Sembra non trovare una soluzione che possa soddisfare tutte le parti in causa la questione relativa alla chiusura della casa rifugio per donne vittime di violenza Lucha Y Siesta a Cinecittà. Si è concluso infatti con un nulla di fatto anche l’ultimo incontro che le attiviste hanno avuto in Campidoglio con la Sindaca Raggi. “Meno di un’ora – lamentano – per parlare del destino delle donne che vivono a Lucha y Siesta. Questo è il tempo concesso dalla Sindaca a chi vive e porta avanti il progetto della Casa delle donne”. “Meno di un’ora – sottolineano – a fronte degli ultimi due anni in cui Lucha y Siesta ha chiesto a più riprese un confronto e una presa di posizione da parte di Roma Capitale che invece ha risposto solamente con incontri rinviati e tavoli istituzionali andati deserti”. Nell’incontro avuto con la Raggi, spiegano le rappresentanti dell’Associazione, “sono stati proposti 4 appartamenti senza citare alcuna ipotesi alternativa per coloro che hanno diritto ad una casa rifugio al fine di tutelare la loro vita e la loro incolumità. Alloggi di cui non si conosce la collocazione geografica all’interno di Roma, la capienza né lo stato. Ed avendoli definiti come “soluzioni tampone” le donne hanno giustamente chiesto “per quanto tempo potremo vivere in questi alloggi?” e la risposta è stata “fino al raggiungimento dell’autonomia”. “Secondo quali criteri si definisce una persona autonoma? – chiedono – la Sindaca non ha idea di cosa sia un percorso di fuoriuscita dalla violenza di genere, quanto possa essere lungo e diverso da donna a donna e quanto risposte come questa possano far sentire in pericolo coloro che non dovrebbero mai avere una data di scadenza sul tempo che impiegheranno nel ricostruire la loro vita e la loro autonomia”. “Affermazioni tali – attaccano da Lucha y Siesta – fanno d’altronde il paio con quelle di Lorenza Fruci, Delegata alle Politiche di Genere del Comune di Roma che ha dichiarato che dopo il 13 novembre potrebbe verificarsi il distacco delle utenze e lo sgombero”. “La proposta di “presa in carico” delle Donne da parte del Campidoglio – concludono – è stata totalmente rispedita al mittente da parte della Casa delle donne Lucha y Siesta che non accettano di essere nuovamente costrette a raccontare ancora una volta la propria storia a nuovi operatori e di indietreggiare in quel lungo percorso verso una vita libera, felice e autonoma. Ben poco è stato invece detto sul fronte del progetto di Lucha y Siesta e dello stabile presente nel Piano di Concordato e che deve essere venduto entro il 2021 per sopperire alla mala gestione di ATAC ed evitarle il fallimento”.
17/10/2019