A testarlo, nei giorni scorsi, soprattutto nel corso delle ore notturne, sono stati gli ingegneri responsabili dell’ambizioso progetto finanziato dalla Regione Lazio e, in modo particolare, dall’assessorato all’Ambiente. Una grossa ipoteca è però quella del Sindaco di Ardea: è seriamente intenzionato a non firmare l’autorizzazione all’allaccio se la Regione non rispetta i patti (vedi articolo in basso). Il nuovo impianto, che si trova a poche centinaia di metri della discarica di Roncigliano, è destinato a cambiare, per sempre, la qualità delle acque del “mare nostrum” a sud di Roma.
Un’opera pubblica costata oltre 16 milioni di euro, che riceverà e tratterà tutte le acque chiare e scure dei citai 5 comuni dei Castelli e parte di quelle di Ardea. Secondo il progetto, è in grado di depurare i liquami in arrivo con un sofisticato sistema di trattamento e filtraggio, liberandoli dalle sostanze indesiderate. Ma, soprattutto, capace di restituire all’intera comunità acqua sicura e ben pulita. Invece, ancora oggi, circa il 30% dei Castelli Romani scarica il putridume fognario civile ed industriale direttamente nei fossi. Un inquinamento elevato, pericoloso per la salute umana e l’ambiente, ma anche per l’agricoltura e per la flora e fauna locali. Un problema che riguarda intere e popolose frazioni, come Cecchina e Pavona e grossi quartieri residenziali, come Tor Paluzzi e Roncigliano ad Albano, Villaggio Ardeatino, Montagnano e Montagnanello nel territorio di Ardea; ma anche ampie e note aree industriali come Cancelliera. Molte di queste zone, sorte abusivamente nei decenni passati, sono prive, ancora oggi, dei servizi minimi igienico-sanitari: ovvero l’accesso all’acqua potabile e alla fogna. Eppure, tutti questi cittadini hanno pagato ai Comuni un corrispettivo economico denominato tecnicamente “onere di urbanizzazione”.
Un “obolo” che è obbligatorio sborsare per le nuove costruzioni, per l’ampliamento degli edifici preesistenti e persino per le ristrutturazioni. Ma anche, e questo è davvero molto importante, nei casi di sanatoria. Cosa avrebbero dovuto farci, certo, gli Enti locali, con tutti questi soldi? Ce lo dice la legge: “Strade, marciapiedi, parcheggi, fognature, illuminazione pubblica, collegamenti alle reti di distribuzione di acqua, gas, elettricità”. Ma anche “spazi di verde attrezzato, scuole, asili, impianti sportivi di quartiere, centri sociali e culturali”. Un corrispettivo economico che, in buona sostanza, viene pagato anche da chi ha costruito abusivamente la propria casa e poi, grazie a un’apposita legge, ha “sanato” e regolarizzato la propria posizione giuridica davanti allo Stato.Invece, ancora oggi, in molte zone dei Castelli Romani e del litorale mancano servizi che costituiscono, senza paura di esagerare, veri e propri “diritti civili”.
Sarà necessario quindi, molto presto, costruire una rete fognaria adeguata al territorio e un collettore che metta in collegamento queste aree con il nuovo depuratore. Ma, soprattutto, portare subito dappertutto l’acquedotto pubblico, che ancora manca per migliaia di cittadini. Si preannuncia, in sostanza, con l’avvio del nuovo depuratore, un vero toccasana per una lunga fascia di litorale laziale, ma restano comunque davvero tanti i problemi di carattere economico, igienico-sanitario e ambientale. Il nuovo impianto per molti non rappresenta, quindi, un “punto di arrivo” ma, molto più semplicemente, un “punto di partenza”. C’è, quindi, per i nostri amministratori e politici, ancora davvero tanto da fare. Nella speranza che, alla prima inaugurazione pubblica, se lo ricordino, tra una foto ricordo e un taglio di nastro.