Solo oggi Il Caffè è riuscito ad entrare in possesso di un documento della Regione Lazio datato 15 ottobre 2025 che rimescola di nuovo tutte le carte riguardo le autorizzazioni per la costruzione dell’inceneritore.
Un’autorizzazione che era stata data, poi bloccata e ora sarebbe di nuovo stata concessa. Tutto in 24 ore.
Per quanto riguarda infatti l’approvvigionamento idrico per far funzionare il mega forno brucia-rifiuti la Regione Lazio in pratica ha prima dato l’OK al piano presentato da Acea, quindi l’ha annullato e solo 24 ore dopo ha di nuovo dato “PARERE FAVOREVOLE”.
Una giostra di Determinazioni regionali (nascoste) da far girare la testa. Credeteci, fare informazione in queste condizioni è davvero complicato. Difficile da spiegare cosa sta succedendo, ma ci proviamo.
Il primo SÌ della Regione Lazio
Considerate innanzitutto che per questi documenti la Regione Lazio incredibilmente non ha l’obbligo della pubblicazione e infatti non sta pubblicando nulla.
Per entrarne in possesso ogni volta dobbiamo fare i salti mortali e riusciamo ad averne copia solo molti giorni dopo che sono stati emessi. Occhio alle date ora.
In data 18 settembre 2025 con la Determinazione n. G11953 la Regione Lazio aveva espresso il parere positivo sul progetto denominato “Realizzazione del Polo impiantistico denominato PARCO DELLE RISORSE CIRCOLARI”. Per semplificare chiamiamolo col suo vero nome: progetto dell’Inceneritore.
In particolare la Regione Lazio aveva approvato l’uso delle risorse idriche che devono alimentare l’impianto.
Un uso di enormi quantità d’acqua da attingere in un bacino, quello dei Castelli Romani, in fortissima crisi idrica. Basti pensare al prosciugamento che sta subendo il lago Albano o alle interruzioni scaglionate della fornitura idrica per alcuni comuni, causa appunto la mancanza d’acqua.
Poi arriva il NO
Un consigliere comunale di Albano Laziale, Marco Moresco, anche in rappresentanza delle associazioni e dei cittadini che si sentivano presi in giro da tale decisione, ha portato negli uffici della Regione Lazio documenti sufficienti per dimostrare che di acqua proprio ai Castelli Romani non ce n’è, tantomeno per alimentare un inceneritore.

La stessa Regione Lazio aveva deliberato nel 2009 (Delibera di Giunta 445/09):
“Nell’Area di protezione dei laghi (Albano e Nemi, ndr) sono sospesi i provvedimenti di nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee.”
Come poteva, dunque, ora la Regione Lazio autorizzare nuovi pozzi? Ancor più alla luce del fatto che dal 2009 ad oggi la situazione idrica è enormemente peggiorata!
Così in data 14 ottobre 2025 con Determinazione n. G13304 la Regione Lazio aveva deciso di annullare il suo precedente parere positivo sul progetto dell’inceneritore, naturalmente in riferimento al ciclo delle acque.
Dopo sole 24 ore è di nuovo SÌ
Solo oggi siamo venuti a conoscenza che il giorno seguente l’annullamento è stata emessa in data 15 ottobre 2025 una nuova Determinazione, la n. G13348, con
“parere favorevole sulla documentazione progettuale trasmessa“.
C’è però una aggiunta, rispetto al primo parere:
“ad eccezione dello scavo di n. 2 pozzi per complessivi 4 l/s anche se solo per un uso esclusivamente eccezionale ed emergenziale”.
Cioè, poiché la stessa Regione Lazio riconosce che:
“vigono i divieti previsti dalla DGR 445/2009 e successive modifiche e integrazioni, che prevedono di sospendere i provvedimenti di nuove concessioni per i prelievi di acque superficiali o sotterranee“
allora ritengono che il problema si risolve bloccando solo i due pozzi che, tra l’altro, sarebbero serviti solo in casi emergenziali, come ad esempio se ci fosse stato un incendio o un blocco dell’approvvigionamento principale d’acqua.
La Regione Lazio non vede o fa finta di non vedere?
Sembra il gioco delle tre carte.
Ma se hai bloccato i nuovo pozzi che voleva fare Acea per dissetare l’inceneritore togliendo l’acqua ai cittadini, non è che hai bloccato la sete del mastodontico impianto.
L’inceneritore per funzionare ha bisogno di immense quantità d’acqua. E quest’acqua, da dove la prende?
Forse si approvvigionano con camion cisterne che vengono dalla Valle d’Aosta?
Non prendiamoci in giro, l’acqua per l’inceneritore, in un modo o nell’altro, viene sottratta a quello che la stessa Regione Lazio chiama complesso idrico “dei laghi Albano e Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani“. Il bacino idrico è unico, l’acqua sempre da lì la dovranno prendere.
E pure se la soluzione fosse (come sembrerebbe) di collegarsi con una condotta al depuratore di Pavona, sarebbe comunque sottrarre una importantissima risorsa idrica all’agricoltura, che è in fortissima sofferenza.

I fatti: non c’è acqua per l’inceneritore
Comunque la si voglia mettere l’acqua per far funzionare l’Inceneritore di Roma sarà sottratta al sistema idrico dei Castelli Romani, dichiarato dal 2009 in fortissima crisi.
Già tre Comuni stanno subendo la turnazione idrica, cioè sospensioni di flusso (dichiarazione di Acea). Il lago Albano continua a calare, i Comuni con interruzioni idriche è lecito pensare aumenteranno e anche il lago di Nemi è facile pensare sarà presto interessato a questo che ormai è un ‘saccheggio’, più che un corretto approvvigionamento idrico.
Tutto ciò mentre ancora non c’è l’inceneritore.
Come ha fatto la Regione Lazio a dare l’autorizzazione ai pozzi il 18 settembre? S’era scordata della crisi idrica sancita fin dal 2009?
E come fa oggi a pensare che bloccando i due pozzi ‘emergenziali’ il problema acqua per il progetto Inceneritore sia risolto?
Invece di non pubblicare i documenti, di dimenticare le vecchie deliberazioni, la Regione Lazio dovrebbe essere aperta alle richieste di trasparenza dei cittadini e delle associazioni.
Invece di farci vedere presentazioni con gli alberi sul tetto dell’inceneritore e i bambini che giocano vicino a impianti di questo tipo, tutti vorrebbero che si parlasse con chiarezza.
In gioco c’è davvero il futuro di un intero territorio, di una popolazione che deve subire scelte che non condivide. Ma questa è democrazia?






















