Vi ricordate la canzone La tartaruga di Bruno Lauzi. Una filastrocca irresistibile per bambini che narrava, con ironia e dolcezza, la vicenda di una testuggine che andava veloce come un treno. Poi, dopo un’incidente in cui “si ruppe qualche dente, lascia che a correre siamo solo noi”. E a quel punto, lentezza e meno distrazione le fanno trovare l’amore in un biondo tartarugo e la felicità in un mare d’insalata. Ora che molti di noi sono in quarantena, precauzionale o imposta, a causa del Coronavirus, abbiamo la stessa opportunità dell’animale cantato dall’artista: guardare ciò che abbiamo, non correre forsennatamente per avere altro. E ora che lentezza e contemplazione e approfondimento hanno sostituito frenesia, disattenzione e superficialità, possiamo scoprire qualcosa diverso di noi e del posto in cui viviamo. Aziende che cercano di restituire ciò che la società ha dato loro – prendete Esselunga, storico ipermercato del nord ora anche a Roma, sulla Tiburtina, che ha distribuito 2,5 milioni di euro tra i 5 ospedali, dal Sacco allo Spallanzani, che più sono stressati dalla pandemia in atto -, ma anche singoli cittadini. E Roma, che come poche altre sa essere cinica e sentimentale contemporaneamente, egoista (lo abbiamo più volte fatto notare su queste pagine) e inaspettatamente altruista, sensibile e irriverente, lo dimostra con i fatti, con la quotidianità, con piccoli gesti. Virali, come la malattia che angoscia tutti noi. “Per tutte le persone con più di 70/75 anni o con patologie: se in questo periodo preferite rimanere a casa, ci offriamo disponibili ad andare a fare la spesa per voi. Se vi fa piacere ricevere questo aiuto, inserite qui sotto il vostro nome, interno e scala… in serata verremo a prendere la lista della spesa o a lasciarvi il numero! L’unione fa la forza, un abbraccio e buona giornata a tutti”. In un condominio capitolino, con grafia chiara e un pennarello colorato uomini e donne si sono offerti per aiutare le persone più in pericolo in questo momento, quegli anziani – l’età media dei morti di queste settimane (con, per Coronavirus? Ancora non lo sappiamo) è 81 anni – o immunodepressi che rischiano di essere decimati dal Covid 19. Un esempio seguito anche a Milano dalle famose “ragazze del 4° piano”, perché in un paese degno di tal nome la solidarietà è più virale di un’infezione. Se di mezzo c’è la vita, non c’è più rivalità. In una Roma che purtroppo ha visto anche i bagarini delle mascherine e dell’Amuchina homemade (vicino Termini c’era chi vendeva le prime a 10 euro, alcune farmacia la seconda, un’ampolletta di pochi decilitri, la mettono a 8,90 euro, entrambe costano massimo un euro cadauna), troviamo una storia splendida di concorrenti che diventano clienti. Sì, ricordate il Grand Hotel Palatino che ospitava i due turisti cinesi, primi casi di Covid 19 nella Capitale? Ecco, camerieri e direttori d’albergo, chef e direttori di sala di strutture simili in tutta la città hanno dato vita a prenotazioni solidali. Si era svuotato, nei giorni successivi al loro passaggio, e a fondo perduto gli addetti ai lavori lo hanno aiutato. Gli stessi che si davano battaglia a colpi di offerte last minute e extra irresistibili si sono trovati a tendere una mano. Lo ha spiegato Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, il quale ha invitato tutt’ora chiunque possa a partecipare all’iniziativa. “Si tratta di prenotazioni di sostegno, un gesto di solidarietà verso questa struttura e i tanti dipendenti che hanno paura di perdere il lavoro, si prenota e si paga una stanza ovviamente senza l’ obbligo poi di presentarsi. È un modo per tamponare l’emergenza aspettando che passi questo momento e tutto torni alla normalità”. Così come Viriginia Raggi, il sindaco, ha pensato di andare in un ristorante cinese e farsi fotografare, in solidarietà con una fetta della nostra comunità colpita da ostracismo economico (da Sonia a Sapporo, quasi tutti hanno annunciato chiusure per mesi o settimane) e atti di razzismo tanto vergognosi quanto grotteschi. E se il mondo della cultura ha colpito tanti, troppi operatori già in difficoltà, se il giornalismo e la comunicazione hanno forse alimentato prima la psicosi e ora correndo dietro gli scoop, provocano esodi indesiderati (ma è colpa loro o di chi quelle notizie le fa trapelare? Ogni riferimento all’ufficio stampa della Regione Lombardia che ha passato le bozze del DPCM alla CNN è puramente voluto), è da una giovane giornalista, scrittrice (anima tra le altre cose del geniale progetto letterario Metronomicon Roma, cercatelo su Facebook), reporter, una delle migliori su piazza, Ilaria Ravarino, firma di varie testate nazionali, che arriva una mano tesa ai colleghi settentrionali. “Con il cuore agli amici nelle zone rosse: mi metto a disposizione e al servizio dei colleghi freelance del nord Italia per contatti di lavoro, numeri, informazioni, qualsiasi cosa sia in grado di condividere. Non siete soli”. Tre parole, la romanità non è mai stata prolissa: ma ora siamo tutti zona rossa e aiutarsi sarà ancora più importante.
Boris Sollazzo