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prima udienza il 21 aprile

CasaPound: 8 dirigenti rinviati a giudizio

CasaPound: 8 dirigenti rinviati a giudizio

Un esproprio al contrario, avallato dalla mala gestione della pubblica amministrazione. La Corte dei Conti ha riassunto così il caso del Palazzo di via Napoleone III, bene indisponibile dello Stato, da 16 anni occupato da CasaPound, movimento politico di estrema destra. Sei piani, 58 vani, nel cuore dell’Esquilino. Affittato avrebbe fruttato 4,5 milioni di euro, 300.000 euro l’anno secondo la procura della giustizia contabile, ora pronta a far ripianare il danno erariale a otto amministratori pubblici ritenuti colpevoli di non aver denunciato l’occupazione. Ad essere citati in giudizio cinque dirigenti del Demanio e tre del Ministero dell’Istruzione. La somma a loro contestata è stata calcolata in base al “mancato utilizzo o messa a reddito dell’immobile, con relativa perdita economica per le finanze pubbliche”. Un conteggio stabilito “considerando l’ammontare complessivo dei canoni che si sarebbero dovuti riscuotere da CasaPound e dalle famiglie occupanti nel periodo dal primo aprile 2004 al 31 maggio 2019”.

RAGGI: “È SOLO L’INIZIO”

Ad agosto, antipando di ventiquattro ore l’intervento del Campidoglio, gli stessi attivisti hanno eliminato la scritta CasaPound dalla facciata del palazzo a cui era seguito l’annuncio su Twitter della sindaca Virginia Raggi: “È solo l’inizio. Ora va sgomberato l’immobile e deve essere restituito alle famiglie che ne hanno davvero diritto. Va ripristinata la legalità. Fino in fondo”. Nei giorni scorsi la bacchettata della Corte dei Conti. Sull’emblema delle occupazioni romane qualcosa si muove. Due erano i freni: negli ultimi dieci anni nessuno avrebbe denunciato gli occupanti (anche se va detto che le prime segnalazioni erano cadute nel vuoto), e la difficoltà del Campidoglio a trovare una collocazione alternativa per i minori e i disabili all’interno. Il palazzo, infatti, non ospita solo la sede di CasaPound, “associazione non riconosciuta” (così la definisce il pm contabile Massimiliano Minerva), ma anche 16 famiglie. Nell’ultimo controllo sono state identificate 40 persone.

PM: OCCUPAZIONE “NON TOLLERABILE”

“Non è tollerabile in uno Stato di diritto” riporta l’atto firmato dal pm Massimiliano Minerva “una sorta di ‘espropriazione al contrario’, che ha finito per sottratte per oltre tre lustri un immobile di ben sei piani, sede storica di uffici pubblici, al patrimonio (indisponibile) dello Stato”. La direzione generale del Demanio, tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60, lo concesse “in uso governativo” al Miur, che per oltre 40 anni aveva dislocato alcuni dei suoi uffici nell’edificio. Nel 2003 si decise di riconvertirlo, ma il 17 dicembre un gruppo di militanti di CasaPound forzò la serratura del portone di ingresso e prese possesso dell’immobile.

ISTITUZIONI IMMOBILI

Per i primi cinque anni, o almeno fino al giugno 2008, il Ministero dell’Istruzione (sollecitato dal Demanio) chiese più volte alla Prefettura di Roma di sgomberare il palazzo, senza esito positivo. “Da quel momento, per circa dieci anni, non risultano ulteriori iniziative da parte delle amministrazioni a vario titolo coinvolte”, si legge nell’atto di citazione, “mentre l’occupazione dell’intero stabile prosegue”.  In sostanza, né il Miur, né il Demanio “hanno mai avviato le azioni amministrative, civili e penali del caso, finalizzate allo sgombero e al risarcimento dei danni”.

“GRAVISSIMA NEGLIGENZA”

In attesa che lo sgombero venisse realizzato, “entrambi i soggetti non si sono preoccupati in tutto questo tempo di richiedere all’associazione occupante e ai singoli occupanti il pagamento dell’indennità di occupazione”. “La vicenda – conclude la procura contabile – manifesta la gravissima negligenza e la scarsissima cura (mala gestio) che l’amministrazione pubblica ha mostrato nei confronti di un intero edificio di proprietà pubblica di ben sei piani, che per oltre 15 anni è stato sottratto allo Stato”.

8 DIRIGENTI NON POTEVANO NON SAPERE

Gli otto dirigenti d’altronde non potevano non sapere, secondo la ricostruzione del pm, “per la semplice ragione che l’occupazione è avvenuta alla luce del sole ed è stata addirittura oggetto di una rivendicazione politica (“abbiamo occupato”) con tanto di indicazione dello stabile pubblico ‘espropriato’ quale punto di incontro per tutto il rione”, nonché sede stessa dell’associazione. Anche i volantini di CasaPound riportavano l’indirizzo “via Napoleone III”. Una segnalazione penale in realtà era finita archiviata nel 2007 a piazzale Clodio per difetto di querela. Era stata presentata da un dipendente del Ministero sprovvisto però di formale investitura.

IL 21 APRILE (NATALE DI ROMA) PRIMA UDIENZA

Il 21 aprile, per gli otto dirigenti prima udienza. Il procedimento contabile è stato avviato nel 2018 dopo un servizio de L’Espresso e la denuncia, via pec, di un privato. Gianluca Iannone, fondatore di CasaPound, ha sempre ribadito: “Siamo un valore aggiunto per il quartiere e per la città”. Mentre Davide Di Stefano, responsabile romano precisava: “L’occupazione un crimine? È un crimine maggiore lasciare abbadonati dei siti. Noi lo abbiamo mantenuto e migliorato. Strappato al degrado”.

15/01/2020
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