Con l’avvio della somministrazione agli over 80, la campagna vaccinale anti-covid nel Lazio si appresta ad entrare nel secondo step della Fase 1. Troppo presto per tracciare bilanci, anche se un dato pare certo e riguarda l’impiego dei medici di famiglia nelle prossime fasi: «Se vogliamo raggiungere gli obiettivi del programma di vaccinazione, quindi un’immunità di gregge, senza il coinvolgimento della medicina generale non si va da nessuna parte. Basta dare uno sguardo, ad esempio, ai dati che riguardano invece la campagna di vaccinazione antinfluenzale appena conclusa: su 1 milione e mezzo di vaccini somministrati in tutta la regione, 1,3 milioni sono stati iniettati dai medici di famiglia». A parlare è Giovanni Cirilli, medico di base, segretario regionale e della provincia di Latina della Fimmg, il sindacato di medicina generale che raccoglie quasi due iscritti su tre in Italia. «Per la vaccinazione degli over 80 e di tutti quei soggetti con problemi di mobilità che avrebbero difficoltà a raggiungere i punti vaccinali – spiega al Caffè – , bisogna puntare sulla somministrazione a domicilio e negli studi di medicina generale». Si stima che il programma di vaccinazione anti-covid dedicato agli ultraottantenni, al netto di ulteriori ritardi, dovrebbe concludersi nei primi di giugno. Nel Lazio gli over 80 assistiti sono circa 400 mila, anche se una parte, 40 mila persone, è stata già vaccinata nel primo step che ha coinvolto gli ospiti delle Rsa, oltre che il personale sanitario. In provincia di Latina, di ultraottantenni se ne contano 41mila. Saranno dunque oltre 80 mila, compresi i richiami, le dosi che potenzialmente serviranno a coprire la fascia di popolazione nella provincia pontina. La asl e i centri vaccinali del territorio provinciale – che attualmente, a causa dei noti ritardi negli approvvigionamenti, stanno somministrando solo le seconde dosi – per portare a conclusione l’immunizzazione degli over 80 in quattro mesi dovranno procedere a un ritmo di quasi 700 punture al giorno: il doppio di quanto stimato dal Piano vaccinale della Regione per la primissima fase dedicata a personale sanitario e Rsa. Servirà dunque un’infornata di operatori in grado di inoculare il vaccino. Sono 1344, per ora, i medici di famiglia in tutto il Lazio che hanno aderito all’avviso pubblico indetto dalla Regione; 81 a Latina, il 20% dei dottori di medicina generale pontini. Il governo, nel frattempo, ha inviato ai sindacati la bozza di protocollo su cui impostare gli accordi regionali. «Noi abbiamo dato la nostra disponibilità a fare la nostra parte – dice Cirilli – Il nodo è la momentanea carenza di fiale. Lo scenario è in continuo divenire e attendiamo indicazioni chiare dalla Regione su come operare». La ricetta sarebbe quella di puntare, oltre che sulla somministrazione nei centri e nei locali asl, sulla vaccinazione negli studi e, in particolar modo, a domicilio. «Gli ultraottantenni costretti a rimanere in casa sono oltre il 30% del totale – ricorda – Si sta provando a mettere in piedi un sistema organizzativo con l’ausilio delle Uscar, le unità mobili di continuità assistenziale. Ma è chiaro che non è un’operazione semplice». Mentre per quanto riguarda eventuali difficoltà logistiche dovute alla catena del freddo del siero, «è un falso problema», scandisce il segretario regionale. Ai medici di base, per le somministrazioni a domicilio e negli studi, dovrebbe arrivare solo il vaccino Moderna, visto che il siero Pfizer può essere iniettato solo nei centri vaccinali per via di modalità di conservazione a temperature molto più basse. Ma i medici di famiglia attendono notizie anche per l’inoculazione del ‘terzo’ vaccino, quello di AstraZeneca, destinato alla fascia 18-55 anni, campagna che nel frattempo è pronta a partire.
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