«Se mi bastonano a sangue ancora una volta, questa volta ci lascio le penne». Parole choc direttamente dal carcere di Bata, dove Roberto Berardi è stato raggiunto via telefono in un servizio andato in onda su RaiTre. Le condizioni di salute dell’imprenditore di Latina, recluso nel carcere di Bata e torturato da un anno e mezzo, si aggravano sempre di più. Testimone scomodo di un traffico internazionale portato avanti dal figlio del presidente Teodoro Obiang, Berardi finisce in carcere da innocente. Nonostante le prove che lo scagionano dall’accusa di frode, dal mese di dicembre si trova addirittura in isolamento in pessime condizioni igieniche, costretto a stare con la luce spenta e, soprattutto, senza farmaci nonostante abbia contratto la malaria.
Pare che qualcosa si stia lentamente muovendo in questi giorni in Italia: il 30 giugno scorso Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, ha iniziato lo sciopero della fame per fermare il massacro e garantire cure a tutti i reclusi nelle condizioni di Roberto. Il Senatore del Pd, Luigi Manconi, ha aiutato la famiglia Berardi a permettere di sentire il pontino al telefono e a fargli effettuare una visita medica. Più di questo, però, nessuno è riuscito ad ottenere e la famiglia teme perché, in queste condizioni, Roberto Berardi rischia la vita. Mesi fa, ormai, l’annuncio della grazia da parte di Obiang ma Roberto è ancora in carcere. La moglie Rossella, ancora una volta, chiede aiuto a tutti dicendo che chiunque potrebbe essere al posto di Roberto, perché innocente.