La storia è di quelle all’italiana, nel senso più brutto del termine. Tra burocrazia, politica e strane forzature, a rimetterci è il commerciante che cerca di sopravvivere onestamente. Più che un commerciante, in questa storia sono in tre.
Ad Ardea i chioschi di fiori al cimitero nuovo – lì dove riposa il cantautore Franco Califano – sono stati posti sotto sequestro la settimana di ferragosto per carenza di autorizzazioni. Giusto: le leggi vanno rispettate. Peccato che in questo caso a non rispettare la legge è stato proprio il Comune. Tre anni fa, i tre chioschi sono stati fatti trasferire tramite ordinanza dalle loro vecchie postazioni a quelle nuove appositamente realizzate dal Comune. Un trasferimento urgente considerato che incombeva la campagna elettorale e si doveva inaugurare il nuovo piazzale. I tre fiorai hanno investito soldi per fare i nuovi chioschi nelle nuove piazzole a tempo di record ed hanno proseguito l’attività nella nuova posizione.
Fino a che, tre anni dopo, il Comune si è “accorto” che i fiorai stavano lavorando in un’area comunale senza aver presentato domanda. Ma se il Comune ti ordina di spostare l’attività e ti fa pagare regolarmente l’occupazione di suolo pubblico, che domanda bisognava fare? Il Comune sostiene che non è stata presentata domanda di allaccio in fogna: ma se il Comune ti sposta su una piazzola comunale, non dovrebbe anche informarti sulle procedure da seguire? Hanno poi accusato i tre fiorai di “furto d’acqua” semplicemente perché non hanno mai presentato domanda di utilizzo dell’acqua comunale. Posizione comunque sanabile: va ricordato che le piazzole sono comunali per cui i fiorai pagano il suolo pubblico, dunque non sono propriamente abusivi.
In sostanza, a luglio arriva la lettera di chiusura immediata dell’attività a tutti e tre i fiorai. I quali, forti delle loro ragioni, si sono immediatamente rivolti al Tar tramite un avvocato. Il ricorso avrebbe dovuto automaticamente sospendere la procedura di chiusura: macché, al Comune non hanno sentito ragioni e l’11 agosto i Vigili hanno fatto chiudere le tre attività. Ora: far chiudere delle attività commerciali la settimana di ferragosto, con gli uffici comunali deserti e dunque nessuno che ti possa dare spiegazioni, con la Giunta caduta ed il Sindaco in ferie, non è davvero il massimo della correttezza. Da parte loro, i Vigili hanno eseguito semplicemente un ordine. Il vice Sindaco Fabrizio Cremonini si è interessato in prima persona della vicenda, ma ha potuto fare ben poco.
Ma qui viene il bello: è venuto fuori che le piazzole comunali probabilmente non avevano avuto il nulla osta del Genio Civile, che tutto il cimitero non è allacciato alla fogna e dunque anche i chioschi, pur volendo, non potevano allacciarsi e si sarebbero dovuti realizzare per conto loro (e a loro spese) l’allaccio in fogna, benché il terreno sia comunale. Una vicenda paradossale su cui adesso gli avvocati stanno cercando di fare chiarezza, fermo restando un ricorso al Tar pendente, in attesa che riaprano i tribunali. Perché, ricordiamolo, è successo la settimana di Ferragosto quando tutta Italia è in ferie. Ora anche il Sindaco sta studiando una soluzione indolore per sanare le posizioni di tutti, Comune stesso. Ma chi risarcirà i commercianti di questa chiusura abusiva? E i clienti rimasti senza servizio? E il danno di immagine ai commercianti considerati, forse a torto, abusivi? L’unico abusivo, in questa storia, sembra essere il Comune e la sua “leggerezza”.
Va ricordato che il Cimitero non è nuovo a scandali: arresti per le riesumazioni “facili”, Sindaco e assessori rinviati a giudizio per presunte mazzette, tombe inglesi allagate. Ora senza neanche più fiorai.