Il caos anagrafico nel comune di Ardea, il cui esempio più lampante è quello dei famosi 706 ettari delle Salzare – terreni inedificabili ma dove abitano stabilmente migliaia di persone, molte delle quali senza la possibilità di ottenere la residenza – rischia di trasformarsi presto in una “bomba” sanitaria. A far scattare l’allarme in queste ore è l’emergenza coronavirus. Senza la residenza anagrafica, infatti, non è possibile farsi assegnare il medico di base e di conseguenza nemmeno accedere a molteplici servizi sanitari. Non è chiaro, quindi, se e come queste persone potranno essere vaccinate contro il Covid 19.
La campagna vaccinale contro il coronavirus nel Lazio è entrata nel vivo da diversi giorni e da febbraio potranno sottoporsi al vaccino gli ultraottantenni, successivamente sarà la volta degli over 60 e di coloro che presentano particolari fattori di rischio, per poi arrivare mano mano all’intera popolazione. Solitamente – ad esempio per le persone senza fissa dimora – il problema della residenza viene superato facendo riferimento al principio costituzionale per cui l’assistenza sanitaria va garantita a tutti. Ad Ardea, però, la questione potrebbe rivelarsi molto più complicata.
Non riguarda, infatti, un numero sparuto di soggetti che si trovano nella condizione di non avere una casa, bensì molte persone (difficile quantificarle con precisione) che vivono stabilmente nel comune rutulo e abitano in zone in cui è impossibile risiedere. Come alle Salzare, appunto.
Non consentire loro di essere vaccinate per questioni anagrafiche significherebbe creare una “sacca” di soggetti indifesi contro il Covid 19, che potrebbero contribuire alla diffusione del virus mentre le istituzioni stanno tentando in ogni modo di arginarlo. E allora, chi è deputato a sciogliere questo nodo?
«Mi sto già muovendo per risolvere la situazione di tutti coloro che non hanno una dimora fissa», assicura il sindaco di Ardea, Mario Savarese, il quale però non fa mistero del fatto che alle Salzare esista una situazione di pesante rischio sanitario che potrebbe ben presto trasformarsi in emergenza.
Fino al 2014 era possibile ottenere la residenza anche senza un titolo abitativo valido, ma quell’anno un decreto legge ha stabilito che questa non può essere rilasciata a “chiunque occupi abusivamente un immobile”. Sarà impossibile, di conseguenza, dare la residenza a chi si è insediato nei 706 ettari meno di sette anni fa. Si tratta peraltro di soggetti già oggi irrintracciabili e quindi non monitorabili dal punto di vista sanitario. Qui sta il nodo cruciale della situazione.
«Senza dubbio è necessario trovare subito una soluzione», commenta il sindaco Savarese, che spiega di essere cosciente del problema, che la pandemia ha reso di estrema attualità, ma di non poterlo risolvere da solo. «Non posso derogare con un’ordinanza a una legge dello Stato – afferma il primo cittadino – mi rivolgerò alla Prefettura per capire che cosa si può fare. Le persone coinvolte potrebbero essere centinaia».