SETTE PPI A RISCHIO
Il sindaco di Cori chiama a raccolta tutta la cittadinanza per partecipare alla manifestazione. «Una decisione incomprensibile – spiega Mauro De Lillis – alla luce del fatto che il decreto ministeriale 70 del 2015, firmato dall’ex ministro Beatrice Lorenzin, prevedeva il mantenimento dei punti di primo intervento con oltre seimila accessi annui. Esattamente la situazione in cui si trova Cori. Nella stessa condizione si trovano i punti di primo intervento di Sabaudia, Cisterna, Priverno, Maenza, Gaeta e Sezze, anch’essi a rischio chiusura. Incomprensibile la decisione di Zingaretti di calpestare questa clausola: la Asl di Latina, che ha elaborato il piano attuativo, deve rispettare la nostra comunità e garantire servizi ai cittadini. I pronto soccorso sono già al collasso, chiudere i punti di primo intervento significa costringere i cittadini a un estenuante pellegrinaggio alla ricerca di un servizio sanitario di emergenza».
Dopo la manifestazione, sarà chiesto un incontro formale direttamente al presidente Zingaretti per conoscere il futuro dei punti di primo intervento ed esternare la contrarietà alla chiusura.
TUTTI CONTRARI ALLA CHIUSURA, EPPURE…
Tutti e 33 i sindaci pontini sono contrari a queste chiusure. Eppure la politica a livello regionale pare non abbia ascoltato le istanze che arrivano dai territori. E dire che Cori, insieme alle altre città, aveva anche elaborato proposte alternative: la creazione di ambulatori di emergenza medica con postazione 118 e medico. «Così si migliora l’erogazione dei servizi sanitari, la salute non può solo essere una questione di numeri o di conti da portare all’attivo». Questa situazione di emergenza la sie è vissuta ad esempio il 22 novembre, quando a causa dell’assenza dell’infermiere sono stati bloccati i prelievi. «Abbiamo presentato denuncia per interruzione di pubblico servizio – spiega Massimo Silvi del comitato civico di Cori – perché questa situazione è assurda. 20 anni fa ci siamo accampati in aula consiliare per un mese per evitare la chiusura dell’ospedale, ora ci troviamo nella stessa condizione. Invece di migliorare, va sempre peggio».
«I sindaci combattono con armi spuntate – gli fa eco il sindaco di Norma Gianfranco Tessitori – i punti di primo intervento vanno rinforzati e non chiusi, in caso di emergenza il paziente va stabilizzato sul posto».
«Condivido questi problemi da 20 anni – ha aggiunto il primo cittadino di Rocca Massima Angelo Tomei – la classe dirigente politica ci ha abbandonato. La sanità, così come la viabilità, vanno trattate come emergenze».
2,5 MILIONI PER NOLEGGIARE LE BARELLE
Tante le responsabilità della politica. «Nessun consigliere regionale ha fatto nulla quando Zingaretti recepì il decreto Lorenzin. La Asl di Latina spende 2,5 milioni per noleggiare le barelle: con quei soldi si terrebbero in vita 4 punti di primo intervento. Chiuderne sette in provincia di Latina e 13 in tutto il Lazio significa lasciare 80.000 persone senza punti di riferimento». «Dove sono stati i politici fino ad ora? – si chiede il referente del comitato civico di Cisterna Giancarlo Bisogni – noi ci siamo svegliati tardi, ma ci siamo e invitiamo i cittadini di Cisterna ad essere presenti alla manifestazione di venerdì».
IL MINISTERO SCARICA LE COLPE SULLA REGIONE
Fa ancora più arrabbiare la lettera arrivata nei giorni scorsi al Comune di Cori dal ministero della salute, in risposta a una lettera scritta dal sindaco De Lillis al ministro Grillo. In sostanza, nella nota si rimanda ogni responsabilità alla Regione, precisando anche che sarebbe “difficilmente giustificabile” la permanenza del punto di primo intervento. «Nei prossimi giorni risponderò alla nota, che sottoscriveranno anche i sindaci di Norma e Rocca Massima – precisa il primo cittadino di Cori –, perché non è pensabile che un governo scarichi le responsabilità su altri. Il decreto Lorenzin può essere modificato».