Durante la grande crisi del 2008 il settore edilizio fu all’origine della bolla che fece saltare tutto. La situazione è molto diversa da 12 anni fa ma sicuramente anche l’edilizia e l’immobiliare sono finiti nella grande incertezza del dopo-covid. Ne abbiamo parlato con l’architetto Paolo Pietrolucci, Presidente Confedilizia Roma e Lazio.
Presidente come avete vissuto il lockdown?
“Il periodo è stato difficile per tutti, anche per noi, non possiamo negarlo, si è bloccato un po’ tutto anche se abbiamo avuto una sorpresa: le locazioni abitative hanno continuato ad avere una richiesta alta, che anzi è cresciuta durante il periodo di lockdown, soprattutto nelle settimane finali. La motivazione è che i Bad & Breackfast e i piccoli affittacamere, numerosissimi soprattutto nel centro storico di Roma, hanno chiuso e non si sapeva una data certa per la riapertura né a quali condizioni sarebbe avvenuta, per questo tutta la clientela che di solito si rivolge a queste strutture ha deciso di virare sulla locazione degli immobili. Certo, dall’altra parte dobbiamo anche dire che c’è stato il tracollo della locazione commerciale: negozi, bar, ristoranti, hotel, tutti stentano a riprendere. Sul settore del commercio io credo che siamo di fronte ad un cambio epocale, che naturalmente colpisce indirettamente anche l’immobiliare, e cioè l’avvento del digitale. La pandemia ha solo contribuito ad accelerare questo processo che però era già ad un punto di non ritorno. La differenza è che oggi anche uno che solitamente non si fidava a comprare su internet oppure non ne sentiva la necessità, compra sul web, è stato costretto a farlo, ha imparato a farlo e ora molto difficilmente abbandonerà un negozio virtuale dove i prezzi sono più convenienti visto che le spese di gestione sono infinitamente minori”.
C’è stata attenzione verso il vostro settore da parte delle Istituzioni?
“Il tema è delicato perché ci siamo trovati di fronte ad un periodo straordinario. Certo, all’inizio sono stati dati sussidi a pioggia, troppi. Poi piano piano il Governo ha corretto la mira ma io non credo che questo paese si possa risollevare con i sussidi, quanto possono durare? E poi i soldi mica si trovano sotto l’albero. Per ripartire c’è bisogno di riacquistare la fiducia della gente, il consumatore quando esce deve sentire di stare al sicuro”.
Quello che ha visto e che non avrebbe voluto vedere in questo periodo?
“Per me la parte più compromessa e malfatta è stata la comunicazione: un virologo che diceva una cosa veniva smentito dopo poche ore da un virologo che diceva altro. L’incertezza e la non chiarezza hanno prodotto ancora più spavento nelle persone. Dico anche che, per quello che ci è successo, per il momento ce la siamo cavata egregiamente”.
Come sta il settore edilizio? I cantieri sono ancora fermi…
“La verità è che i cantieri erano bloccati anche prima. Tutto il settore delle nuove costruzioni è in crisi da molto tempo ecco perché ripeto quello che dico già da tempo: oggi non serve costruire il nuovo, dobbiamo rivalorizzare e qualificare l’esistente. Le imprese hanno stentato tantissimo perché molte di loro erano abituate a costruire il nuovo. Oggi abbiamo tanti incentivi, anche quelli presenti nel Dl rilancio, ma anche prima della pandemia c’erano ugualmente tanti bonus. Il problema è che nessuno ne usufruiva perché ormai la casa non è più un bene compravendibile, c’è troppa tassazione che andrebbe diminuita altrimenti i bonus non avranno mai appetibilità. Con Rutelli sindaco e il grande Giubileo del 2000 c’erano dei buoni incentivi per il rifacimento delle facciate e ne usufruirono in molti perché il mercato era ancora in fermento, si comprava e vendeva in pochi mesi, oggi gli investimenti si fanno altrove, per esempio nell’arte”.
