Ha perso il finanziamento regionale per realizzare un teatro da 400 posti, si è trovato a dover pagare quasi due milioni di euro per i lavori mandati comunque avanti e la struttura realizzata attualmente è utilizzata come sala prove ed ha appena 30-40 posti. Un danno economico notevole quello subito dal Comune di Nettuno e soprattutto dai cittadini, che potevano beneficiare di altri servizi con le risorse comunale impiegate alla fine per l’opera pubblica e non hanno neppure un luogo della cultura degno di tale nome. La responsabilità dell’accaduto, secondo la Corte dei Conti, è dell’architetto Stefano Petrucci, che si è occupato degli appalti, e del dirigente comunale Gianluca Faraone. I giudici contabili hanno così ora condannato Petrucci a risarcire al Comune 120mila euro e Faraone 80mila. La vicenda del teatro si trascina da anni. Nel 2002 la giunta comunale decise di realizzare l’opera, ipotizzando una spesa di due milioni e mezzo di euro, per cui chiese un finanziamento alla Regione Lazio e un mutuo alla Cassa depositi e prestiti. La Regione, nel 2004, diede l’ok a finanziare il teatro con 1,2 milioni e la Cassa a elargire un mutuo da 775mila euro. Tra un ricorso e l’altro sulla gara per l’affidamento dei lavori, l’ente locale perse però il finanziamento regionale e il progetto si bloccò. Nel 2008, insediatasi una nuova giunta, venne rispolverata l’idea del teatro e la Regione acconsentì a rifinanziare il progetto. Il Comune non appaltò però i lavori nei tempi previsti e sempre la Regione revocò il finanziamento. Petrucci e Faraone, ignorando tale particolare, andarono avanti e alla fine, per un’opera subito vandalizzata e che non è neppure l’ombra di quella prevista, l’ente locale si è trovato a dover pagare con le proprie risorse quasi due milioni. “Del danno derivante dalla perdita del contributo regionale e dal conseguente esborso a carico del bilancio regionale”, secondo gli inquirenti contabili, sono appunto responsabili Petrucci e Faraone, “che tale danno hanno provocato in parte per inerzia nella conduzione della procedura di gara, in parte per non aver tenuto conto del mancato finanziamento dell’opera con aggiudicazione della stessa dopo che era pervenuta la lettera della Regione che revocava il finanziamento. Inoltre, la liquidazione dei Sal (gli stati di avanzamento lavori), a valere su risorse non presenti in bilancio, ha comportato un esborso di cassa con conseguente pagamento degli interessi. Infine, il teatro non è comunque fruibile in quanto le opere sono state vandalizzate”. Ora le due condanne.
18/07/2019