L’ECOTASSA USATA AL CONTRARIO
Si tratta di una componente fiscale nascosta tra le voci di calcolo della bolletta per lo smaltimento dei rifiuti (Tia o Tarsu che sia). Nel Lazio la stiamo pagando dal 1998 e doveva servire a “favorire la minore produzione di rifiuti e il recupero, dagli stessi, di materia prima e di energia, con priorità per i soggetti che realizzano sistemi di smaltimento alternativi alle discariche”.
DOVEVA SERVIRE A EVITARE DISCARICHE E INCENERITORI…
Una sorta di penalizzazione economica progressiva che ci doveva portare a smettere di seppellire i rifiuti sotto terra, cessando anche di costruire altre vasche, cioè discariche, come impongono le norme europee. Oltre ad evitare i termoinceneritori che bruciano tutti i rifiuti in modo indifferenziato. Quelli che furbescamente solo in Italia vengono chiamati termovalorizzatori, ma che in realtà disperdono il vero valore di carta, plastica, metalli. Oltre ad emettere nell’aria pericolose sostanze e a lasciare ceneri molto nocive, trasformando rifiuti buoni per il riciclaggio in rifiuti speciali ancora più tossici e danni per la salute e l’ambiente.
… E A RIDURRE LA BOLLETTA
Contestualmente, con gli introiti di questa tassa doveva essere incentivata la raccolta differenziata e il riutilizzo di carta, cartone, plastica, vetro, metalli, ecc. Il tutto a vantaggio dell’ambiente e delle nostre tasche, perché ci sarebbero stati minori costi di gestione del ciclo e meno inquinamento. Ma è andata molto diversamente la faccenda.
E INVECE PAGHIAMO DI PIù
Questa ecotassa viene determinata ogni anno e riscossa dalla Regione (che la riscuote). A pagarla sono i gestori delle discariche e degli inceneritori senza recupero di energia; impianti per lo smaltimento delle ceneri, ecc. Ma alla fine ricade sulle tasche dei cittadini. E chi non differenzia i rifiuti paga come chi invece fa la differenziata, diventando un ulteriore sfregio ai cittadini seri che si ritorvano sul groppone anche l’inerzia degli altri. La tassa varia a seconda della tipologia di rifiuto da smaltire, ma anche in base alle caratteristiche del materiale conferito. Se questo è “tal quale” (cioè non differenziato e/o preselezionato), si paga di più. La cosa curiosa è che la tassa si paga lo stesso anche se i rifiuti sono stati già differenziati. Un’enorme contraddizione rispetto ad una corretta gestione.
LE DISCARICHE DOVEVANO SCOMPARIRE PER LEGGE
Nell’intento della legge, la ecotassa doveva diminuire ogni anno, fino a scomparire e a far scomparire pure le discariche e gli inceneritori: più si riducevano i rifiuti interrati in discarica o inceneriti e più doveva scendere la tassa. Le discariche, comunque, in base alla Direttiva dell’Union eEuropea n.99/31/CE, dovevano essere tutte chiuse entro il 2005. Ciò doveva avvenire riducendo la massa dei rifiuti da trattare, ma soprattutto con l’aumento della raccolta differenziata. In questo modo i materiali riciclabili sarebbero stati venduti ai rispettivi Consorzi Obbligatori (che li ritirano e li pagano in base al peso e alla purezza). I rifiuti sarebbero divenuti un guadagno e non più un costo imposto e crescente, semplicemente per farli scomparire dalla nostra vista.
IL GIOCO DELLE EMERGENZE PER SABOTARE LA DIFFERENZIATA
Invece, mentre le bollette, anche a causa di questa tassa ambigua, rincarano sempre di più, nella nostra Regione (come in quelle del sud) sono riusciti a stravolgere una norma che doveva servire a premiare le amministrazioni virtuose, competenti e capaci nel gestire l’interesse pubblico. Ma soprattutto quella norma doveva servire a far chiudere impianti inquinanti e sempre più costosi. Però, grazie ad amministratori a dir poco distratti, ancora oggi quei soldi percorrono vie amministrative ignote all’opinione pubblica, mentre termoinceneritori e discariche continuano ad essere autorizzati e a proliferare.