Ha destato stupore e ammirazione il cartello affisso dalla società sportiva Pietro e Paolo di Latina fuori al campo da calcio, sabato mattina 17 novembre.
“Cari genitori, cari nonni – si legge sul carttello – se siete venuti per vedermi giocare ricordate che: l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare, io di giocare. Divertitevi anche voi. Il vostro compito è quello di incitare la mia squadra. Quindi non pensate ai consigli tecnici, non urlate, mi mettete in confusione. Non insultate l’arbitro e gli avversari. Sono ragazzi come me. Ricordate che ho il diritto di sbagliare. Perdere non è una tragedia. State sereni. Godetevi la partita”.
“Ho trovato questa frase tratta da un libro di cui non conosco l’autore – scrive ancora la società sulla propria pagina Facebook – che si chiama “Lettera a mio figlio” e volevo sotto porvela così che possiate sbizzarrirvi coi commenti. Io ogni volta che la leggo sono sempre più fiero di essere arbitro. “Io proverò sempre tenerezza per quei giovani che ancora oggi vanno ad arbitrare. Giovani che rinunciano alla gita fuoriporta o al cinema per dare inizio, in perfetto orario, a quel rito laico, che ci fa gioire o essere tristi. Senza arbitro non avrebbe senso lo SPORT: è possibile giocare senza libero o senza un titolare, non senza quell’uomo con il FISCHIETTO senza mai poter toccare la palla, Almeno una volta, un applauso sincero. Un applauso lungo. Un applauso da far venire i brividi.” Credo comunque che la dedica sia estendibile a tutti noi e a tutti quelli che amano fischiare e dirigere partite con passione, impegno e determinazione. Complimenti a tutti gli arbitri.”