Uno degli aspetti più drammatici del Covid-19 è quello di non poter far visita ai propri cari ricoverati in ospedale, nemmeno se stanno morendo. Ma ce n’è un altro di cui si parla poco perché difficilmente arriva agli organi competenti, ed è quello che riguarda gli oggetti spariti dei propri familiari venuti a mancare. Che si tratti di furto o di errore non è dato saperlo, fatto sta che all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina sarebbe successo più di una volta e sono drammatici i racconti delle persone rammaricate. Qualcuno, però, ha pensato di non lasciare le lamentele solamente ai social network e ha presentato una denuncia alla Questura di Latina.
LA STORIA
A presentarsi negli uffici del Comando di Polizia di Latina è stata una signora di Latina che il primo dicembre ha perso il padre. Agli agenti ha raccontato che prima del prelievo della salma si è attivata più volte sia presso il pronto soccorso, sia presso il reparto dove il padre era risoverato, per ottenere la restituzione degli effetti personali ossia la fede nuziale, che indossava al momento dell’ingresso in ospedale, la dentiera e il documento di identità. Peccato, però, che le hanno risposto che gli oggetti non sono stati trovati. O meglio: al pronto soccorso le avrebbero detto di averle già restituito la dentiera, anche se lei sostiene di no e dal reparto, dopo le continue richieste, le avrebbero addirittura dato una busta con indumenti che non appartenevano al padre e che ha rifiutato. Secondo quanto si legge nella denuncia, anche lo stesso addetto al servizio delle pompe funebri incaricato, avrebbe negato di aver visto la fede all’anulare della salma, aggiungendo che l’unica cosa che aveva tra le mani era una lettera (quella che la figlia gli aveva fatto recapitare). Insomma, nessuna traccia degli oggetti personali che il familiare positivo al Covid indossava al momento del ricovero e che senz’altro avrebbero potuto custodire come un prezioso ricordo. La signora che ha denunciato ha anche riflettuto sul fatto che «la fede nuziale non può ritenersi di alcun intralcio alla effettuazione della terapia e la sottoscritta ritiene alquanto probabile che la stessa sia stata sfilata di proposito da qualche sciacallo dal dito del proprio caro, al fine di trarre profitto dalla eventuale vendita della stessa». La signora ha anche inviato una lettera al direttore generale della Asl di Latina raccontando quanto successo.
LE INDAGINI
Anche se è consigliabile che i pazienti ricoverati lascino a casa gli oggetti personali e portino in ospedale solo un cellulare e un caricabatterie, spesso questo non è possibile per la velocità con cui si i soccorsi sono costretti a intervenire. Per questo accade che arrivino al nosocomio con oggetti di valore che certamente credono di riavere indietro anche se non sempre accade. In questo caso la denuncia presentata dalla signora è per il reato di furto con destrezza della fede, dei documenti e della dentiera «strappando la cosa di mano o di dosso alla persona, peraltro inerme e impossibilitata a difendersi». Chiede che, una volta svolte le opportune indagini, siano identificati i responsabili perché siano processati e sottoposti alle pene e conseguenze di legge. Riserva di costituirsi parte civile nell’eventuale procedimento. La Polizia conferma di aver ricevuto la denuncia e di averla trasmessa all’autorità giudiziaria. Ci saranno ora approfondimenti per capire se si è effettivamente trattato di furto, come supposto dalla persona che ha denunciato, o se ci sono altre spiegazioni. È importante sottolineare anche che alla Polizia non risultano altre denunce in tal senso, nonostante siano invece molte le segnalazioni tramite social di persone che avrebbero subito lo stesso trattamento.
LE ALTRE STORIE
Da quanto si apprende, quello che è accaduto alla signora che ha presentato denuncia non è l’unico caso. Purtroppo, però, le altre storie non risultano agli uffici della Questura, perché il racconto è rimasto sul web e non trascritto nero su bianco in una formale denuncia. Sebbene non siano oggetto di indagine, le testimonianze di episodi simili sono chiare. «Purtroppo a me è successa la stessa cosa – si legge su Facebook – con mio padre che è deceduto sotto Covid e non mi hanno dato nessun effetto personale in suo possesso. È andato tutto smarrito compresi i suoi documenti». E ancora un altro caso: «Mio zio è stato ricoverato all’ospedale Goretti per Covid – si legge – arrivando in autoambulanza con uno zaino e un cellulare di ultima generazione. Il giorno dopo il suo arrivo è stato intubato, sedato e trasferito a Roma. Da allora sono spariti tutti i suoi effetti personali. Nessuno sa niente. Nessuno ha visto niente. Ora io mi domando e mi chiedo: ma è giusto approfittarsi delle persone che non posso difendersi in questa maniera? Mio zio è morto e i familiari vorrebbero il telefono almeno per tutti i ricordi che sono contenuti al suo interno». A questi racconti si aggiungono gli innumerevoli casi di familiari che si sono visti restituire abiti o altri oggetti che non appartenevano al loro caro venuto a mancare. Insomma, il Covid sicuramente ha creato problemi organizzativi, ma dietro potrebbe esserci qualcosa di più grave su cui, grazie alla denuncia presentata dalla signora, ora dovrà indagare approfonditamente.