“Molti locali rischiano di chiudere”
Emilio Stella, classe ’83 di Pomezia, cantautore della scena indipendente romana. “Per chi vive solo di musica, questi due mesi di stop forzato sono stati difficili a livello economico. Non siamo stati supportati come le altre categorie lavorative. Non siamo in difficoltà solo noi, ma anche i tecnici e i titolari dei locali in cui suoniamo tutto l’anno. Penso ai piccoli live club, ai circoli, molti rischiano di chiudere i battenti per sempre. Sicuramente internet in questi mesi ha aiutato a mantenere il contatto con il pubblico, ma è un’arma a doppio taglio. Per questo non ho voluto sovraespormi sui social, con dirette e mini concerti, ma dedicare del tempo alla scrittura di nuovi brani, come la canzone scritta in collaborazione con Er Pinto, dedicata a Rino Gaetano, che uscirà il 2 giugno. Non vedo l’ora di suonare su un palco davanti alla gente che balla e canta con me!”.
“Torniamo sul palco seguendo le regole”
Johnny Dal Basso, cantautore rock polistrumentista, di base a Roma, aveva concluso il suo Cannonball Tour proprio poco prima del lockdown: “In primavera volevo partire con un tour acustico per i live club, solo voce e chitarra, ma purtroppo la quarantena mi ha fermato. Molte volte l’artista vive una vita frenetica e perde il filo della sua creatività: questi giorni lenti invece mi hanno dato il tempo di riflettere sul mio lavoro, sui miei testi, sulla mia emotività. Ho scritto molto e mi sono lasciato trasportare dall’ispirazione. Invece di esibirmi sui social, ho preferito appoggiare le campagne di promozione dei tanti locali e festival in cui suono di solito e per loro ho fatto dei mini live da casa. Sono pronto a tornare sul palco, ovviamente con le dovute precauzioni e rispettando le regole del distanziamento. Per un po’ dovremo rinunciare al pogo e a ballare sottopalco, ma potremo tornare ad esibirci e a fare rock. E questa volta spero in una musica più aggressiva e profonda rispetto al panorama musicale pre-covid”.
“Non credo in altre forme di live”
Galoni, cantautore della provincia di Latina, è un volto noto della scena indipendente italiana e dei live club. “Non immagino la musica diversa da come l’abbiamo sempre vissuta, quindi sotto e sopra il palco. Non ci sono alternative al live: per l’artista è necessario esprimersi davanti al suo pubblico, sudare, ed avere una complicità anche fisica con i musicisti. Il digitale è altra cosa, sicuramente comodo in questo periodo per non cercare di affogare, ma è un assurdo solo pensare di poter sostituire il palco con un telefono. È ovvio che qualcosa bisogna pur fare perché musicisti, tecnici e maestranze hanno bisogno di tornare a lavorare, soprattutto in vista dell’estate. Servirà allenare la memoria come un muscolo, affinché questa nuova postura dell’arte (e della vita in generale) non diventi normalità in futuro; senza più il bisogno di ritornare a come eravamo. Dalla Siae potrebbe giungere un aiuto concreto agli artisti, piccoli e grandi che siano, magari redistribuendo per quest’anno i proventi dei diritti d’autore in modo equo a sostegno di tutti. Questo forse è il momento più adatto per far nascere una categoria consolidata e attribuire al nostro mestiere la dignità che merita da sempre”.
“L’arte non è un gioco. A rischio tanti lavoratori”
Matteo Gabbianelli, cantante e frontman dei Kutso, eclettica band di Marino, in questi mesi ha continuato a scrivere e produrre le canzoni dal proprio studio di registrazione. “Con i Kutso saremmo dovuti essere in tour in questo periodo, ma ci siamo dovuti fermare per il virus: fortunatamente con internet e i social abbiamo lavorato alla promozione di nuovi brani. Grazie alle iniziative online abbiamo potuto trasmettere un messaggio positivo a chi era chiuso in casa. Durante la quarantena sono nati anche due nuovi brani: “Potete uscire” è il primo, mentre il 26 maggio verrà pubblicato “Ti chiamo lunedì” (entrambi disponibile sulle piattaforme Spotify e You Tube). In questi mesi di lockdown, ho potuto produrre le canzoni nel mio studio di registrazione a Marino e lavorare da solo in sicurezza. Molti colleghi invece sono rimasti completamente fermi. Il mondo dello spettacolo è stato lasciato indietro dal Governo, forse perché non è un settore trainante come quello industriale, tuttavia esso coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori con le loro famiglie e i loro mutui da pagare…sarebbe ora di ricevere un segnale dalle istituzioni, l’arte non è un gioco!”.
