Prosciolto ma non assolto. Con una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, ma non con un’assoluzione nel merito. Nessun giudizio insomma e quindi nulla che come auspicava lo indicasse come innocente. A distanza di undici anni dai fatti un medico dell’ospedale di Genzano, all’epoca dirigente del pronto soccorso, accusato di omicidio colposo per la morte di un paziente, ha concluso così la sua battaglia giudiziaria. L’11 gennaio 2007 venne ricoverato nel nosocomio un anziano, Fedele Giovanni, in preda a una crisi respiratoria. Il paziente venne adagiato su una lettiga del pronto soccorso, da cui cadde, subendo un trauma cranico. L’anziano venne quindi trasferito all’ospedale San Giovanni di Roma, in prognosi riservata, e spirò il successivo 4 marzo. Secondo gli inquirenti, il responsabile del pronto soccorso di Genzano, il dott. Romano D. sarebbe stato responsabile di omicidio colposo, essendo nella stessa stanza dove si trovava Giovanni quando cadde dalla lettiga, priva di barriere anticaduta, e non avendo adottato alcuna cautela affinché un episodio del genere non si verificasse. Il medico si è difeso, sostenendo tra l’altro che quella sera in pronto soccorso c’era un numero eccessivo di pazienti in gravi condizioni, che si era verificata una carenza improvvisa di personale infermieristico, che l’unico letto con le spondine era utilizzato da un paziente vittima di emorragia, che lui aveva chiesto altri letti di quel tipo ma invano, e che quando l’anziano era caduto lui stava redigendo una cartella clinica per il trasferimento urgente di un altro paziente. Il Tribunale di Velletri ha però dichiarato soltanto il non luogo a procedere per il medico, riscontrando l’intervenuta prescrizione, e la Corte d’Appello di Roma, a cui il medico aveva fatto ricorso puntando a un’assoluzione nel merito, lo scorso anno non si è discostata da quella linea. Un pronunciamento reso ora definitivo dalla Cassazione, specificando che non è “evidente alcuna causa assolutoria”. Ricorso rigettato dunque e il medico condannato anche a pagare le spese del giudizio.
14/12/2018