I SALTI CARPIATI SULLE CIFRE
Da situazioni in attesa di sanatoria fino ad abusi su cui si punta al condono: assenza di permessi a costruire, interventi difformi rispetto a quelli autorizzati, aumenti di cubatura, violazione delle norme antisismiche e delle prescrizioni paesaggistiche. È la lunga lista di casi sul tavolo dell’ufficio di via Varsavia. Una realtà, quella latinense, in linea con il contesto regionale del Lazio, in cui secondo l’Istat quasi un edificio su cinque tra quelli autorizzati risulta abusivo e in cui solamente il 12% delle ordinanze di demolizione di manufatti non a norma è stato eseguito. “Circa 3500 richieste di condoni e sanatorie giacenti presso l’Ufficio condoni del Comune”, è la cifra fornita al Caffè dall’assessore all’Urbanistica, Franco Castaldo. Un numero che si discosta enormemente – meno della metà – rispetto a quelle 8000 pratiche stimate dal predecessore Gianfranco Buttarelli in una commissione Urbanistica svoltasi ad ottobre di un anno fa. Una forbice di pratiche che non però sono state espletate (quindi accolte o rigettate), dal momento che “dall’inizio dell’anno – ci spiega Castaldo – sono state rilasciate 75 concessioni in sanatoria”. Soluzione del rebus? Secondo l’attuale delegato all’Urbanistica, “le cifre fornite da Buttarelli rappresentavano un’enorme sovrastima”.
PRATICHE IMPOLVERATE
Se il dato dichiarato dall’assessore della giunta Coletta fa tirare un minimo sospiro di sollievo, resta il fatto che nei cassetti dell’ufficio comunale rimangono giacenti pratiche ferme da anni. “Cosi come in molti comuni italiani, una fetta significativa delle domande di condono o di sanatoria giacenti è stata presentata ai sensi delle misure stabilite dal condono del 1985”, ci confessa infatti Castaldo. Il primo dei tre condoni italiani (1985, 1994, 2003), varato dal governo Craxi, che prescrive regole più “permissive” e su cui si sta consumando lo scontro politico sul fronte delle disposizioni introdotte per Ischia. “Richieste per cui bastava l’invio della domanda di sanatoria e il pagamento dell’oblazione e degli oneri concessori – spiega l’assessore –. Istanze che non si ha interesse a portare a termine, se non in caso, ad esempio, di stipulazione di atti di vendita dell’immobile da parte del richiedente”. Pratiche sulle quali insiste anche una carenza di documentazione, e che quindi stagnano impolverate nell’Ufficio condoni. “A seguito di numerose richieste di documentazione integrativa – continua – l’ufficio ha minacciato più volte l’improcedibilità della pratica. Ma in questo senso i risultati non si ottengono dall’oggi al domani”.
UFFICIO FERMO: INCARICHI ESTERNI IN SOCCORSO
Le istanze non esaminate generano dunque un duplice danno. Ambientale e urbanistico per le domande che dovrebbero essere rigettate con annessa ordinanza di demolizione dei manufatti abusivi. Economico invece per quelle situazioni effettivamente condonabili e sanabili. Basti pensare che, stando ai conti economici riportati in un dossier presentato al Senato nel 2016, i mancati introiti derivanti dalle oltre 5 milioni di pratiche inevase in Italia (di cui 3 milioni e mezzo riferibili al condono dell’85) ammonterebbero a oltre 20 miliardi, quasi un punto e mezzo di Pil. Uno stallo che, ammette l’assessore Castaldo, nel Comune di Latina non è stato ancora superato. E che ha fatto registrare nel 2016 entrate solamente per 212 mila euro, a fronte di una media storica dell’ente pari a 800 mila-1 milione di euro l’anno. Nel consuntivo del 2017 inoltre tale voce di entrata relativa a “imposte da sanatorie e condoni” ha subito un ribasso fino a 156 mila euro. Per avere un’istantanea più chiara del trend bisognerà aspettare l’approvazione del bilancio di esercizio di quest’anno. Nel frattempo occorre dare ossigeno ad una struttura sottorganico come quella dell’Ufficio condoni. E come per l’Ufficio di piano, che dovrà occuparsi di redigere i piani particolareggiati annullati, l’assessore Castaldo annuncia ancora una volta l’integrazione di alcuni progettisti tramite il ricorso ad incarichi esterni.