Poco prima di Natale la Commissione regionale Agricoltura e Ambiente, presieduta dal pentastellato Valerio Novelli, ha varato una piccola ma importantissima modifica del Piano di Tutela delle Acque, la legge regionale del 2016 che disciplina l’intero settore idrico. Postilla che permetterà alla municipalizzata romana dell’acqua di mettere in funzione il suo nuovo potabilizzatore. Il grosso impianto industriale situato su un’ansa del fiume Tevere, in località Roma nord–Grottarossa, a cui l’Acea ha affidato un compito impossibile, almeno secondo la scienza. Succhiare 500 litri d’acqua al secondo da uno dei fiumi più inquinati d’Italia e depurarla dagli idrocarburi, metalli pesanti e microplastiche che vi galleggiano dentro, ovvero elementi chimici molto pericolosi per la salute umana e per l’ambiente.
Quel ritocchino al Piano di Tutela delle Acque
La Commissione presieduta da Novelli ha difatti modificato l’articolo 12 del Piano di Tutela delle Acque. L’articolo, nella versione del 2016, non permetteva di utilizzare a fini potabili le acque dei fiumi in cui finiscono reflui industriali. “Sono vietati gli scarichi di acque reflue industriali – stabiliva il ‘vecchio’ articolo 12 – in acque superficiali (ovvero nei fiumi, ndr) utilizzate o destinate ad essere utilizzate per la produzione di acqua potabile”. La ‘nuova’ versione dell’articolo 12, targata 5 Stelle, prevede ora una nuova postilla, ovvero che “tale divieto si applica solo nelle zone di influenza individuate con deliberazione della Giunta regionale, per ogni punto di prelievo per il quale si rilascia concessione per l’utilizzo di acque superficiali potabilizzate da destinare al consumo umano”. In altre parole, il divieto di potabilizzare le acque di fiume in cui finiscono reflui industriali si applicherà, ma solo nelle zone gradite ai partiti politici ed ai politici. Il nuovo codicillo è stato pubblicato sul Burl, Bollettino Ufficiale della Regione Lazio, n.103 (Supplemento n.3) del 20 dicembre scorso ed è entrato in vigore il giorno successivo.
E gli idrocarburi, i metalli pesanti e le microplastiche?
Il potabilizzatore dell’acqua del fiume Tevere è stato ideato, progettato ed approvato nel tempo record di 127 giorni, tra dicembre 2017 e aprile 2018. Costruito tra maggio e novembre 2018. Infine, inaugurato in gran segreto il 12 e 13 dicembre scorso, ma ‘a porte chiuse’, ovvero alla presenza solo di tecnici del Comune e dell’Acea, di qualche politico e burocrate. E’ costato12,7 milioni di euro. L’impianto ancora non è entrato in funzione visto che l’Acea era in attesa di questa apposita modifica dell’articolo 12 del Piano di Tutela delle Acque, senza la quale l’impianto industriale non avrebbe potuto essere messo in funzione. Più volte, il nostro giornale ha posto dubbi e quesiti ad Acea, alla Sto Ato 2, ovvero alla Segreteria Tecnico Operativa di Acea, ed alla Regione Lazio, ma senza mai ricevere risposta. Chi, come e con quale frequenza controllerà che l’acqua del Tevere portata nelle case di oltre 4 milioni di cittadini del Lazio sarà davvero potabile? Speriamo che il consigliere regionale, Valerio Novelli, ce lo dica presto.
Novelli: “fiero di questo risultato”
“Abbiamo discusso in Commissione Agricoltura e Ambiente l’aggiornamento del Piano di Tutela delle Acque che, poi, abbiamo votato in Consiglio Regionale – ha gioito Valerio Novelli sulla propria pagina Facebook – come MoVimento 5 Stelle Lazio siamo riusciti a salvaguardare il divieto di scarico industriali all’interno dei bacini potabili della nostra Regione. E’ un risultato di cui vado fiero perché, anche in questo caso, siamo riusciti a tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente”.
Le domande per il Presidente Novelli
Il Tevere è lungo 405 km. Attraversa 4 Regioni, ovvero Emilia Romagna, Toscana, Umbria e gran parte del Lazio. Al suo interno, finiscono reflui e scarti industriali e in particolare anche le acque piovane raccolte dalle fognature stradali che contengono, tra le altre cose, metalli pesanti, idrocarburi e microplastiche. Elementi chimici impossibili da eliminare con un potabilizzatore e che saranno destinati a finire nei bicchieri di milioni di cittadini. Come riuscirà il potabilizzatore Acea ad eliminare dall’acqua del Tevere microplastiche, metalli pesanti e idrocarburi? Chi controllerà le acque del Tevere “potabilizzate”? Con quale tipo di controlli e con quale frequenza? Saranno pubblicati i risultati? L’ansa del fiume Tevere in zona Grottarossa in cui si trova il potabilizzatore Acea diventerà un’area di influenza? Sono le domande che abbiamo inviato a Valerio Novelli, Presidente della commissione Ambiente della Regione Lazio in quota 5 Stelle, a Paolo Saccani, presidente di Acea Ato 2 in quota 5 Stelle, a Giuseppe De Angelis e Stefano Marzani, rispettivamente direttori dei Dipartimenti Prevenzione e Acque potabili della Asl Roma 2, competente sul progetto Acea.