Gravi irregolarità contabili, spese lievitate a un ritmo pazzesco, somme sparite, fondi previsti per un settore e dirottati su altri, ambiguità, inosservanza della normativa nazionale e delle indicazioni della Corte dei Conti, assunzioni e promozioni strane… Una sorta di Titanic istituzionale: mentre la nave affonda, le bande al potere facevano bagordi. A spese della collettività. È il risultato dell’indagine disposta dal Ragioniere Generale dello Stato lo scorso 13 giugno presso la Regione Lazio, quando ancora non era scoppiato lo scandalo sulla pappatoria di Batman Fiorito e dei suoi colleghi alla Pisana. Evidentemente al Ministero dell’Economia e delle Finanze non era sfuggito, prima ancora della magistratura penale, che c’era qualcosa di strano nelle spese e nei conti della Regione. E così hanno inviato due esperti per eseguire quella che tecnicamente si chiama verifica amministrativo-contabile. Gli ispettori Luciano Cimbolini e Vito Tatò lo scorso novembre hanno firmato le sbigottite e agghiaccianti conclusioni in due pesantissime relazioni. Una sulla gestione finanziaria e di bilancio e l’altra sulla gestione del personale, per il periodo 2007-2011. Il disastro riguarda quindi entrambe le compagini al potere alla Pisana guidate da Piero Marrazzo prima e da Renata Polverini poi.
SPESE”ˆFOLLI
La notizia è uscita sul Corriere della Sera, ma pare nessuno se ne sia accorto. Il Caffè ha approfondito (vedi pag. 4). I risultati dell’ispezione fanno paura: le spese del Consiglio regionale sono salite da 80 milioni e 400mila euro del 2007 a 115 milioni di euro nel 2011. Vale a dire un aumento di oltre il 43%. Ma per alcune “attività” le spese pazze raggiungono picchi assurdi.
Per convegni, consulenze, studi, ricerche, Corecom e Consulta Femminile sono stati capaci di far lievitare i costi del 493%, cioè da un milione 350 mila euro a ben 8 milioni di euro. Per inciso, il Corecom è quel Comitato regionale per le comunicazioni, infarcito di politica e controllato dai politici, che stila le graduatorie per assegnare i contributi pubblici alle tv locali. Un canone occulto che – da nostri calcoli – ci è costato circa 139 milioni di euro dal 1999 al 2011. Per telefoni, spedizioni postali, cancelleria, rendicontazione, stampa, biblioteca e documentazione, arredi e attrezzature del Consiglio regionale, la spesa si è gonfiata del 226 per cento, passando dai 10,8 milioni del 2007 ai 35,2 del 2011.
TESORETTI SPARITI
E queste sono somme che almeno sulla carta hanno una destinazione. Non si capisce, invece, che fine abbiano fatto quei 44 milioni di euro avanzati e che dovevano essere messi sul capitolo di bilancio denominato “recupero dell’avanzo di amministrazione del consiglio regionale”. Ma il parlamentino del Lazio «non ha mai provveduto al versamento effettivo delle somme», sottolineano gli ispettori.
Ricorda lo scandalo dei fondi per l’artigianato (legge regionale 10/2007) mai arrivati ad un migliaio di ditte del Lazio riconosciute beneficiarie. 14 milioni di euro previsti in apposito capitolo di bilancio, ma che sembrano evaporati (vedi Il Caffè n. 256 pagine 4 e 5 su www.ilcaffe.tv). Quei fondi, che dovevano essere erogati attraverso la Sviluppo Lazio Spa, non si sa che fine abbiano fatto. Dallo scorso dicembre chiediamo lumi alla direttrice di questa società regionale, Maria Grazia Pompa, senza ricevere alcuna delucidazione. Le varie giunte hanno poi fatto ricorso all’indebitamento anche per finalità diverse da quelle dovute. 20 milioni di euro, per esempio, li hanno destinati a favore del patrimonio culturale di soggetti privati.
SOCIETÀ REGIONALI A PEZZI
Del resto la dirigente è molto impegnata, da gennaio è anche consigliere di amministrazione della Lazio Ambiente SpA, la nuova scatola della galassia di agenzie e società della Regione Lazio. Noi ne abbiamo contate 72, ognuna con presidente, vicepresidente e consiglieri di amministrazione, di solito riconducibili a politici. Su queste società gli ispettori ministeriali rilevano un «progressivo peggioramento della situazione economico-patrimoniale delle società partecipate». E ancora non c’era stata l’ulteriore iniezione di circa 29 milioni di euro nelle casse della Cotral, presieduta dal neo consigliere regionale Palozzi Adriano sindaco di Marino. Caso esemplare la Lazio Service, «utilizzata in modo improprio al fine di soddisfare esigenze occupazionali che non potevano essere poste a carico del bilancio regionale».
MAGHEGGI SULLA SANITÀ
Altro esempio della disinvolta contabilità regionale, riguarda la sanità, l’àmbito con cui hanno fatto arricchire gli imprenditori privati smantellando progressivamente le strutture pubbliche e aprendo le più gravi voragini di bilancio. Gli esperti della Ragioneria Generale hanno rilevato una «reiterata copertura dei disavanzi del settore sanitario attraverso le risorse del bilancio non sanitario, di per sé caratterizzato da una situazione di grave squilibrio».
6.600 € MENSILI AL FALEGNAME
E hanno combinato tutto questo, sedendo su scanni che ci sono costati carissimo: 95.832 euro l’anno dati all’ebanista del Consiglio regionale. 6.600 euro al mese, solo per curare poltrone e mobilio dell’Aula. Spesa descritta negli atti in modo criptico: “Prestazioni di assistenza all’aula consiliare con presidio di personale tecnico specializzato”. Questo per dire che ad ogni seduta della Pisana è prevista la presenza di un falegname. È la conferma che quel palazzo è pieno di Pinocchi e burattini.