Risvolti che hanno del clamoroso quelli emersi nell’udienza preliminare di ieri al tribunale di Roma per la morte della 16enne di Cisterna Desirée Mariottini, che si è spenta circa un anno fa in un immobile diroccato nel quartiere romano di San Lorenzo, dopo l’assunzione di un cocktail di droghe e ore di abusi. L’udienza davanti al giudice per le udienze preliminari serviva proprio a decidere sul rinvio a giudizio di quattro indagati: Alinno Chima, Mamadou Gara, Brian Minthe e Yusif Salia, accusati a vario titolo di omicidio, violenza sessuale e cessione e spaccio di sostanze stupefacenti. Di fronte al giudice gli avvocati difensori di quest’ultimo, il ghanese Salia, hanno sporto formale denuncia nei confronti dei familiari di Desirée, accusati di abbandono di minore.
I parenti della ragazza, secondo la difesa dell’imputato, avrebbero saputo delle condizioni di Desirée e della sua “conclamata” tossicodipendenza, e non avrebbero saputo tenerla lontana da ambienti pericolosi. Proprio come quel tugurio di San Lorenzo dove la 16enne ha perso la vita dopo atroci sofferenze.
Prima di decidere sul rinvio a giudizio degli indagati, il gup ha deciso di sentire alcuni testimoni nell’ambito di un incidente probatorio, per cristallizzare le loro versioni. Infine, è stata accolta la richiesta di costituzione di parte civile presentata dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio, oltre a due associazioni, “Insieme con Marianna” e “Don’t worry – Noi possiamo Onlus”.