Riceviamo e pubblichiamo dai docenti del liceo James Joyce: “La comunità educante del Liceo “James Joyce” di Ariccia, consapevole della gravità della situazione pandemica ed esprimendo solidarietà sia a chi ha subìto lutti, sia al personale sanitario, sia a tutte le categorie di lavoratori in difficoltà, nell’intento di sostenere le istanze portate avanti in questi giorni dagli studenti e dalle studentesse, ha elaborato il seguente documento, con il preciso obiettivo di porre nuovamente all’attenzione problematiche che gravano sul Nostro Istituto da tempo e che mai, nonostante le numerose richieste e denunce, sono state prese in carico dagli organi competenti. Pertanto, si chiede di: lavorare in DDI al 50% solo finché i dati ufficiali circa l’andamento della diffusione del contagio lo renderanno opportuno e necessario, a tutela della salute di tutti, convinti che la didattica raggiunga la sua completa espressione ed efficacia prevalentemente in un contesto di presenza e relazione. Tale soluzione realizza un clima maggiormente inclusivo anche per quei ragazzi con disabilità che durante la DaD hanno comunque svolto attività in presenza, attraverso lo svolgimento di laboratori didattici, con il sostegno e supporto degli insegnanti dedicati; rafforzare, in tempi brevissimi, i trasporti dedicati esclusivamente alla scuola: il servizio offerto dai vettori privati necessita di essere affiancato dal servizio pubblico (Cotral) attraverso un potenziamento delle corse negli orari di entrata e di uscita per entrambe le sedi, anche dopo (e a prescindere) dall’emergenza pandemica; escludere quanto previsto dall’Ordinanza prefettizia in merito agli ingressi e alle uscite scaglionate. L’ingresso alle 10.00, in particolare, rappresenta una difficoltà insormontabile per il nostro Istituto, collocato in entrambe le sedi in posizione decentrata rispetto alle linee di trasporto; inoltre, la nuova scansione oraria prevista incide negativamente sull’organizzazione del tempo scuola e sull’efficacia della didattica; crea enormi difficoltà logistiche agli studenti ed al personale proveniente da lontano e, quindi, sperequazioni nei loro confronti; determina il problema logistico-sanitario della necessaria pausa pranzo, che causerebbe, comunque, momenti di assembramento, in mancanza di locali adeguati. In particolare, gli orari scaglionati comportano un ulteriore aumento dei costi del servizio di trasporto privato (il più usato dai nostri alunni e alunne), che ricade sulle famiglie, ovvero potrebbe costringere gli operatori (che già si sono pronunciati in tal senso) a non attivare il servizio; vaccinare i docenti (su base volontaria) subito dopo il personale sanitario, in quanto categoria particolarmente esposta, soprattutto in prospettiva di ampliare la fascia di didattica in presenza; mantenere l’impegno ad istituire un presidio sanitario (progetto infermiere scolastico) in ogni scuola, anche dopo la fine della pandemia, utilizzando il personale sanitario attualmente coinvolto alla gestione dell’emergenza per far fronte ai numerosi casi di alunni fragili e con patologie croniche. I docenti tutti del Joyce vogliono “riaprire la scuola” e tornare in presenza, ma in un contesto sicuro e che garantisca stabilità nel tempo. L’emergenza non è certo finita e l’unico modo che vediamo affinché la scuola continui ad essere perno centrale della società è che le decisioni su di essa siano non più estemporanee ma condivise da chi vive la scuola ogni giorno e ne conosce le complessità. I finanziamenti che saranno stanziati vanno utilizzati pensando al futuro, per progettare spazi idonei ad una scuola aperta al territorio, dove tutti gli utenti possano vivere serenamente, anche in tempi non emergenziali. In quest’ ottica, rinnoviamo la richiesta di avere, in tempi brevi, una nuova Sede, in quanto gli spazi della sede succursale non sono assolutamente adeguati alle esigenze di una scuola aperta al territorio, inclusiva e rispondente ai bisogni educativi della propria comunità.
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