Preoccupa l’uso distorto che molti giovanissimi fanno dei social, mettendo a rischio la propria vita con assurde sfide di coraggio. Dopo la scioccante morte della bambina di 10 anni di Palermo, finita in coma cerebrale dopo una sfida su Tik Tok, il Garante della privacy ha disposto al social il blocco immediato “dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”. Il Garante della Privacy ha spiegato che al momento TikTok, social molto diffuso anche tra i minori, non avrebbe strumenti di verifica sicuri dell’identità degli utenti. Il divieto durerà fino al 15 febbraio, fino a nuove disposizioni. Un intervento che si è reso necessario per garantire massima tutela ai minori che navigano sul web.
Anche il garante dell’Infanzia del Lazio Jacopo Marzetti ha commentato il fenomeno, rilasciando una dichiarazione all’agenzia Dire. “Chiudendo Tiktok si andrebbe solamente a eliminare il sintomo, non la causa. Non ho sentito da parte di nessuno parlare delle responsabilità che abbiamo come istituzioni e come genitori, in quanto non stiamo riuscendo a capire i nostri ragazzi, soprattutto in questo periodo di pandemia che li vede connessi dalla mattina alla sera. Servono soluzioni realistiche per impegnare maggiormente i nostri ragazzi nello studio, negli sport e in tutti i loro impegni quotidiani al di fuori delle lezioni scolastiche. Chiudere un social non risolve la questione che va invece opportunamente regolamentata”. E ha concluso: “Ritengo sia arrivato il momento di regolamentare l’uso dei social al fine di evitare il ripetersi di tali episodi. Auspico dunque che si possa lavorare ad una legge che getti luce in un ambito che presenta delle opacità fin troppo evidenti”. Non basta chiudere o mettere un freno all’uso di determinati social, bisogna lavorare su strumenti e consapevolezza: fondamentale quindi potenziare la Polizia Postale, formare i ragazzi su un uso consapevole di internet e social network, offrire alle famiglie sostegno economico, laddove necessario, per favorire l’impegno dei giovani nello studio, nello sport e in altre attività aggregative che possano distrarli da un continuo ed errato uso dei social.
I CASI IN PROVINCIA DI LATINA
Anche in provincia di Latina, soprattutto durante il lockdown, sono state molte le segnalazioni di challenge pericolose diffuse tra i minorenni grazie ai social network. “Spesso i ragazzi vedono queste sfide online come giochi, non distinguono il divertimento dal vero pericolo. Per un momento di notorietà su internet prendono parte a sfide rischiose, ma anche a cyberbullismo e minacce che possono diventare un’abitudine anche nella vita reale” spiega Monica Sansoni, responsabile dello Sportello del Garante dell’Adolescenza e dell’Infanzia in provincia. “Compito dei genitori è educare i figli al corretto uso del web, parlare con loro di ciò che vedono online e controllare i loro cellulari. In questi casi non c’è privacy che tenga quando si tratta di garantire la sicurezza del minore”. Nel corso degli ultimi mesi lo Sportello di Latina ha raccolto diverse segnalazioni di challenge di sexting (invio di immagini di bambini in intimo) o la challenge “dello sgambetto”, la Skullbreaker. “Le richieste che arrivano allo Sportello vengono anche inoltrate alla Polizia Postale e quando necessario scatta la denuncia – spiega la Sansoni. Per prevenire questi episodi, gli adulti dovrebbero prestare attenzione a ciò che i ragazzi vedono su internet e non lasciarli soli: esistono dei filtri e delle app Parental control che permettono di bloccare i siti non idonei ai minori e di filtrare le informazioni. Porre un “limite digitale” è fondamentale per la sicurezza dei nostri ragazzi”. Info Sportello Garante dell’Infanzia: 0773401224.