Invece di promuovere la pluralità, la mortificano. Il caso del giornale Il Caffè, sempre escluso da ogni forma di sostegno e non per caso.
Sono ben 18 anni che il giornale Il Caffè viene escluso, e non per caso, da ogni forma di sostegno pubblico all’editoria. Non solo dai contributi a fondo perduto, ma anche da ogni tipo di budget pubblicitario di enti pubblici di qualsiasi tipo e società partecipate.
Una sorta di boicottaggio sistematico che oggi ormai costituisce la prova inconfutabile che il settimanale che hai sotto gli occhi è indpendente sul serio.
Un giornale dal basso, senza costo e senza casta, non manipolabile. Realizzato da cittadini al servizio dei cittadini e non delle lobby politico affaristiche.
L’intervento pubblico nel settore dell’Editoria deve promuovere la libera informazione, invece negli ultimi 20 anni ha fatto tutto il contrario.
La prova inconfutabile che il giornale che hai sotto gli occhi è indipendente sul serio
Ha mortificato l’informazione libera perché nemica, per proteggere amici e compagni vari, campioni dell’informazione addomesticata.
Adesso noi però, come editori indipendenti sul serio, chiediamo la FINE di ogni intervento economico nei confronti dell’Editoria e dell’informazione che premi solo gli editori amici.
Sono 18 anni che un giornale come Il Caffè continua a produrre informazione locale indipendente, reggendosi eroicamente sulle entrate pubblicitarie, in un mercato distorto proprio dall’intervento pubblico. Distorto doppiamente, sia sul piano dei contributi a fondo perduto sia a livello pubblicitario. Una pioggia di liquidità per tutti, o quasi, da cui siamo sempre stati esclusi, ma gurda un po’ il caso. Eppure pubblichiamo il settimanale più letto in tutto il Lazio e da 18 anni continuiamo a crescere dal basso, dalla periferia, arrivando fino ad avere un successo immenso a Roma. Successo di lettori che vogliono la loro copia da leggere, perché qualcosa di interessante ci trovano sempre. Anche quello che non si trova sugli altri giornali. Quello che non si deve sapere.
La democrazia può esistere solo se c’è informazione libera e indipendente
Le provvidenze per l’editoria hanno falsato completamente il libero mercato, tenendo in piedi alcuni dei nostri diretti concorrenti, realtà completamente superate a livello di modello imprenditoriale, elargendo milioni di euro a ciascuno, ogni anno.
Spesso finanziando finte cooperative di giornalisti, come evidenziato da molte sentenze giudiziarie, le solite realtà che cambiavano nome e continuavano a ‘rubare milioni’.
Basta con le discriminazioni a favore della Casta delle lobby-politico affaristiche che detiene la maggior parte dei mezzi di informazione, con lo scopo non di informare, ma di manipolare l’informazione a fini propri, contro la Verità e l’interesse collettivo.
Testate giornalistiche capaci di influenzare pesantemente l’opinione pubblica e le decisioni politiche, nate e tenute in vita con l’unico obiettivo di favorire e difendere gli affari di gruppi economici privati con interessi in tanti settori economici, specialmente quelli meno concorrenziali e più fortemente influenzati dalle decisioni politiche.
Budget pubblicitari milionari degli enti pubblici di ogni livello e di aziende partecipate, gestiti con criteri che nulla hanno a che vedere con le esigenze della pubblicità, ma per finanziare e influenzare la linea editoriale dei soliti editori più amici.
Anche in questo caso milioni e milioni dei cittadini, spalmati con criteri a dir poco opachi, di cui noi come Medium non abbiamo mai beneficiato in questi 18 anni, se non a livello di micro-briciole.
Come testimoniano i nostri documenti contabili, a fronte di cifre astronomiche incassate dai nostri diretti concorrenti, quelle tanto autorevoli testate giornalistiche che si ergono a difensori della Verità, ma sempre attaccate alla mammella dello Stato a ciucciare i soldi di chi paga le tasse.
Falsare la concorrenza nel settore della pubblicità equivale a falsare l’informazione. E significa anche danneggiare gli editori indipendenti come noi, i nostri dipendenti e le loro famiglie.
La democrazia può esistere solo se c’è informazione libera e indipendente. Chi fa informazione non dovrebbe avere conflitti d’interesse sugli argomenti che tratta. Come può altrimenti dirsi indipendente?
Se questi giornali privati fanno interessi solo privati, perché devono pure essere finanziati con contributi dei cittadini? E se il settore è in crisi e si vuole intervenire per sostenerlo e per garantire la pluralità dell’informazione davvero, non si può premiare qualcuno a scapito di qualcun altro.
Solo un’editoria pura può garantire informazione davvero indipendente. Noi de il Caffè siamo editori puri e gli altri?
Noi possiamo fare informazione indipendente e la facciamo davvero perché il nostro sostentamento deriva dalla pubblicità. Non abbiamo alcun interesse a schierarci con nessuna area politica, perché perderemmo la maggior parte dei lettori, quindi pubblicità e gran parte del fatturato.
Da 18 anni subiamo danni enormi a causa soprattutto degli interventi pubblici di cui godono i nostri concorrenti diretti come spugne, che bruciano soldi senza produrre lavoro, tasse, né tantomeno informazione libera.
Noi mai e poi mai abbiamo ricevuto questo tipo di sovvenzioni per l’editoria e sempre, sempre siamo stati boicottati a livello di raccolta pubblicitaria da tutti gli Enti in cui c’è la mano pubblica.
Pertanto chiediamo un atto riparativo, che vada non dico a compensare tutta questa discriminazione di tanti anni, che non basterebbero alcuni milioni; quanto piuttosto un atto forte e concreto che costituisca un risarcimento parziale della discriminazione da noi ingiustamente subita ed esprima un cambio netto anche per il futuro.
È arrivato il momento in cui siamo costretti ad alzare la voce per dire: Editoria? Adesso basta soldi solo agli amici!
Non solo chiediamo che vengano inseriti criteri per non escluderci più dalla ripartizione dei fondi regionali per l’editoria, ma anche che tengano conto del numero dei dipendenti, delle prospettive di sviluppo occupazionale e dei benefici già ricevuti negli ultimi anni dagli editori in termini di sovvenzioni per l’editoria della PDCM, di tutti gli altri benefici ricevuti e delle pianificazioni pubblicitarie incassate dagli enti pubblici del Lazio, partendo proprio dalla Regione Lazio.
Chiediamo giustizia e, se non ci verrà riconosciuta sappiamo come combattere per ottenerla.