Di morti ammazzati per strada, a Latina, se ne cominciano a contare molti. Sempre più spesso, sempre con lo stesso copione e sempre con gli stessi personaggi. La cronaca nera si ripete. Come certa politica. Anche stavolta le Istituzioni hanno risposto con riunioni e discorsi di rito, le solite frasi fatte e con i soliti generici appelli in favore della legalità. L’ennesima liturgia. Ci penserà il tempo a cancellare la lavagna e il sangue sulla strada. Perché ormai la legalità è un optional fastidioso anche e soprattutto dentro le Istituzioni, visto che il confine tra politica e affari è ormai scomparso. E tra questi ultimi, la distinzione tra quelli leciti e quelli illeciti non esiste più. Abbiamo qualcosa da ricordare. Rifiuti affidati senza certificato antimafia Correva l’anno 1996 quando l’Amministrazione comunale di Latina decise di privatizzare il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. All’apertura delle buste con le offerte dei partecipanti alla gara, si constatò che un raggruppamento era sprovvisto di certificato antimafia. Alcuni dei suoi amministratori erano sotto inchiesta a Napoli. Proprio quel gruppo vinse l’appalto. Nonostante il certificato antimafia fosse esplicitamente richiesto nel bando e nonostante le proteste degli altri concorrenti, si decise di andare avanti. Una legge poco chiara diceva che quel certificato doveva essere esibito solo in caso di vittoria. Fu infatti consegnato dopo aver vinto l’appalto. E nel frattempo gli amministratori erano cambiati. Tanto bastò: nacque così la Latina Ambiente SpA. Acqua, Altra storia singolare. Tutti zitti. Quattro anni dopo ci fu la gara per la scelta del socio privato di Acqualatina. Anche in questo caso l’aggiudicazione fu molto controversa e contestata, con una inchiesta della Procura della Repubblica di Latina. La Magistratura accertò pesanti irregolarità nello svolgimento e nell’individuazione della cordata vincitrice. L’inchiesta finì nel nulla. Fatto sta che nel Consiglio di Amministrazione della cordata Idrolatina Srl (la società che raggruppa i soci privati di Acqualatina) fin dall’inizio fu nominato l’allora Amministratore Delegato di Latina Ambiente. Soggetto indicato dalla stessa componente societaria che si era aggiudicata l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti nel capoluogo. Cemento sospetto e terme fantasma Contestualmente alla nascita di Acqualatina, con una disinvolta operazione cementificatoria, nel 2002 il Comune di Latina decide di dare in gestione per 99 anni le (inesistenti) Terme di Fogliano e l’annesso (inesistente) Parco Tematico ad una fantomatica società: la Central Parks SpA. Una ditta appena trasferita da Milano a Roma. In essa si ritrovarono insieme le due maggiori società della cordata vincitrice della gara per Acqualatina (l’attuale Veolia ed ENEL Hydro), la Regione Lazio, l’Associazione Industriali di Latina, la Federlazio (piccole e medie imprese), una società “schermata” da una fiduciaria (Apa Srl) e una persona singola. Nel Consiglio di Amministrazione di Central Parks furono nominati il Vicepresidente e l’allora Amministratore delegato di Acqualatina. Consiglio comunale muto Il tutto è avvenuto senza che sia stata dedicata una sola riunione del Consiglio Comunale a questi intrecci, provenienti da un certificato antimafia spuntato a cose fatte. Né quel Consiglio ha mai deliberato sui bilanci di Latina Ambiente e Acqualatina, come invece dovrebbe per legge. Legge non rispettata. Ora la liturgia invoca trasparenza e collaborazione da parte di “chi ha visto” sparare; i morti per strada fanno sempre impressione, ma gli scheletri nell’armadio è meglio che non li veda nessuno. Qualcuno ha visto il “fuoco incrociato” di certe società sulla gestione dei servizi essenziali da queste parti? Perché c’è chi non vede, non sente e non parla?
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