Dall’inizio dei lavori per i servizi di spiaggia, per i Bagni Belvedere sono sorti tanti problemi; si è iniziato con un esposto degli abitanti della palazzina antistante lo stabilimento che lamentavano una serie di problematiche relative all’impatto ambientale ed ai materiali utilizzati per la realizzazione dell’opera, ma la querela è stata rigettata in prima istanza dal Tribunale di Velletri perché l’opera risulta conforme ai progetti approvati. Poi sull’opera si è espressa Legambiente che ha presentato in proposito un esposto alla Procura della Repubblica di Velletri e cita lo stabilimento nel dossier annuale sugli ecomostri “mare mostrum”.
“I lavori del realizzati allo Stabilimento balneare Belvedere di Nettuno non sono semplicemente lavori di riqualificazione e sostituzione delle strutture preesistenti rese fatiscenti dall’incendio dello scorso ottobre – ha dichiarato in merito Valentina Romoli VicePresidente di Legambiente Lazio – ma sono interventi di forte impatto sia ambientale che paesaggistico oltre che urbanistico- ha proseguito la Romoli – è stata realizzata una struttura coperta realizzata in legno, ma ancorata su pali in legno infissi per circa 4/5 metri nella sabbia di circa 500/600 metri quadri, che non sembra destinata ad essere smontata e rimontata all’inizio e alla fine della stagione estiva. Sono state posizionate inoltre alcune vasche di cemento. La nuova struttura è stata disposta diversamente dalla precedente collocazione non più in maniera perpendicolare al mare, ma parallelamente alla linea di costa e completamente a ridosso delle abitazioni preesistenti. Cavi degli allacci elettrici, scarichi, cucine state posizionate sull’arenile non sembrano avere le caratteristiche dell’amovibilità e della leggerezza, così come prescritto dal PUA del Comune di Nettuno, approvato nel mese di ottobre 2012”.
Oltre all’impatto ambientale, altre questioni nascerebbero dal fatto che su quella spiaggia esistevano, a poca distanza dalla riva, i resti di tre peschiere del periodo romano, databili tra l’epoca repubblicana e il primo impero. Che si ritiene facessero parte di tre ville marittime situate sul pianoro corrispondente al forte Sangallo e al borgo medioevale. Le peschiere, molto diffuse in epoca romana tra il I secolo a. C. e il I secolo d.C. erano sistemi per la cattura e l’allevamento dei pesci, costruiti direttamente in mare a breve distanza dalla costa. La costruzione delle dighe costiere davanti al Forte Sangallo causò l’insabbiamento totale della peschiera situata davanti al forte e la copertura parziale di quella davanti al villino Nesi, nei pressi del Belvedere, visibile fino agli anni ottanta. Riguardo al nuovo stabilimento balneare Belvedere, adesso, la Sovrintendenza dei beni culturali ed archeologici, dopo aver acquisito la pratica relativa alle strutture curata dall’ufficio Circondariale della Guardia Costiera di Anzio, e dopo aver avviato una serie di accertamenti, ha emanato una nota in cui si chiede la revoca della determina comunale 4/2013 e il ripristino dello stato dei luoghi. Dal canto suo, il Comune di Nettuno, si è impegnato a verificare e approfondire gli aspetti legati alla vicenda, e di conseguenza, annullare o meno il permesso a costruire.