Questa mamma è una delle ormai tante persone che vediamo “a lavoro” ogni giorno vicino ai cassonetti e che hanno così trovato un modo per andare avanti con dignità e, soprattutto, con le proprie forze. «Non mi faccio problemi a girare per strada, anche negli orari dello shopping del sabato pomeriggio. Mi sarei vergognata ad andare in giro a chiedere aiuto a certi politici ed amministratori, non a lavorare onestamente». Capita tutti i giorni, a tutte le ore, di vedere persone impegnate a cercare “materie prime” da cui trarre, a raccoglierle in piccole “carriole”, carretti o sulla bici. Fanno esattamen,te quel che fanno nei centri dove finisce la nostra immondizia indifferenziata o anche il cosiddetto multimateriale (plastica, vetro, metalli mischiati) per essere recuperati: selezionano i materiali, magari prendono anche oggetti ancora funzionanti ed utili, e li avviano al recupero. Ordinatamente, non come certi che buttano fuori tutto e lasciano i rifiuti per strada.
È il loro modo di creare una fonte di auto-sostentamento, di vero e proprio “business”. Come avviene, ad esempio, anche per l’eco-designer Ada Saltarelli che ha la boutique a Genzano, sulla celeberrima via dell’Infiorata: realizzare abiti e accessori, prêt-à-porter o su misura, solo con materiale recuperato o riciclato. E ci vive. Oppure Gianni di Aprilia: col suo furgoncino non solo fa piccoli trasporti, ma ci carica pure metalli, carta, cartone e ingombranti che poi rivende. «Certo, meglio un posto di lavoro – racconta –, però così con le mie energie riesco a guadagnare qualcosa. Mica posso mettermi a rubare!». Questo fenomeno sta diffondendosi e radicandosi velocemente ed ha anticipato non solo la raccolta dei rifiuti urbani domiciliare davvero finalizzato al riciclaggio, detta “porta a porta”. Ma ha anticipato anche una risoluzione del Parlamento Europeo del 12 maggio 2012 la quale impone che entro il 2020 nessun rifiuto riciclabile, prodotto nei 28 paesi membri UE, potrà essere sotterrato in discarica o bruciato negli inceneritori.