Tra i punti all’ordine del giorno figura infatti la mozione per la revoca della delibera di approvazione del documento di fattibilità tecnica dell’opera, una decisione che – se approvata – rischia di far vacillare un piano da 12 milioni di euro già presentato dalla Giunta guidata dalla sindaca Veronica Felici come simbolo di modernità e sviluppo.
Una revoca potrebbe segnare la definitiva archiviazione del progetto “Tangenziale sud”. Una conferma, al contrario, rilancerebbe il progetto che stenta ancora a decollare.
Il sogno di una tangenziale sud nata nel 1974
L’idea di una bretella esterna a Pomezia non è nuova: affonda le radici nel Piano Regolatore Generale del 1974, quando si immaginava una città proiettata verso una crescita industriale e residenziale di ampio respiro.
La tangenziale, lunga circa 2,1 chilometri, avrebbe dovuto collegare in modo più diretto la SR 148 Pontina ai quartieri di Nuova Lavinium e Parco della Minerva, alleggerendo le vie interne come via De Gasperi e via Fratelli Bandiera, oggi quotidianamente congestionate.

L’approvazione in giunta dello scorso 9 gennaio, firmata dalla sindaca Veronica Felici, sembrava aver rimesso in moto quel progetto rimasto per mezzo secolo chiuso nei cassetti della burocrazia.
Il nodo ambientale: la Sughereta al centro del dibattito
Ma il tracciato pensato per la nuova arteria sfiora la Riserva naturale della Sughereta di Pomezia, una delle aree verdi più preziose del territorio, custode di un ecosistema tutelato e di un patrimonio naturalistico unico.
Proprio questo aspetto ha scatenato le perplessità di comitati cittadini e associazioni ambientaliste, che temono l’impatto delle opere di sbancamento, rumore e inquinamento sulla fauna e sulla vegetazione della zona.
Il dibattito pubblico si è rapidamente acceso, tra chi considera la tangenziale un’opportunità per migliorare la viabilità e chi invece la giudica un potenziale colpo inferto a un’area naturale già fragile.
Ora, con la mozione di revoca approdata in Consiglio comunale, il progetto rischia di essere sospeso, rimandato o addirittura annullato.
Dodici milioni di euro in bilico
Il piano tecnico prevede una strada a doppia corsia, marciapiedi di due metri, illuminazione a LED e un sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche con vasca di laminazione per prevenire allagamenti.
L’intervento, dal costo stimato di 12 milioni di euro, sarebbe finanziato con fondi provenienti da enti sovraordinati e comprenderebbe anche spese per espropri e opere accessorie.
Ma con la richiesta di revoca della delibera, tutto l’impianto economico rischia di sfumare.
Eventuali rinvii o modifiche sostanziali del tracciato potrebbero far slittare i tempi di realizzazione e compromettere la possibilità di mantenere i finanziamenti.
Viabilità o tutela del territorio? La città si divide
La tangenziale era stata presentata come la soluzione definitiva al traffico cittadino, un’opera “di respiro” capace di ridurre i tempi di percorrenza, limitare l’inquinamento nelle vie centrali e favorire lo sviluppo industriale.
Eppure, a pochi mesi dall’approvazione del progetto preliminare, la città si trova nuovamente spaccata.
Da un lato c’è chi teme che la revoca rappresenti un passo indietro nel progresso urbano, dall’altro chi chiede un ripensamento complessivo del tracciato per evitare danni irreversibili all’ambiente e alle aree verdi.
Il futuro della tangenziale si gioca dunque su un equilibrio delicato tra mobilità sostenibile e tutela del patrimonio naturale.
Una decisione attesa e un confronto inevitabile
Il Consiglio Comunale del 21 ottobre sarà il palcoscenico di un confronto acceso. Sul tavolo non c’è soltanto un atto tecnico, ma una scelta politica e strategica destinata a incidere sul volto della città nei prossimi decenni.
Mentre i consiglieri si preparano a votare, l’intera comunità attende di sapere se la nuova tangenziale resterà un sogno lungo cinquant’anni o se diventerà realtà.
Un progetto nato per alleggerire il traffico rischia ora di diventare il simbolo di un conflitto tra sviluppo e tutela del territorio, tema che a Pomezia – come in molte città italiane – non è più solo urbanistico, ma profondamente culturale.
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