Nel frattempo, il 3 e 4 marzo, l’acqua all’arsenico è stata vietata anche in varie zone di Albano (Pavona), Castel Gandolfo ed Ariccia, perché supera il limite obbligatorio di legge di 10 microgrammi per litro (µg/l). Fermo restando che questo veleno nell’acqua non dovrebbe proprio esserci, come spiegano i medici (preparati), e negli anni anche a bassissime dosi fa male alla salute. E fa male a tutte le età. Nel caos omertoso e ambiguo, ora spicca l’ordinanza di un oncologo, il Sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli: “Ordina a tutti i cittadini e le imprese alimentari di non utilizzare l’acqua per uso potabile ed alimentare erogata dall’acquedotto comunale”. Tutti, senza distinzione di età. Finalmente.
Cianfanelli fa quello che ogni Sindaco può e deve fare in simili casi: si impone, fa valere i poteri che ha, ordinando ad Acea Ato 2 anche di fornire acqua non avvelenata come da contratto. «L’acqua potabile la fornisce l’Acea, fa tutto il gestore, io ordino che si faccia – spiega a Il Caffè il Sindaco di Ariccia – e il gestore lo fa, compresi gli interventi per risolvere». Cioè assicura autobotti, serbatoi e 2 litri di acqua buona in bottiglia per tutta la popolazione interessata dal divieto, la veloce messa in funzione di un dearsenizzatore e nuove condote con acqua non avvelenata. Gli altri Sindaci (e il Commissario prefettizo a Latina) si facciano spiegare come si fa. Inoltre, il Sindaco ariccino nella sua ordinanza di divieto spiega pure che “non sono mai state date formali risposte alle richieste di questa Amministrazione” e precisa quello che ormai pure i sassi sanno: “la distribuzione di acqua con un parametro di arsenico superiore a 10 microgrammi/litro – seppur inferiore a 20 microgrammi/litro – è in contrasto con la legislazione vigente”.
Lo stesso afferma l’ordinanza di divieto del Sindaco Nicola Marini di Albano. Ma limita il divieto solo ai bimbi sotto i 3 anni. Perché? La Regione a novembre scorso ha scritto ai Sindaci che essi «dovranno emettere ordinanza di non potabilità ove le acque destinate al consumo umano presentano concentrazioni di arsenico superiori a 20 µg/l». Cosa falsa ripresa da molti. Ad esempio, il Sindaco di Cori il 31 dicembre nel suo divieto scrive: “finché il livello di concentrazione rimarrà tra i 10 e i 20 µg/l, come è attualmente consentito”. Consentito da chi? A Latina, Aprilia, Velletri, Anzio, Albano, Cisterna, Cori e Sermoneta le ordinanze a “tutela” della salute pubblica sembrano fare come se ci fosse la deroga fino a 20 microgrammi/litro e – soprattutto – come se l’arsenico facesse male solo ai bebè. A Genzano, su 39 prelievi pubblicati dal Comune su internet 11 risultano sopra i 10 µg/l. Con ciò confermando i dati del dottor Prof. Aldo Garofolo, che qui pubblichiamo. Ma al momento in cui scriviamo non ci risulta nessun divieto, solo lo slogan “massima attenzione alla salute pubblica” in un comunicato del Sindaco Ercolani. «Per chi avesse dubbi – scrive il politico – i parametri dell’acqua sono in visione nel sito comunale». E infatti: 7 punti di prelievo su 20 sono fuorilegge.
Dal Comune di Nettuno, invece, insistono nel dire che è tutto ok, visto che il valore medio sta su 9,9 µg/l. Errore: la legge impone un V.M.A. Che vuol dire – lo ripetiamo – valore massimo ammissibile. Non “M” come “medio”. Quindi la concentrazione di arsenico non deve mai superare quel limite, mentre nei dati forniti dal Comune nettunese ci sono picchi fino a 15. Qui pubblichiamo i risultati delle analisi che abbiamo fatto fare proprio a Nettuno e ad Anzio. Ci siamo messi il camice bianco per fare i prelievi, senza pretendere di essere scienziati o esperti sanitari. Così come non basta mettere la fascia tricolore per essere veri tutori del bene comune e della salute pubblica.