ALESSANDRO MARTUFI
Il problema caro-affitti ha bussato e forte alle porte del Campidoglio. E’ l’annoso problema di cui si è parlato nel corso di un incontro pubblico titolato ‘Accordo Territoriale, un’occasione persa’ promosso dall’Unione inquilini di Roma che si è svolto nella sala ‘Laudato Sii’ di palazzo Senatorio lo scorso 10 ottobre. Oltre ai promotori, addetti ai lavoratori, giornalisti, e alcuni rappresentanti di categoria era presente anche la consigliera ex M5s, Cristina Grancio. A febbraio scorso è stato sottoscritto il nuovo accordo comunale sugli affitti che, però ha fatto storcere e non poco la bocca all’Unione inquilini e ad altri vari rappresentanti di associazioni di categoria. Il caro-affitti, c’è da premettere, negli anni ha incrementato il peso dell’emergenza abitativa nella Capitale. Case che anche in periferia presentano canoni proibitivi. Anche evitando zone di pregio come Prati, Paioli o Corso Trieste, per un appartamento di 80 mq si può infatti arrivare a spendere attorno agli 800-900 euro al mese perfino a Torre Angela, Bufalotta e Romanina. Un mercato delle locazioni gonfiato che porta con sé il nervo scoperto degli sfratti per morosità, 4500 nel 2018.
GLI ACCORDI TERRITORIALI
Per questo, lo strumento dei canoni concordati potrebbe essere molto utile nel difficile contesto abitativo romano. Si tratta di canoni d’affitto a prezzo più basso concessi dai proprietari di un immobile in cambio di agevolazioni fiscali concesso dal Comune (su Imu, Tasi e imposta di rendita di rendita sulla locazione). Il tutto basato su accordi – detti appunto “accordi territoriali” – siglati con i sindacati. Nella Capitale sta prendendo forma difatti un bacino di nuovi poveri che non riesce ad accedere al mercato delle normali locazioni e che al contempo non possiede i requisiti per una casa popolare.
L’OCCASIONE PERSA
Ma i contratti a prezzi più bassi da efficace strumento di contrasto all’emergenza abitativa, potrebbero trasformarsi in “un’occasione persa”. Queste le parole ‘urlate’ davanti ai presenti da Fabrizio Ragucci, segretario del sindacato Unione Inquilini, durante la presentazione di un report in Campidoglio. Accordi che a Roma erano fermi a quelli firmati nel 2004, e che quindi risultavano obsoleti e soggetti ad abusi di chi poteva ottenere un contratto d’affitto più basso senza in realtà averne i requisiti. “Nonostante un lieve calo, gli affitti a Roma continuano ad essere troppo cari”, ha spiegato Ragucci snocciolando i dati sui contratti presi in esame, stipulati tra marzo e settembre 2019 (ma ad esclusione di quelli relativi a case in zone di pregio). “
AFFITTI TROPPO CARI
“La consistenza di un appartamento medio locato a Roma è di 77,41 mq – ha spiegato il sindacalista Ragucci – dai contratti a canone concordato pervenuti nella nostra sede, emerge che il costo medio pattuito per l’affitto mensile di un appartamento di queste dimensioni è precisamente di 773,48 euro”. Un abbattimento del 17% da quello che è il costo medio previsto dagli stessi accordi. E sono, infatti, proprio i criteri di valutazione inseriti nel documento ancora fresco di firma – “insignificanti se non addirittura irrisori”, commenta Ragucci – che farebbero lievitare gli affitti “di appartamenti mediocri, in questo modo collocati nella fascia massima”. Risultato: affitti ancora troppo alti anche con il canone concordato. “Nonostante siamo riusciti a ottenere canoni più bassi nei contratti firmati, resta un problema fondamentale: quello stesso appartamento di 77,41 mq, che in base ai contratti stipulati nella nostra sede viene a costare circa 773 euro al mese, applicando al massimo i valori dell’accordo potrebbe arrivare a 957,67 euro”.
L’APERTURA DELL’M5S
Infatti in zone come Monteverde, Collatino e Pietralata gli affitti a canone concordato, stipulabili in base ai criteri dell’accordo 2019, potrebbero raggiungere quasi il 30% in più di quelli in realtà pattuiti dal sindacato. Significa che i proprietari – ha precisato Ragucci – possono rincarare gli affitti in ogni zona di Roma conservando le agevolazioni fiscali”. Ed ecco che il sindacato rilancia così la proposta di rivedere subito i termini dell’accordo, accolta dal neopresidente della commissione capitolina al Patrimonio, il 5stelle Francesco Ardu, presente alla discussione del rapporto. In vista, dunque, la riconvocazione del tavolo al Campidoglio. Perché quello del canone concordato è sì una buona arma per fronteggiare la crisi abitativa, ma ad oggi appare piuttosto come un pistola scarica.