Visto che li ha accennati, il bonus ristrutturazioni e il sisma bonus, cosa sono e saranno realmente utili?
“L’ecobonus e il sisma bonus sono sicuramente un incentivo all’acquisto di immobili, e comunque una boccata di ossigeno almeno per le imprese edilizie del nostro territorio. Avere uno sconto del 110% su lavori di efficientamento energetico è sicuramente buono ma va anche sottolineato che ci troviamo di fronte ad una legge molto insidiosa e complicata, per alcuni tratti illeggibile e anche piena di trabocchetti. Bisogna fare molta attenzione e magari farsi aiutare dalle associazioni di categoria per non mandare all’aria tutto. Le faccio un esempio: uno si rivolge ad un’impresa che non realizza un cappotto termino a regola d’arte e a pagare è l’imprenditore ma anche chi ha deciso di investire i suoi risparmi. A Roma poi abbiamo tanti movimenti di assestamento della terra, e se durante uno di questo movimenti si crepasse (come è già successo) il cappotto in facciata di un palazzo, con conseguente entrata di acqua, che si fa? Poi, dal punto di vista della sostenibilità, l’ecobonus ha mille problemi. Per esempio i cappotti su tante tipologie di immobili non si possono fare, a via Cola di Rienzo, per dirne una, non si può fare. Anche sui palazzi degli anni ‘60 con cemento a vista non si può fare. E lo dico nonostante i costruttori stiano cercando di banalizzare i problemi, lo fanno perché naturalmente sono in crisi e vorrebbero ripartire al più presto”.
Che altro c’è che non vi piace di questi bonus?
“Un altro tema è sicuramente la questione delle case signorili, quelle che cadono in categoria A1, che sono state escluse dall’ecobonus. Secondo noi è sbagliato, dentro non ci vive la famiglia Agnelli, ci sono famiglie normali che spesso l’hanno ereditata. Speriamo che ci si ritorni sopra e che si modifichi questo punto che è solo uno slogan politico. Anche sulle seconde case si era presa la stessa strada, per fortuna ci hanno ripensato visto che le case delle vacanze sono quelle che potrebbero essere più facilmente ristrutturabili e soprattutto in tempi rapidi perché sono spesso villette singole con un unico proprietario che decide in 5 minuti se accedere o no all’incentivo, al contrario di un grande condominio dove per prendere una decisione bisogna riunirsi, deliberare in assemblea e raccogliere le quote”.
Anche l’annuncio del blocco degli sfratti è una decisione politica?
“Non si risolvono i problemi di chi ha bisogno bloccando gli sfratti e ledendo, nei fatti, il diritto dei proprietari. Anche qui il problema è di immagine: abbiamo tanti esempi di persone anziane che hanno deciso, anche su spinta dei governi nazionali e locali, di investire su un bene immobile che oggi rappresenta la fetta principale delle sue entrate: lo stesso immobile magari è occupato da uno statale, con stipendio pieno, che ha deciso di non pagare sapendo di non rischiare lo sfratto. È un vecchio modo di far politica, attraverso slogan molto semplicistici perché è chiaramente più difficile intervenire ad esempio sulle case popolari, prima di tutto dandole a chi è veramente bisognoso e poi rendendole luoghi dignitosi in cui abitare”.
Avete un’idea per il futuro di Roma?
“Ci sono cose da fare subito ma soprattutto serve un piano di lungo respiro. Purtroppo in questi anni Roma ha avuto un tracollo, non dico che sia stata tutta colpa della Raggi ma certo lei non ha risolto neanche un problema, forse ne ha aggiunto anche qualcuno. Bisogna avere il coraggio di mettere in piedi un grande piano di investimenti e di rilancio valido negli anni, anche per le prossime giunte. E speriamo solo di essere in tempo perché alcune malattie giungono anche al punto di non ritorno”.