Nella riunione del settembre 2015, infatti, le associazioni hanno fatto presente che nel regolamento c’era qualche problema. Ad esempio manca la categoria dei comitati di quartiere, che non si occupano solo di cultura o di “sociale”, ma hanno una loro specificità. E poi il meccanismo di convocazione (che può essere fatta dal sindaco, dall’assessore delegato o da un quarto dei componenti dell’assemblea) è risultato inadatto. Per assurdo, visto che all’albo sono iscritte 209 associazioni, l’auto-convocazione potrebbe avvenire solo se venisse richiesta da almeno 52 membri, che peraltro a causa di quell’intoppo iniziale non sono stati nemmeno designati. Insomma, qualche aggiustamento al regolamento andrebbe fatto. E con una lieve vena polemica si potrebbe dire che di tempo ce ne sarebbe stato in abbondanza: bastava una modifica sul testo e una nuova approvazione in Consiglio comunale. Ma tant’è: la questione è passata in secondo piano. E ora che fare?
«Visto che i mesi trascorsi purtroppo sono tanti – ha commentato la vicesindaco Elisabetta Serra – trovo più utile ricontattare le associazioni. Fare un passo indietro per rimettersi in movimento». Quindi ripartire da zero. Ma la vicesindaco, che comunque assicura che le associazioni verranno risentite a breve, un sassolino dalla scarpa se lo è tolto: «Non è partita neanche da parte loro con l’energia che mi aspettavo. Probabilmente c’era la difficoltà di capire come avrebbe funzionato». Esclusa un’unica eccezione, infatti, nemmeno le stesse associazioni si sono fatte sentire per far ripartire i lavori della consulta. Torniamo allora alla domanda iniziale: per il Movimento 5 Stelle, che ha messo la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa nel programma elettorale per le elezioni comunali, è una priorità permettere alle associazioni di esprimersi? E soprattutto, i cittadini questa tanto acclamata presenza nelle istituzioni, la vogliono oppure no?