“LA SALUTE VALE PIÙ DEL BUSINESS DEI RIFIUTI”
“Nel raggio di 5 km dalla discarica – attacca Andrea, primo firmatario del ricorso al Tar ed ora delle nuove osservazioni tecniche – si muore e ci si ammala di più che nel resto della Regione. Lo attesta, fuori da ogni dubbio, uno studio epidemiologico denominato Eras Lazio (https://www.eraslazio.it/rifiuti/impianti) commissionato da Regione Lazio e Asl Roma 6, studio che è fermo però all’analisi di dati ormai vecchi ed obsoleti. Questo studio non è mai stato aggiornato negli anni successivi per mancanza di fondi e riattivato solo a metà novembre 2020. Fino a quando la salute dei cittadini non sarà garantita, sarebbe criminale riattivare la discarica. La salute vale di più del business dei grandi signori dei rifiuti. La Asl Roma 6 – conclude seccamente – invochi il ‘principio di precauzione’ contro il riavvio del sito, così come già fatto negli anni passati per opporsi al famigerato inceneritore, in attesa dei nuovi e più aggiornati dati epidemiologici”.
“NEL RAGGIO DI 2 KM CI SONO CASE, NOC, SCUOLE E CENTRI SPORTIVI”
“Nel raggio di 200-500 metri in linea d’aria dalla discarica – gli fa eco Francesca, altra residente – si trovano i due popolosi quartieri di Albano-Cancelliera ed Ardea-Villaggio Ardeatino. Ad 1 km la scuola dell’infanzia-primaria di Cecchina-via Pantanelle e il centro sportivo ‘Ok Club’. A circa 2 km il Noc, il Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, ora divenuto centro anti-Covid. Nel progetto, gli affittuari del Gruppo Cerroni sostengono che nel raggio di 1,5 km dalla discarica non ci siano “siti sensibili”. Ma da quale pianeta vengono questi signori che parlano, a mezzo stampa, di vicinanza al territorio? Ma come si può anche solo pensare di scaricare di nuovo su questa stessa zona, già martoriata per decenni, 183mila tonnellate di immondizia, quando i 10 comuni ex utenti hanno ingaggiato con successo una battaglia di civiltà, insieme ai cittadini, proprio per evitare eco-mostri di tale grandezza e pericolosità e avviare un ciclo virtuoso di gestione del pattume? Spero che i comuni confinanti di Ariccia, Ardea e Pomezia facciano sentire e forte la loro voce, in difesa del comune di Albano, che si sta opponendo con tutte le sue forze contro questo riavvio-veloce. Il mondo si ferma a causa del Covid, mentre gli affittuari del Gruppo Cerroni accelerano i tempi. La Regione, però, è obbligata a rappresentare l’interesse pubblico, quindi a concedere anche ai cittadini il tempo dovuto per spiegare le proprie ragioni, in attesa della sentenza del Tar Lazio, le cui attività sono rallentate dal Covid. La Regione se lo ricordi: in questo momento storico ai cittadini è impedito anche solo di manifestare le proprie sacrosante ragioni, quindi almeno ci venga concesso di parlare”.
“IL MEGA-BIOGAS AL SERVIZIO DI ROMA”
“Gli affittuari del Gruppo Cerroni – aggiunge Silvana, altra firmataria del ricorso al Tar e, prossimamente, delle osservazioni anti-discarica – vogliono riattivare Roncigliano per costruire al suo interno due impianti. Il primo è un mega-biogas da 120mila tonnellate all’anno di frazione umida. Eppure i 10 comuni ex storici clienti della discarica ne producono a mala pena 30mila all’anno: da dove proverranno le altre 90mila tonnellate? Nessuno può saperlo visto che nel progetto non si cita mai, nemmeno una volta, il nome di un comune, nemmeno uno solo, al contrario di quanto raccontano a mezzo stampa gli affittuari della discarica: i proponenti stanno chiedendo alle autorità pubbliche una ‘cambiale in bianco’ incompatibile con il ‘principio di prossimità’ che impone lo smaltimento dei rifiuti quanto più vicino possibile al luogo di produzione. Tra l’altro molti dei comuni dei Castelli, tra i quali Albano, stanno puntando ad incrementare il piccolo-medio compostaggio di comunità, quindi la frazione di rifiuti umidi prodotto in zona è destinata a scendere in modo consistente. Questi mega-impianti non risolvono il problema dei rifiuti, ma servono solo ad arricchire chi li costruisce e gestisce a discapito della nostra salute e di quella dei nostri figli e nipoti”.
“DA RONCIGLIANO ECO-BALLE PER IL CEMENTIFICIO DI COLLEFERRO”
“Oltre al mega-biogas da 120mila tonnellate l’anno di umido – sostiene Amadio, residente, firmatario del ricorso e delle osservazioni – gli affittuari del Gruppo Cerroni propongono anche un impianto per ricevere ulteriori 63mila tonnellate l’anno di rifiuti già differenziati, provenienti dal Porta a porta, per produrre – udite udite – ‘eco-balle’ da inviare al cementificio di Colleferro. È questa la nuova ‘economia circolare’ che il Gruppo Cerroni ci propone per il futuro? Prendere la carta, il cartone, la plastica proveniente dal Porta a porta dei Castelli, di Roma o di altri comuni del Lazio e, anziché riciclarli, bruciarli nel cementificio di Colleferro per farli respirare ai nostri figli e nipoti? Questo è il nuovo impianto ‘green’? Ma questi signori chi pensano di prendere in giro?”
“IL GRUPPO CERRONI DIMENTICA L’ANTINCENDIO”
“Il progetto presentato dagli affittuari del Gruppo Cerroni – rincara la dose Filippo, altro residente – è inoltre totalmente carente dal punto di vista del rispetto della normativa antincendio. L’ingegner Baruchello che ha predisposto le carte da presentare in Regione si è forse dimenticato quanto accaduto il 30 giugno 2016 a Roncigliano? Si è forse dimenticato le colonne di fumo alte 100 metri visibili da tutta l’area ricompresa nelle province di Roma e Latina? Quello non era un brutto sogno, ma un incubo che noi e i nostri figli abbiamo respirato per settimane nei polmoni. I proponenti intendono trasformare il sito in un deposito di materiali combustibili altamente infiammabili e, in più, anche in un deposito di gas: le autorità pubbliche li fermino, le alternative senza rischio esistono e sono una realtà concreta in tanti comuni d’Italia, d’Europa e del mondo!”.