A mettere fretta a tutti è l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (Aubac), che ha pubblicato l’8 ottobre l’aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI) che riguarda proprio il fosso ‘Secco’.
Un documento che lancia un allarme da tenere in forte considerazione: nelle nuove mappe, infatti, il fosso Secco — il corso d’acqua che attraversa la zona di Tenutella e lambisce Santa Palomba — viene classificato come area a pericolo di inondazione, con misure di salvaguardia immediatamente vincolanti.
I Comuni interessati, tra cui Albano, avranno solo trenta giorni per inviare osservazioni o richieste di modifica, quindi fino all’8 novembre prossimo.
Ma oggi il Comune di Albano è in mano al Commissario prefettizio Filippo Santarelli, nominato dopo la caduta del sindaco Massimiliano Borelli lo scorso 17 ottobre.
Spetta dunque a lui decidere se reagire — e come — a una mappatura che rischia di riscrivere il futuro ambientale e urbanistico di tutto il quadrante sud della Capitale.
Via Tenutella, l’isola ecologica fantasma
Era stata annunciata in pompa magna nel dicembre 2021: un centro del riuso moderno e sostenibile, dove dare nuova vita a oggetti destinati alla discarica.
Il vicesindaco di allora, Luca Andreassi, parlava di un progetto virtuoso, utile a ridurre i rifiuti e ad aiutare le famiglie in difficoltà. Finanziamenti sovracomunali, entusiasmo politico, promessa di lavoro e riciclo.
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Poi il quasi-silenzio. Da quattro anni, l’area di via Tenutella è rimasta un cantiere fantasma, bloccato dal rischio idraulico legato proprio al fosso Secco, che scorre accanto al terreno acquistato dal Comune di Albano.
Oggi l’Aubac lo conferma: quella zona rientra tra le aree potenzialmente allagabili, dove ogni intervento edilizio dovrà rispettare nuovi e più rigidi vincoli.
Il risultato? Il progetto della seconda isola ecologica — 4 anni di carte, piani e spese — rischia di finire definitivamente nel fango.
Santa Palomba, l’ombra dell’inceneritore di Roma
Ma c’è di più. A poche centinaia di metri dal confine di Albano, in territorio romano, si estende l’area destinata all’inceneritore di Roma, la grande opera voluta dal Campidoglio per smaltire i rifiuti della Capitale.
Secondo le nuove mappe dell’Aubac, l’area a rischio esondazione sfiora millimetricamente la zona di Santa Palomba.
E se il commissario Santarelli chiedesse di estendere i confini dell’area pericolosa fino a includere la tenuta Massimetta, dove Ama e Acea vogliono costruire l’impianto?
Una mossa del genere avrebbe effetti esplosivi, perché metterebbe in discussione l’intero progetto romano, aprendo un nuovo fronte tra i Comuni dei Castelli e la Capitale.
Finora, del resto, tutti i partiti albanensi — dal centrosinistra al centrodestra — si sono detti contrari all’inceneritore.
Di recente il sindaco di Albano, Massimiliano Borelli, ha presentato anche un ricorso al presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ipotesi del sindaco di Roma Gualtieri di espropriare la tenuta Massimetta di Albano, confinante con il terreno Ama, proprio per avere più spazio per il ‘mostro-brucia-rifiuti’ di Acea.
Ma ora il gioco non è più politico: è tecnico, istituzionale, e tocca al commissario decidere se difendere la linea della città o restare neutrale.
Un territorio a rischio, una decisione da prendere
Il decreto dell’Aubac, pubblicato sul Bollettino Ufficiale del Lazio il 9 ottobre, non lascia margini di tempo.
Le misure di salvaguardia sono già in vigore e vincolano qualsiasi intervento edilizio o infrastrutturale fino all’approvazione definitiva dell’aggiornamento del PAI.
Per Albano, questo significa una sola cosa: senza osservazioni ufficiali, le nuove mappe diventeranno legge. E a quel punto sarà difficile far ripartire l’isola ecologica di Tenutella o modificare la perimetrazione dell’area di Santa Palomba.
In un momento in cui la città è senza una guida politica, la risposta del commissario Santarelli rappresenta l’unico atto di indirizzo possibile.
Una scelta che pesa non solo sulla sicurezza idraulica del territorio, ma anche sul futuro ambientale e industriale dell’intero quadrante sud di Roma.
Tempo quasi esaurito, per il commissario e per gloi albanensi
Il tempo scorre, e intanto i cittadini aspettano di sapere che fine farà la promessa isola ecologica e se davvero, a pochi metri dal confine, sorgerà l’inceneritore di Roma.
Nel frattempo, il fosso Secco continua a scorrere, silenzioso e imprevedibile, tra le carte dei piani idrogeologici e i progetti bloccati.
Un simbolo perfetto di un territorio sospeso tra burocrazia e realtà, dove ogni decisione rinviata rischia di trasformarsi — come il nome stesso del fosso suggerisce — in una piena pronta a travolgere tutto.
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