Era il vicesindaco in pectore, in caso Nicola Calandrini l’avesse spuntata al ballottaggio. Opportunità sfumata, ma non per questo Enrico Tiero desiste dal portare avanti il suo nuovo progetto politico nato due mesi fa con l’adesione sua e dei suoi fedelissimi a Cuori Italiani. Anzi, rilancia: Giunta ombra, per meglio dire commissioni che vigileranno, ognuna per la parte di propria competenza, sulle tematiche che i neo assessori dell’equipe Coletta andranno ad approcciare.
Tanti volti nuovi, Di Giovanni, Andrea Fanti, Cardillo preludono a un cambio della guardia o piuttosto a un passo di lato?
«Il ricambio generazionale è già in atto – ribatte asciutto Tiero –; la nostra lista, alle elezioni del 5 giugno scorso, in 28 casi su 32 proponeva nomi nuovi.
L’equazione che non accetto è che l’esperienza possa essere considerata una pregiudiziale negativa. È esattamente l’opposto: è un valore aggiunto, tanto che i nostri esponenti con un passato nella macchina amministrativa son quelli che hanno incassato la stragrande maggioranza dei voti. La politica è fatta di numeri, non di ragionamenti empirici: sicuramente noi stiamo allargando al massimo il campo alle giovani leve, ma la filosofia dei dilettanti allo sbaraglio non ci appartiene».
E le vecchie volpi, appunto, hanno portato tanti voti.
«In politica il voto è come per l’azienda il fatturato – si accende Tiero -, è la cartina di tornasole di quanto tu possa essere utile al tuo schieramento: il consenso ottenuto avrebbe consentito alla lista di prendere più posti in Consiglio e a tanti giovani leve di cominciare a fare esperienza nella macchina amministrativa, anche partendo dalla gavetta.
Come dicevo, se un passato amministrativo non può essere considerato una colpa, l’assoluta inesperienza non può essere vista come patente di adeguatezza. Ad esempio io faccio i miei migliori auguri a Valeria Campagna (la diciottenne consigliera comunale più giovane di sempre), ma sostengo che la gavetta sia imprescindibile.
I nostri candidati, anche alla prima esperienza amministrativa, avevano tutti un bagaglio personale e professionale che gli consentiva di cimentarsi con competenza. Non abbiamo reclutato semplici portatori di voti».
Soddisfatto del suo risultato, par di capire.
«Certamente. Abbiamo portato un soggetto politico praticamente sconoscuto, Cuori Italiani, sino al 7%. Siamo il secondo partito del Centro destra ed esprimiamo il secondo consigliere più votato (suo fratello Raimondo ndr). Da ultimo, abbiamo condotto una campagna all’insegna della moderazione».
Non può esserlo però del risultato globale.
«Io ho lavorato da novembre per l’unità della coalizione: se ci fossimo presentati compatti probabilmente avremmo vinto al primo turno.
Avevo trovato un punto di sintesi tra Forza Italia e Fratelli d’Italia – perchè le incomprensioni erano tra loro, e non con noi -, e se il candidato Sindaco fossi stato io probabilmente al ballottaggio ci saremmo ricomposti. Purtroppo è andata diversamente».
Coletta lo lasciate lavorare o dopo dieci giorni è già un coro di critiche?
«Non è questione di cori.
Un presunto civico che dice di non essere tirato per la giacchetta da nessun partito affermava di fare la giunta in due giorni e mi pare che non sia andata così. Tra gli slogan elettorali e la trincea ce ne corre.
Comunque saremo un’opposizione responsabile e voteremo a fianco della Giunta qualora adottasse atti a favore della città: non abbiamo pregiudiziali. Fin dalla mattina successiva ho mandato un messaggio al dottor Coletta (al telefono non risponde) per augurargli buon lavoro».
Com’è la storia del voto drogato?
«Il centro destra – come ho detto – ci ha messo del suo per andare al massacro, ma Coletta ha raccolto l’infatuazione nazionale per il cambiamento ad ogni costo. È un dato falsato delle circostanze, prova ne sia che il suo consenso personale è stato di gran lunga superiore ai voti conseguiti dalle sue liste.
E non è detto che per lui sia un bene: troppe aspettative sul singolo possono portare a brucianti delusioni e voltafaccia. Ma, sia chiaro, io spero che governi bene».
Il suo obiettivo a medio termine?
«Quello di individuare, per la prossima tornata amministrativa (del 2021 salvo imprevisti ndr) un candidato Sindaco di Cuori Italiani che abbia le capacità e le doti per salire al gradino più alto dell’assise comunale: le prossime elezioni le vinciamo».
Lei lavorerà per questo, quindi quella persona non sarà Enrico Tiero?
«Non ci penso proprio. Io punto alle prossime regionali, sennò Dio provvede.
Ma il mio impegno non mancherà mai».
Damiano Coletta ha chiesto e ottenuto un’aspettativa senza retribuzione dal primo luglio fino al termine del mandato da Sindaco alla Asl di Latina. Per i prossimi cinque anni, dunque, lascerà l’incarico di cardio-chirurgo e si dedicherà interamente all’attività da Sindaco. L’ufficialità c’è stata nei giorni scorsi, con la pubblicazione dell’atto sull’Albo Pretorio della Asl pontina.