La Bufalara, il lembo lungomare più a nord nel Comune di Sabaudia è diventato nel corso degli anni anche un luogo di ritrovo per di chi ama la tintarella integrale. L’area, protetta da vincoli ambientali e dalla particolare conformazione territoriale che ne preclude l’accesso tramite strade asfaltate, resta nel limbo delle competenze tra Parco e Amministrazione, risultando “ideale” per chi è alla ricerca di privacy e intimità.
“Conosciamo la zona della Bufalara a Sabaudia e sappiamo di frequentazioni di quella parte del litorale di nostri simpatizzanti”, racconta Stefano Morra, segretario dell’Uni Lazio, la sezione regionale dell’Unione Naturisti Italiani, che stima in circa 500 le persone interessate alla particolare pratica su tutto il territorio regionale. “Nel Lazio possiamo considerare quattro aree marine dedicate al naturismo; in provincia di Latina c’è solo la spiaggia dell’Aeronauta a Gaeta, anche se poi ci sono zone, come quella della Bufalara, che si prestano al nudismo e al naturismo in particolare”. Nudismo e naturismo, una differenza importante e per la quale secondo Morra i preconcetti risalgono a tempi lontani. Infatti, se in Francia o in Germania fare un bagno nudi in un fiume non comporta scandalo, in Italia è diverso. “Da noi la cosa è un po’ ambigua tanto che le forze dell’ordine spesso si trovano in difficoltà nell’elevare una sanzione pecuniaria che può arrivare fino a tremila euro”. Il tratto di mare nel Comune di Sabaudia però risultare qualcosa di diverso rispetto a una semplice tappa sporadica dei naturisti. Già nel 2007 infatti, i Forestali di Latina elevarono decine di sanzioni nei confronti dei bagnanti nudi proprio in quella zona. Una vicenda che fece scalpore sollevando diverse polemiche e su cui si espressero anche i vertici della FENAIT, la Federazione Naturista Italiana.
Ma dal naturismo in spiaggia al nudismo trasgressivo al mare, il passo è corto. Lo stesso Morra sostiene come anche le aree dedicate o che comunque tollerano il nudismo in spiaggia, possano riservare brutte sorprese. “Se non vengono fatte distinzioni precise e con norme dettagliate in merito, si fanno delle comunanze che non sono propriamente attinenti. Bisogna distinguere tra chi pratica il naturismo e chi invece frequenta la spiaggia dei nudisti alla ricerca di avventure sessuali, a volte anche estreme. Prendere il sole integrale non significa acconsentire al fatto che qualcuno si possa masturbare davanti. Quello non è naturismo, è qualcosa di diverso. Anzi, può considerarsi una forma di cannibalismo in quanto lo reprime e allontana praticanti”. E la Bufalara? Resta nel limbo delle zone interessate dal fenomeno in modalità “Fai da te”. “Dove la pratica del nudismo in spiaggia resta clandestina – conclude Morra -, si rischia il verificarsi di situazioni spiacevoli, al limiti della tollerabilità e che possono sfociare in reati. Regole certe e differenziazione invece vanno nella direzione della valorizzazione territoriale garantendo sicurezza ed evitando a priori il verificarsi di episodi di sopraffazione morale”.