La società proprietaria dell’immobile di via della Folgarella 49, ha presentato ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio contro il decreto con cui il Ministero della Cultura ha dichiarato l’intero complesso edilizio della zona di “interesse storico-artistico particolarmente importante”.
Secondo la società, l’edificio non avrebbe alcun pregio architettonico o valore testimoniale tale da giustificare un vincolo pubblico che, di fatto, limita la possibilità di ristrutturazione e valorizzazione del bene.
Il decreto del Ministero e la reazione della società di Ciampino
Il provvedimento contestato, datato ottobre 2021, rientra in un più ampio progetto del Ministero della Cultura volto a censire e tutelare i villini della “prima metà del XX secolo” che compongono la storica Città Giardino, poi inglobata in Ciampino.
Nelle intenzioni della Commissione regionale per il patrimonio culturale del Lazio, l’area rappresenterebbe un esempio significativo di urbanistica residenziale del periodo tra le due guerre. Ispirato ai modelli di sobborgo giardino inglese.

La società ricorrente ha contestato le conclusioni del Ministero, sostenendo che l’immobile in questione non solo non appartiene al nucleo originario della Città Giardino, ma sarebbe stato costruito successivamente, in epoca post-bellica, e ampiamente modificato nel tempo.
Il TAR sospende il giudizio e ordina una verifica tecnica sul villino di Ciampino
Di fronte a queste opposte ricostruzioni, il TAR del Lazio ha deciso di sospendere momentaneamente il giudizio per disporre una verificazione tecnica indipendente.
Sarà l’Agenzia delle Entrate – Ufficio Provinciale di Roma – Territorio a nominare un esperto che, entro 90 giorni, dovrà accertare con precisione tre aspetti fondamentali:
- l’epoca di costruzione del villino, per verificare se sia effettivamente riconducibile agli anni ’20-’30 del secolo scorso, come sostenuto dal Ministero;
- l’appartenenza o meno del bene alla Città Giardino originaria di Ciampino
- il grado di alterazione dell’edificio, ovvero se le modifiche apportate nel tempo ne abbiano snaturato la sagoma o gli interni.
L’obiettivo del Tribunale è chiarire se l’immobile conservi ancora un valore culturale autentico o se, al contrario, il vincolo sia stato imposto in modo troppo estensivo.

Un’indagine di interesse pubblico per Ciampino
La questione, pur riguardando un singolo villino, ha una valenza più ampia. Da un lato, infatti, c’è l’interesse collettivo alla tutela di quei quartieri storici che raccontano l’evoluzione urbanistica del Lazio nel Novecento. Dall’altro, la necessità di non paralizzare il diritto dei cittadini e delle imprese di disporre liberamente dei propri beni quando non sussistono motivi oggettivi di tutela.
Il caso di Ciampino potrebbe diventare un precedente rilevante per molte altre situazioni simili nel territorio regionale. Dove edifici di epoca recente vengono sottoposti a vincolo senza un’adeguata perizia preventiva.
Una lunga attesa verso il verdetto finale
Il TAR del Lazio ha fissato la nuova udienza per la discussione del merito al 9 ottobre 2026, dopo la conclusione delle verifiche tecniche. Nel frattempo, la società proprietaria dovrà anticipare un contributo di 500 euro per le spese dell’incarico dei periti.
Il procedimento si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sul modo in cui il patrimonio architettonico minore viene catalogato e protetto in Italia.
La decisione finale, attesa tra un anno, dirà se quel villino a due passi sulla pista di Ciampino rappresenta davvero un frammento prezioso della memoria collettiva. O se, invece, la sua tutela è frutto di un eccesso di zelo amministrativo.
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