“SOLO MANUTENZIONE, NO AMPLIAMENTI”
Parliamo del grosso complesso immobiliare situato all’interno della villa comunale, a due passi dalla centralissima piazza Mazzini, che negli anni ‘70 costituiva un centro di avviamento al lavoro, una sorta di scuola di formazione pubblica di proprietà ministeriale, e da un vasto appezzamento di terreno circostante. Immobile e terreno sono attualmente di proprietà dell’Inapp (l’Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche), una costola del Ministero del Lavoro, nelle mani della ministra grillina Nunzia Catalfo. Le funzionarie pubbliche, Carosi e Castagnoli, nel corso della seduta della Commissione Urbanistica – durata circa due ore – hanno sostenuto, in soldoni, che i vincoli esistenti su immobile e terreno permettono di eseguire sull’ex Isfol solo la manutenzione ordinaria e straordinaria, o il suo il restauro e/o risanamento conservativo, ma nessun ampliamento. Parole, le loro, che hanno messo una sorta di pietra tombale sugli interessi cementizi di più di qualche imprenditore privato del settore. Difatti, all’Inapp e al comune di Albano, da mesi si vocifera che vi sarebbe un imprenditore edilizio, legato a politici e amministratori in carica ed ex, interessato ad abbattere l’immobile e a costruire al suo posto villette di lusso, visto che in quella stessa zona ve ne sono già diverse, alcune delle quali tra l’altro mai ultimate per motivi ignoti.
“INAPP SIA TRASPARENTE”
Più voci – tra tutte quella del presidente Marco Alteri – hanno stigmatizzato l’assoluta mancanza di trasparenza e chiarezza da parte di Inapp. L’immobile e l’area circostante sono ricompresi in un vincolo particolarmente forte che non permette ampliamenti, cambi di destinazione d’uso a residenziale od altro. Inoltre l’Inapp, nei suoi due velocissimi bandi di s-vendita dell’immobile che si concluderanno in via definitiva il prossimo 16 dicembre, non avrebbe sottolineato compiutamente l’esistenza di tale vincolistica e soprattutto l’impossibilità di strani ampliamenti. Tra l’altro, l’ex Isfol verrebbe ceduto a meno della metà del prezzo di mercato, l’Inapp nel 2017, valutava l’immobile una cifra decisamente più alta, così riportano documenti ufficiali della stessa Inapp.
CRITICI NARDI E CASCELLA
Critici, in Commissione, anche due consiglieri comunali di minoranza. Giovambattista Cascella (Lega), che ha attaccato l’Inapp sostenendo, in sostanza, che l’Ente pubblico avrebbe dovuto, prima di mettere in s-vendita l’immobile, chiedere conto dei vincoli esistenti sull’area al Comune di Albano, alla Regione e alla stessa Soprintendenza Archeologica. Nardi (M5S) ha puntato il dito sul rischio che i vincoli vengano aggirati. Le funzionarie della Soprintendenza sono state chiare e gli hanno risposto aprendo un interrogativo: “Oggi no ma è successo già varie volte che i vincoli siano stati aggirati…..”. Nardi ha aggiunto inoltre che “la mancanza di una interlocuzione auspicabile tra INAPP, Ministero del Lavoro ed Ente Locale, alla quale si aggiunge la nebulosità di una procedura frettolosa e non vincolata da un indirizzo progettuale strategico, espone il nostro territorio al rischio di possibili ulteriori speculazioni. Un’occasione persa inoltre, anche in virtù delle opportunità future, connesse al piano di investimenti Next Generation EU, che avrebbero potuto rappresentare un possibile inquadramento dell’immobile quale centro formativo multidisciplinare per il turismo e l’accoglienza, così necessari per il rilancio dei Castelli Romani”. La seduta della Commissione è stata segnata anche dal confronto aperto, senza peli sulla lingua, tra Nicola Marini, sindaco di Albano dal 2010 al 2020 ed oggi presidente del Consiglio, e le due funzionarie della Soprintendenza, Castagnoli e Carosi. Secondo l’attuale presidente del Consiglio Marini difatti “in quella zona (riferendosi all’area circostante villa Doria), di costruzioni ne sono state fatte diverse, in diversi momenti”.
LA NOTA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE URBANISTICA
“Per Benedetto Croce – scrive sui social il presidente della Commissione Urbanistica comunale, Marco Alteri, in una nota concertata con il sindaco, Massimiliano Borelli – il paesaggio era l’identità spirituale di una comunità, e distruggerlo o degradarlo significava distruggere lo stesso spirito di quella comunità, perdendone il rapporto con i propri luoghi, sradicandone le radici storiche e culturali. Il paesaggio agricolo e naturalistico dei Castelli Romani rappresenta il patrimonio che caratterizza e rende unico il nostro territorio, e se opportunamente tutelato e valorizzato può fornire lavoro e opportunità. I vincoli sono uno degli strumenti previsti dalla Costituzione per tutelare la principale ricchezza della Nazione: il nostro Paesaggio rende il brand Italia appetibile nel mondo. Il 10 dicembre la Commissione Urbanistica del Comune di Albano Laziale ha avuto l’opportunità di approfondire il tema con le referenti della Soprintendenza, per conoscere i vincoli di Villa Doria e dell’area circostante, principale area verde del centro storico. Il parco Comunale è infatti tutelato da un vincolo monumentale e paesaggistico, mentre tutta l’area verde che si estende fino a via Vascarelle è interessata da un vincolo paesaggistico, che limita dal 2007 ogni eventuale utilizzazione residenziale. Una discussione utile a comprendere come mettere l’ex Isfol definitivamente al riparo da eventuali speculazioni, sulle quali abbiamo già espresso la nostra contrarietà. Sarebbe opportuno quindi che l’ente proprietario chiarisca preventivamente con le istituzioni preposte la destinazione urbanistica, fornendo certezze ai potenziali acquirenti che potrebbero quindi partecipare con progetti sostenibili e realizzabili, avendo chiari i limiti dei vincoli previsti sull’area. In questo modo Albano recupererebbe un’area di grandissimo pregio, abbandonata da oltre 30 anni”.