Alla domanda su quale sia stato l’atteggiamento delle istituzioni e degli organi di controllo in risposta alla segnalazione, un altro residente ha sintetizzato così: «È il solito scarica barile all’italiana, “A” ti dice di rivolgerti a “B” e “B” ti dice di chiamare “C”: fatto sta che il materiale tossico rimane sempre lì e noi ci viviamo». Analizzata la situazione, ci sentiamo di fare due appelli: il primo alle istituzioni, poiché nonostante siano noti i rigidi vincoli, posti dalla legge 257/92, riguardo allo smaltimento dell’eternit, nel momento in cui è in ballo la salute dei cittadini, qualunque sia l’ostacolo, esso va superato.
Il secondo appello è rivolto a chi, nonostante sia palese la tossicità di taluni materiali, continua a riversarli selvaggiamente sul territorio. Anche in questo caso, sono noti i costi derivanti dallo smaltimento dell’amianto ed è noto pure che la norma prevede che i costi di smaltimento debbano essere tutti sostenuti da chi deve liberarsi dell’eternit; detto ciò, c’è da dire che niente giustificherà mai gesti di inciviltà come questo, a maggior ragione se pensiamo che l’aria che respiriamo, la terra su cui coltiviamo e su cui crescono i nostri figli e nipoti è di tutti; infatti, fino a prova contraria, essa è anche di chi deturpa l’ambiente, dimenticandosi di tutto ciò.