintate e a pagamento, dove l’arenile diventa un privilegio più che un bene comune.
Il futuro del lago
Mentre il chiosco della porchetta si prepara a servire i suoi panini vista lago, il quadro generale resta incerto. Il livello dell’acqua continua a scendere, e con esso cresce l’interesse economico per le nuove superfici emerse.
La sfida per Castel Gandolfo e per il Parco dei Castelli Romani sarà trovare un equilibrio tra sviluppo turistico e salvaguardia ecologica, evitando che la valorizzazione si trasformi in consumo del paesaggio.
Il Lago Albano, da secoli simbolo di bellezza naturale e spirituale, vive oggi una stagione di cambiamenti profondi, con ogni metro quadrato di spiaggia emersa che trova subito un nuovo padrone.
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