Sos e appelli lanciati dai sindacati dei lavoratori della salute. Preoccupati per la situazione in cui si vedono costretti a lavorare questi professionisti, “senza neanche avere la possibilitaÌ€ di svolgere i propri bisogni fisiologici, percheÌ impossibilitati a togliersi le tute” e “rischiano la loro salute ogni qual volta fanno un soccorso dedicato a questa terribile pandemia”. Non solo. La terribile beffa che può portare danni è che “alcuni operatori si sono contagiati e si trovano in quarantena, ma prima hanno continuato a lavorare in varie postazioni, moltiplicando le possibilitaÌ€ di trasmissione del virus”. Lo affermano in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil raccontano situazioni “particolari” sulle ambulanze. I mezzi di soccorso potrebbero diventare “incubatori” e spargitori del coronavirus Covid19 proprio tra gli stessi operatori sanitari. Che a loro volta contaggerebbero i pazienti. Un folle corto circuito.
“Quotidianamente, per l’Azienda regionale ARES 118, deputata nella regione Lazio al soccorso e all’emergenza e in questo caso del Coronavirus anche alle maxi-emergenze, in troppi Ospedali, vedi ad esempio Policlinico Umberto I, Sant’Andrea, Policlinico Gemelli, i mezzi di soccorso che trasportano pazienti con possibile contagio da COVID-19, devono sostare ore e ore prima che lo stesso paziente venga preso in carico dalla struttura ospedaliera. Le ambulanze diventano una sorta di camera d’isolamento dove lo stesso viene in qualche caso addirittura numerato e, successivamente, visitato sullo stesso mezzo di soccorso. E i lavoratori, vestiti con tuta, mascherine, occhiali di protezione, devono aspettare cosiÌ€ fino a quando il paziente viene ricoverato, sempre che si liberi un posto letto… e alle volte succede che devono essere sostituiti, laddove ci sia il mezzo, dai colleghi del turno successivo”. Così raccontano i tre sindacati, per bocca dei rispettivi segretari territoriali funzione pubblica, Sergio Bussone, Giovanni Ronchi e Mauro De Santis. “Tutto questo senza neanche avere la possibilitaÌ€ di svolgere i propri bisogni fisiologici, percheÌ impossibilitati a togliersi le tute, incerottate per limitare al massimo l’esposizione. Ci domandiamo se questo puoÌ€ essere un modo di lavorare, per questi colleghi che rischiano la loro salute ogni qual volta fanno un soccorso dedicato a questa terribile pandemia, considerato inoltre che i cittadini che chiedono soccorso, spesso sono asintomatici e solo successivamente si eÌ€ scopre la loro positivitaÌ€ al virus”.
Unanime l’appello alla Regione Lazio.
“L’assessore D’Amato deve attivarsi urgentemente, con i vertici di tutte le amministrazioni, che devono in qualunque modo dare una risposta funzionale a pazienti in grande situazione di sofferenza, costretti a rimanere dentro un’ ambulanza e, allo stesso tempo, permettere ai lavoratori del servizio d’emergenza di poter svolgere tempestivamente e nelle migliori condizioni il proprio lavoro. Quindi auspichiamo che l’Amministrazione dell’ARES 118 quanto prima richiami, come fatto per la Centrale Operativa di Roma, tutti i lavoratori a rischio e, unitamente con gli organismi sanitari preposti, si sottoponga a tampone tutto il personale coinvolto. Troppo spesso verifichiamo che tutti gli sforzi per affrontare e limitare questo terribile nemico, vengono vanificati da una organizzazione non sempre efficiente ed efficace”, proseguono Cgil, Cisl e Uil che chiedono
“piuÌ€ prevenzione oltre a tutti i DPI (dispositivi di protezione individuale, ad es. mascherine a norma, ndr) necessari e fondamentali per la sicurezza dei nostri colleghi. I lavoratori della SanitaÌ€, che salvano vite, non possono diventare, per colpe non proprie, gli “untori” del XXI secolo”
Anche il sindacato Sicel di Latina e provincia mette in guardia sul paradosso che chi dovrebbe evitare le malattia, possa trasformarsi in portatore di contagi: “Il personale sanitario in questo momento rischia il contagio da COVID-19 poiché privi di tutela e di protezioni durante l’esercizio della professione. Perché non eseguire tamponi su tutti coloro che per la nostra salute corrono il rischio di contrarre il virus sul luogo di lavoro? Inoltre va detto che la mancanza di controllo potrebbe trasformare gli stessi operatori sanitari in veicolo del virus. Le forniture dei DPI (i dispositivi di protezione personale, ndr) risultano insufficienti ed in alcuni casi inadeguate”. Come esempio, anche il Sicel cita le ambulanze. In particolare, “alcune società private alle quali la Regione Lazio ha appaltato il servizio ambulanze 118 regionale le quali, pur avendo ricevuto tempestiva comunicazione della rimanenza dei presidi e blocco delle forniture, hanno ricevuto 4 kit a macchina contenenti una mascherina ffp3, una tuta idrorepellente, un occhiale, specifici per il COVID-19 ed utilizzabili su sospetto caso di contagio.Va evidenziata, a tal proposito la mancanza di fornitura delle mascherine chirurgiche per i pazienti e per il personale nello specifico sono arrivate mascherine di carta non idonee alla protezione individuale del soggetto”. Cristian Rapone, segretario provinciale del Sicel Latina, a tal proposito ha inviato anche foto di una di queste mascherine, recentemente mostrate anche in Tv nel corso di una nota trasmissione su Canal5: una striscetta di carta con due spacchetti ai lati, per infilarle nelle orecchie. Inoltre, il Sicel Latina – avviene anche nelle strutture ospedaliere pubbliche e private. Particolare attenzione va prestata all’inesistente esecuzione dei tamponi su tutto il personale sanitario, medico ed ausiliario, che è a stretto contatto con soggetti potenzialmente affetti dal COVID-19. L’aumento del carico di lavoro e lo stress psico-fisico vissuto durante questo stato di emergenza collettivo potrebbe causare loro la sindrome di Burn-out (il laoratore si “brucia”, si esaurisce, ndr). Veniamo a chiedere quindi l’intervento dell’Assessore alla sanità e integrazione socio-sanitaria Regione Lazio dott. D’Amato e degli organi competenti ad istituire una task-force deputata al controllo del rispetto delle procedure di salvaguardia della tutela della salute e del benessere psico-fisica del personale sanitario, medico e ausiliario”.