La pronuncia della Corte dei Conti è arrivata nei giorni scorsi, a seguito dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Latina, coordinata dai sostituti procuratori Giuseppe Miliano e Raffaella Falcione. Una vicenda che ha avuto già le sue conseguenze penali con la Mellucci che, dopo aver scelto il rito abbreviato, nel maggio dello scorso anno è stata condannata a un anno di reclusione, pena sospesa. Tutti gli altri sono a processo con rito ordinario. Nel frattempo però è arrivata la Corte dei Conti. La folgorante carriera della Mellucci era iniziata nel 2003 con un incarico di consulenza presso la segreteria tecnico-operativa dell’Ato4. Anche in questo caso, seppure estraneo al procedimento, i giudici contabili non hanno tralasciato di sottolineare che «gli accertamenti condotti hanno potuto evidenziare come detto affidamento sia avvenuto senza alcuna selezione, senza altri candidati ed in assenza di qualsivoglia curriculum dell’interessata atto a vagliare l’idoneità della stessa all’incarico conferito». Ma era soltanto l’inizio.
L’incarico è stato rinnovato fino al 2005, quando il rapporto di consulenza della Mellucci è stato trasformato in un contratto a tempo determinato. Poi nel 2008 l’assunzione a tempo indeterminato a seguito della domanda presentata dalla stessa Mellucci e di un colloquio selettivo svolto dalla commissione composta da Caputo, Papadia e Silvestri. A quel punto sono partite le indagini delle Finanza, non senza clamore. Gli stessi giudici della Corte dei Conti lo ricordano anche nella sentenza, così come del resto aveva fatto anche il Gip del tribunale di Latina in sede di condanna: la Mellucci è figlia di un dirigente della Provincia, ente da cui dipende l’Ato4. La Corte dei Conti, dopo aver respinto tutte le eccezioni dei difensori, non ha avuto dubbi nel ritenere che l’assunzione della Mellucci sia «causativa di danno, in quanto sussistono condotte tese a dare un’occupazione lavorativa alla Mellucci senza che la stessa ne avesse titolo e senza seguire i percorsi concorsuali necessari per accedere al pubblico impiego». Mellucci, in altre parole, poteva essere assunta solo mediante un concorso.
Una «palese illegittimità» per cui oltre all’ingegnere Giovannetti, firmatario di tutti i procedimenti, anche la Mellucci, condannata in sede penale per il reato di concorso in abuso d’ufficio, è stata ritenuta colpevole del danno alle casse pubbliche. Entrambi dunque dovranno risarcire, in parti eguali, il danno, relativo agli stipendi percepiti, per un valore di 212.322,18 euro, più 1.794 euro di spese legali. È andate bene, invece, agli altri imputati: Papadia, Caputo e Silvestri. Nei loro confronti, scrive la Corte dei Conti, «nessun rimprovero può essere mosso a parere del Collegio, in quanto la loro condotta si limita all’effettuazione materiale del colloquio con l’unica candidata, ma non sono loro ad aver deciso di procedere alla stabilizzazione irregolare, con un concorso senza candidati». Il 10 gennaio partirà il processo con 45 imputati per la storiaccia delle stabilizzazioni facili alla Provincia.