“Da giugno gli eventi ci daranno ossigeno”
Lalla Hop, affermata dj di musica rock’n’roll e swing e organizzatrice di eventi romani, da oltre due mesi senza poter organizzare party nei locali della città. “Il primo settore a fermarsi totalmente è stato proprio quello dello spettacolo. Avevo intuito che ci saremmo dovuti fermare: nell’organizzare eventi si ha anche una responsabilità sociale ed è per questo che ancor prima della comunicazione ufficiale del Governo, avevo già sospeso alcune iniziative. Mi preoccupa il prossimo futuro di questo settore, che sicuramente non ricomincerà da dove si era fermato: alcuni locali non potranno più riaprire e una parte di pubblico si troverà in sofferenza economica, limitando così la partecipazione agli eventi. Come tanti colleghi, ho sentito la necessità personale di incontrare il pubblico, linfa vitale del nostro lavoro, attraverso internet. Per questo per circa un mese, ho fatto una diretta di musica e chiacchiere. Un’ora al giorno per evadere dall’inquietudine della routine, per scambiarci messaggi di forza e sostegno, fantasticando su quando saremo tornati di nuovo a “vivere”. Da giugno i concerti con le dovute precauzioni anti-contagio potranno dare ossigeno agli artisti e agli addetti ai lavori, ma anche al pubblico che ha necessità di distrarsi dopo questi mesi tristi”.
“La cultura va salvaguardata”
Frank Onorati, voce e leader della tribute band di Lucio Battisti “I Giardini di Marzo” di Latina, è già al lavoro per poter tornare a suonare anche nella sua città. “A causa del lockdown abbiamo perso date importanti con la band, ma anche tutti gli altri colleghi musicisti. Dobbiamo ricordarci che non solo gli artisti soffrono di questa situazione, ma dietro a ogni evento c’è una vera e propria fabbrica, un motore di tecnici e addetti ai lavori che si attiva per fare spettacolo. La musica si fa tutti insieme! Sono fiducioso, si potrà tornare a suonare seguendo le regole e mantenendo le distanze. Un taglio dei costi e delle tasse sarebbe d’aiuto agli artisti in questo momento. Anche perché la cultura va salvaguardata, fa bene a chi la fa e a chi ne fruisce. Per questo ho intenzione di riunire colleghi e amici musicisti per portare avanti iniziative culturali a Latina in tutta sicurezza e poter così suonare liberamente, come avevamo programmato prima che il virus fermasse ogni cosa. Chi volesse condividere con me questo progetto per riportare la musica sul palco può contattarmi sulla mia pagina Facebook o sul numero di telefono della pagina de I Giardini di Marzo: questa estate sarà rumorosa!”.
“L’artista vive per il palco”
Marco Palazzi, di Aprilia, voce acclamata del power metal italiano, apprezzato in Italia, Giappone e Germania con la sua band Sailing to Nowhere, da 20 anni attivo con numerose band e collaborazioni, tra gruppi originali e tribute. “Sono stato fermo due mesi sia con le esibizioni delle mie band, Sailing to Nowhere e la Marco Palazzi Band, ma anche con le lezioni di canto private e presso il liceo Mamiani di Roma. L’artista vive soprattutto per il palco, per le emozioni che gli arrivano dal pubblico. Non posso immaginare un mondo senza musica live. In quarantena ho portato avanti molte collaborazioni con artisti e colleghi tramite internet, come con la ballerina di burlesque Alice Bernard, e live show dal balcone della mia casa ad Aprilia, trasmessi in contemporanea sulla pagina Marco Palazzi Artist Page. Ma il web non sostituisce assolutamente il palco. Sogno una nuova stagione musicale: questa lunga pausa porterà le persone ad avere “fame” di musica live e autentico desiderio di divertirsi. Non resta che farlo!”.
Laura Alteri