Non ha bonificato né tantomeno messo in sicurezza la discarica che ha inquinato le preziose falde idriche ma continua a chiedere di riaprire l’ecomostro, come condizione per fare quanto deve. E scatta la diffida da parte del Comune nei confronti di Ecoambiente Srl. È successo ieri nel corso del tavolo tecnico convocato dal Comune del capoluogo sulla bonifica di Borgo Montello.
Dati sull’inquinamento della falda evidenziati nel 2005 tutt’oggi instabili, ancora concentrazioni di contaminati che superano le soglie di contaminazione (CSC) e di rischio (CSR) che nel progetto in questione coincidono, un certificato di collaudo prodotto dal gestore Ecoambiente lo scorso mese di ottobre e relativo agli interventi di bonifica finora effettuati che non risulta regolare (lo deve emettere la Provincia su relazione dell’ARPA), persistenza di una sostanza cancerogena (cloroformio) rilevata nelle analisi. E ancora: mancata realizzazione del “capping” definitivo cioè della copertura sigillata sull’invaso S zero, in conseguenza della quale risulta assente anche l’autorizzazione dello scarico delle acque meteoriche nell’adiacente fiume Astura. È quanto emerso giovedì 12 dicembre nella Conferenza dei Servizi per la bonifica della discarica chiusa di Borgo Montello, al confine con Nettuno. Il tavolo inter-istituzionale ha chiarito questo, per ora: gli impegni imposti al “Soggetto Obbligato” Ecoambiente Srl per mettere in sicurezza e bonificare il sito della discarica di Borgo Montello sono ben lontani dall’essere conclusi. Parliamo delle prescrizioni stabilite dal Comune di Latina con la determina dirigenziale del Servizio Ambiente n. 205, nel lontano 7 febbraio 2014. Quasi sei anni non sono bastati… E così quando piove succede quello che no dovrebbe assolutamente verificarsi: l’acqua penetra e diventa, prima o poi, pericoloso percolato che può contaminare il suolo e le falde acquifere là sotto.
È risultato pertanto che gli accordi intervenuti a seguito della presentazione del progetto di bonifica da parte della Ecoambiente e approvato da tutti gli Enti interessati all’inizio del 2015 sono stati disattesi. Infatti, il loro completamento doveva avvenire entro 16 mesi dalla comunicazione di inizio delle attività. La società Ecoambiente con quel progetto si era impegnata ad eseguire: 1) la messa in sicurezza operativa dell’area e la bonifica della falda con immissione nelle acque sotterranee di agenti inertizzanti (percarbonato di sodio) in grado di reagire con le sostanze inquinanti presenti (sia organiche che inorganiche), abbattendone le concentrazioni attraverso un processo di demolizione chimica ossidativa; 2) la realizzazione di una copertura definitiva (cosiddetto “capping”) dell’invaso denominato S zero, al fine di minimizzare la quantità di percolato prodotto dall’infiltrazione delle acque piovane nel corpo dei rifiuti abbancati. In conseguenza della realizzazione del “capping” su S zero, la società avrebbe poi dovuto chiedere ed ottenere dalla Provincia di Latina l’autorizzazione/concessione ai fini idraulici per lo scarico delle medesime acque nel fiume Astura: ma non esistendo il capping definitivo, è risultato che non esiste ancora neanche la relativa autorizzazione/concessione allo scarico. Da tutto ciò è derivato quindi che «il progetto di bonifica non può considerarsi concluso». Così hanno spiegato i rappresentanti dell’Agenzia per la protezione ambientale, Arpa Lazio. I rappresentanti di Ecoambiente hanno ribadito ancora una volta che procederanno alla realizzazione del capping definitivo di S zero solo se il Comune di Latina si siederà intorno ad un tavolo per consentire l’ulteriore smaltimento di rifiuti sul sito. Richiesta pregiudiziale già dichiarata inammissibile e irricevibile con la citata determina dirigenziale n. 205/2014.
Per tutti questi motivi la Conferenza dei Servizi indetta dal Comune di Latina si è conclusa con una diffida alla Ecoambiente ad eseguire il “capping” definitivo entro i prossimi 6 mesi, mentre l’ARPA dovrà avviare entro due mesi i controlli definitivi sull’evoluzione dell’inquinamento della falda, che interesseranno anche la parte gestita dalla Indeco Srl trasmettendo tempestivamente al Comune i risultati. Nel frattempo la richiesta della stessa Ecoambiente per smaltire altri 38 metri cubi – inizialmente e poi chissà – di immondizia su quel disgraziato sito può tornare nel cassetto della scrivania dal quale è stato recentemente tirato fuori.