Frodi fiscali e corruzione. Coop fatte nascere solo perché funzionali a far evadere le imposte e nel giro di poco tempo trasferite e fatte morire in Gran Bretagna. Fondi neri portati a Londra. “Soffiate” sulle indagini, controlli morbidi e sentenze tributarie “sporche” in cambio di denaro, posti di lavoro e anche droga. Un sistema criminale ampio, ricco ed articolato quello emerso dalle inchieste “Super Job” e “Dusty Trade”, che a febbraio, nel giro di una settimana, hanno portato la Guardia di finanza a eseguire 31 misure cautelari. A finire in carcere o ai domiciliari imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, investigatori, teste di legno, faccendieri e spacciatori. Due indagini confluite ora in un unico procedimento per cui i pm Luigia Spinelli e Giuseppe Bontempo hanno chiesto e ottenuto dal gip il giudizio immediato per 21 imputati. Alcuni degli arrestati hanno infatti già deciso di patteggiare, mentre gli altri si dovranno presentare davanti al Tribunale di Latina il prossimo 11 luglio. I 21, però, hanno ancora due settimane di tempo per decidere a loro volta se essere appunto processati a luglio con il rito ordinario o se invece optare anche loro per un patteggiamento o per un rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena.
I primi accertamenti sono partiti nel 2015, da un controllo fatto dai finanzieri della tenenza di Aprilia su una società di facchinaggio. Gli investigatori, a cui poi si sono affiancati i colleghi del Nucleo provinciale di polizia tributaria di Latina, hanno pian piano ricostruito un sistema di coop definito “a staffetta”. Secondo gli inquirenti l’imprenditore E. F., di Pavia, avrebbe messo a punto un sistema che, tra fatture false per operazioni inesistenti e crediti Iva fasulli, cooperative lasciate in vita giusto il tempo di compiere i raggiri, per poi essere sostituite da altre cooperative e da lì “staffetta”, e fondi neri trasferiti nel Regno Unito, avrebbe consentito di mettere a segno una maxi frode fiscale. Muovendosi principalmente tra Latina, Aprilia e Cisterna, gli indagati avrebbero gestito un giro di fatture false per 90 milioni di euro, un’evasione d’imposta per oltre 20 milioni e crediti Iva fasulli per 7 milioni. A mandare avanti la catena di illeciti, insieme a E. F., secondo gli inquirenti sarebbero stati soprattutto il commercialista Fabio Cardenia e l’imprenditore Giovanni Vartolo, amministratore della Costruzioni 2V srl. Insieme a loro sono poi stati arrestati Andrea Nicastro, funzionario dell’Agenzia delle entrate, l’intermediario per le operazioni in Gran Bretagna, Pedrag Krosnjan, il finanziere Carmine Speranza, di Aprilia, accusato di aver rivelato notizie sulle indagini alla presunta organizzazione criminale, e altri professionisti, imprenditori e teste di legno.
Una settimana dopo è scattata l’operazione “Dusty Trade”, con altri 13 arresti. Indagando sulle “coop a staffetta”, gli investigatori hanno infatti intercettato conversazioni che hanno fatto loro ipotizzare un giro di corruzione finalizzato a ottenere controlli “morbidi”, a pilotare sentenze tributarie e a garantire una serie di facilitazioni a imprenditori pronti a pagare tali “servizi” sborsando denaro, garantendo posti di lavoro o cedendo droga. Le misure cautelari sono state così nuovamente disposte per Nicastro, per i professionisti Martano e Corrente, per l’imprenditore Vartolo, per il giudice non togato della commissione tributaria provinciale Enzo De Meo, per il funzionario dell’Agenzia delle entrate, Giovanni Sedia, per l’avvocato della stessa Agenzia, Tiziana Maiolino, per il collaboratore di Vartolo, Rinaldo Moscatelli, per il dipendente dell’Inps di Pomezia, Vincenzo Marrazzo, e per i presunti quattro spacciatori.
Ora, riuniti i due procedimenti, per 21 imputati è arrivata l’ora di un processo con rito immediato. Tutti davanti al Tribunale di Latina.