“Voltafaccia”. Così, a microfoni spenti, il mondo dell’associazionismo romano definisce la volontà della Regione Lazio di non voler accettare le modifiche proposte dal Ministero dei Beni Culturali e al Piano Territoriale Paesistico del Lazio, più conosciuto anche come PTPR. Il documento che stabilisce dove, come e a quale condizioni è possibili costruire un nuovo immobile o ampliarne uno preesistente. Un Piano di straordinaria importanza visto che le disposizioni che contiene prevalgono sui Piani Regolatori Generali comunali (PRG) e sulla programmazione edilizia provinciale e delle aree metropolitane. Ma facciamo un passo indietro per capire insieme di cosa stiamo parlando. Dopo 12 anni di attesa, il 2 agosto 2019 il Consiglio del Lazio ha approvato il nuovo Piano edilizio regionale. Dopo 6 mesi, il 13 febbraio 2020 questo nuovo Piano edilizio è stato pubblicato sul Bollettino regionale. Un ritardo che, sin da subito, ha destato perplessità tra gli Enti pubblici comunali e provinciali, ma anche tra gli operatori edili che attendevano con ansia di conoscere le nuove disposizioni di legge, a maggior ragione visto che sull’intero settore incombe da più di 10 anni una pesante crisi economica. A metà aprile, quando ogni problema sembrava risolto, il nuovo stop: il Ministero ha annunciato di aver impugnato il nuovo Piano edilizio con un ricorso straordinario alla Corte Costituzionale.
I 9 INCONTRI MIBACT-REGIONE
Nessun amministratore o politico ha avuto il coraggio di spiegare apertamente i motivi che hanno costretto la Regione a pubblicare il Piano edilizio regionale con 6 mesi di ritardo. Lo stesso assessore all’Urbanistica regionale, Massimiliano Valeriani, a fine ottobre 2019, a domanda diretta de il Caffè di Roma, ha risposto che tale ritardo era dovuto alla necessità, da parte degli uffici regionali, di “completare tutte le procedure amministrative richieste dal Consiglio”. A chiarire quanto davvero accaduto in quei fatidici 6 mesi ci ha pensato un comunicato stampa sottoscritto di recente da varie associazioni ambientaliste, tra le quali figurano: Italia Nostra, Verdi Ambiente e Società, Carte in Regola, Forum salviamo il paesaggio di Roma e del Lazio, etc.
L’ACCORDO DIVENTA CARTA STRACCIA
I ‘famosi’ 6 mesi di buco tra l’approvazione del Piano edilizio del Lazio e la sua pubblicazione sono stati costellati da 9 incontri tra gli ‘ambasciatori’ di Dario Franceschini, Ministro dei Beni Culturali e del Turismo, e Massimiliano Valeriani, Assessore all’Urbanistica regionale. Lo scopo di questi ripetuti faccia a faccia è stato quello di cercare di raggiungere un accordo sulla gestione del territorio regionale, visto che il Piano approvato dal mini-parlamento del Lazio, che ricomprende anche la città di Roma, era giudicato dal Ministero troppo permissivo dal punto di vista edificatorio. Dopo 9 incontri, il Ministero dei Beni Culturali e la Regione Lazio hanno raggiunto un accordo che è stato addirittura scritto e sottoscritto dai entrambi gli Enti pubblici il 18 dicembre 2019.
LA DELIBERA A SORPRESA
Accordo, infine, inserito dalla Giunta Zingaretti nella Delibera di Giunta n.50 del 13 febbraio 2020, votata dagli assessori, ma mai portata in Consiglio e quindi rimasta inattuata. Lo stesso giorno, il 13 febbraio, sul sito regionale, alla faccia degli accordi col Ministero, è comparso invece il Piano edilizio votato dal Consiglio il 2 agosto precedente e contenete le norme e le tavole bocciate appena poche settimane prima nell’accordo con Franceschini. La situazione quindi è paradossale: Regione contro Ministero, sarà la Corte Costituzionale a decidere chi ha ragione. E intanto gli operatori dell’edilizia non sanno quali sono le norme da rispettare.
“SOSPENDETE LA VALIDITÀ DEL PIANO”
“In attesa della conclusione del contenzioso alla Corte Costituzionale, la Regione – scrivono le associazioni in un agguerrito comunicato stampa – dovrebbe ragionevolmente applicare il principio di precauzione, provvedendo alla immediata sospensione dell’efficacia tanto della deliberazione di approvazione del Piano regionale incautamente pubblicato, quanto della successiva direttiva del 20 febbraio (…) invece a giudicare dall’intervento dell’Assessore all’Urbanistica Valeriani in Commissione del 12 maggio scorso, la Giunta sembra intenzionata a lasciare in vigore il Piano regionale approvato e pubblicato fino alla sentenza della Corte Costituzionale, permettendo così che nel presumibile lungo intervallo da ora alle decisioni della Consulta possa essere rilasciata una consistente mole di permessi di costruire”.
Vittorio Coccoletti